03.06.2013 Views

Frammentazione ambientale, connettività, reti ecologiche

Frammentazione ambientale, connettività, reti ecologiche

Frammentazione ambientale, connettività, reti ecologiche

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

128 <strong>Frammentazione</strong> <strong>ambientale</strong><br />

ne (30-50 ettari in zone ottimali; 150 in aree subottimali: MacDonald e Barret,<br />

1993) e ciò può costituire un fattore di vulnerabilità. Faina e Tasso sono state recentemente<br />

selezionate fra le specie maggiormente sensibili alla frammentazione<br />

nella pianura lombarda da Massa (2001).<br />

Riguardo alla Lontra (Lutra lutra), uno dei principali problemi per la sua conservazione<br />

è legato alla marcata frammentazione dell’areale a scala<br />

continentale/nazionale e al conseguente isolamento delle popolazioni (Prigioni et<br />

al., 1992; Reuther, 1995). E’ stato fatto notare come per questa specie la conservazione<br />

di popolazioni vitali dovrebbe essere affrontata ad una scala relativamente<br />

ampia a causa delle considerevoli dimensioni degli home range individuali (fino a<br />

10 km lungo le aste fluviali in Belgio; si vedano anche Libois, 1996 e Bologna,<br />

2002). Senza entrare nello specifico si può qui sottolineare come tra le strategie di<br />

conservazione rivolte a questa specie figurino, tra le altre, la tutela delle vie di dispersione<br />

fra bacini idrografici differenti (Spagnesi, 1999).<br />

La Volpe (Vulpes vulpes), specie generalista e ben adattata a mosaici agroforestali<br />

a diverso grado di antropizzazione non rientra certo fra le specie maggiormente<br />

sensibili al processo di frammentazione (secondo Biondi et al., 2003, essa<br />

mostra una “bassa incompatibilità con le aree frammentate”). Semmai, essa può<br />

costituire un esempio di specie opportunista che beneficia di “corridoi biologici”<br />

(costituiti da ambienti ripariali e aree “verdi” in senso lato) inseriti in paesaggi<br />

pesantemente urbanizzati utilizzando, grazie al suo generalismo, anche vie di dispersione<br />

d’origine antropica (strade, linee ferroviarie, ecc.; Boitani e Vinditti,<br />

1988; per l’area romana, cfr. Cignini e Riga, 1997). Virgós et al. (2002) comunque<br />

hanno evidenziato, almeno in contesti naturali e seminaturali della penisola<br />

iberica, una correlazione tra l’abbondanza degli individui di questa specie e l’area<br />

dei frammenti forestali.<br />

Il Gatto selvatico (Felis silvestris) è un carnivoro minacciato da una serie di fattori<br />

e processi antropogenici, tra cui la frammentazione (Genovesi, 1999a) (Fig.<br />

34). La presenza di questa specie elusiva in frammenti forestali della penisola iberica<br />

è infatti correlata ad una interazione fra alcuni parametri fra cui la superficie dei<br />

frammenti e la disponibilità di prede (Virgós et al., 2002). Quest’ultimo parametro<br />

è, per il Gatto selvatico, un fattore che determina anche le dimensioni dell’home<br />

range individuale (da 60 a 350 ha: MacDonald e Barret, 1993) con conseguenze a<br />

cascata sulle sue necessità in termini di spazio vitale. Come riportato, in una sintesi,<br />

da Sarà (1998) il territorio di un maschio (che comprende quello di più femmine)<br />

si aggira attorno ai 75-100 ettari e la densità, in habitat ottimali, è di 1 coppia/3-<br />

4 kmq. La superficie idonea di habitat disponibile appare, quindi, un fattore determinante<br />

per questa specie.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!