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Frammentazione ambientale, connettività, reti ecologiche

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158 Connettività<br />

gurazioni paesistiche più idonee alla conservazione di specie e comunità possa costituire<br />

un errore strategico. Essa può infatti indurre a cercare soluzioni a breve termine<br />

al problema principale costituito in realtà dalla scomparsa o riduzione degli<br />

ambienti naturali e, con esse, delle aree idonee di habitat (Fahrig, 1997; Villard et<br />

al., 1999). Il messaggio, se usato in modo improprio, può inoltre indurre governi e<br />

imprese private a sottolineare come specie e comunità possano comunque persistere<br />

in paesaggi i cui frammenti sono fra loro connessi ma la cui proporzione di habitat<br />

è vicina alla soglia minima. Il paradigma della <strong>connettività</strong>, se usato in modo<br />

semplicistico, può quindi, in estremo, fornire un alibi per indurre una trasformazione<br />

ulteriore di determinati ambiti territoriali.<br />

Spesso non sono possibili valutazioni sul ruolo connettivo dei corridoi per determinate<br />

specie proprio per la difficoltà di ottenere dati sui movimenti degli individui<br />

nel paesaggio in tempi brevi. Per valutare l’efficacia funzionale dei corridoi<br />

è, infatti, necessario risalire alla conoscenza di alcune variabili (ecologia e etologia<br />

delle singole specie, parametri demografici, loro pattern distributivi a scale differenti,<br />

dinamismi spaziali e temporali) il più delle volte ottenibili con estrema difficoltà.<br />

Sono stati comunque evidenziati alcuni svantaggi delle aree connettive. Fra questi,<br />

è stato indicato come, in determinate condizioni, tali aree possano favorire la<br />

propagazione di disturbi, anche catastrofici, fra frammenti (ad esempio, incendi,<br />

epidemie, specie invasive, tra cui eventuali competitori e predatori di specie autoctone;<br />

Hess, 1994; Bennett, 1999).<br />

Inoltre, corridoi di ridotte dimensioni e alto rapporto perimetro/area possono essere<br />

percepiti da alcune specie come ambienti marginali (edge habitat), di bassa<br />

qualità <strong>ambientale</strong> (Soulé e Simberloff, 1986). E’ stato infatti osservato sperimentalmente<br />

come alcune specie di uccelli sensibili alla frammentazione possano utilizzare,<br />

in misura minore, le strutture lineari nel paesaggio (definite like-corridors:<br />

per esempio, fasce boscate fluviali) rispetto alle specie tolleranti probabilmente a<br />

causa dei disturbi provenienti dalla matrice circostante e dell’effetto margine. Questo<br />

è uno dei motivi per i quali la qualità dell’habitat nei corridoi dovrebbe essere<br />

elevata, almeno per determinate specie sensibili, inabili o riluttanti ad utilizzare la<br />

matrice ed altri elementi del paesaggio modificati dall’uomo (Bolger et al., 2001).<br />

A tal proposito esistono dati sperimentali su alcuni micromammiferi del Nordamerica<br />

(Soulé e Simberloff, 1986). Alcune specie appartenenti a questo gruppo e strettamente<br />

legate ad ambienti forestali (definite deep forest species: Arborimus longicaudus<br />

e Clethrionomys californicus) evitano infatti i corridoi ripariali tra frammenti<br />

forestali. Al contrario, specie indesiderate, generaliste e non autoctone possono<br />

utilizzare tali strutture lineari per diffondersi, specialmente se queste ultime so-

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