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Frammentazione ambientale, connettività, reti ecologiche

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44 <strong>Frammentazione</strong> <strong>ambientale</strong><br />

come il numero di individui emigranti ed il numero di quelli presenti fossero, rispettivamente,<br />

proporzionali al perimetro del frammento ed alla sua superficie. L’emigrazione<br />

dai frammenti di piccole dimensioni (o con alto rapporto<br />

perimetro/area) può, quindi, essere relativamente elevata. Conseguentemente, mentre<br />

in aree poco o nulla frammentate l’emigrazione può avere una scarsa influenza<br />

sulla densità, viceversa in aree frammentate essa potrà condizionare i parametri demografici<br />

delle popolazioni maggiormente sensibili tanto da portarle al collasso (è<br />

noto d’altronde come l’emigrazione possa intervenire a livello demografico in maniera<br />

analoga alla mortalità; Odum, 1988).<br />

La dispersione e, più in generale, i movimenti degli individui possono avvenire<br />

a scale spazio-temporali differenti e con le modalità più disparate legate alle caratteristiche<br />

eto-<strong>ecologiche</strong>, anatomo-funzionali ed alla storia evolutiva di ciascuna<br />

specie. Ad esempio, fra i lepidotteri, Thomas et al. (2000) sottolineano l’esistenza<br />

di un’ampia gamma nella scala di mobilità delle specie: da specie migratrici che<br />

compiono spostamenti a lungo raggio ad alcune che percorrono solo poche decine<br />

di metri. Gli stessi Autori ricordano come, nell’ambito della stessa specie, le modalità<br />

di dispersione possono differire molto durante il ciclo vitale: per fare un esempio,<br />

è noto come tra i lepidotteri gli stadi larvali siano, generalmente, poco vagili e<br />

limitati a specifiche piante ospiti mentre gli adulti presentano una maggior vagilità.<br />

E’ altrettanto noto come le scale spaziali coinvolte possano variare in seno alle singole<br />

specie, oltre che durante il ciclo vitale, anche durante l’arco dell’anno (si veda<br />

quanto sopra riportato riguardo agli uccelli migratori).<br />

In linea generale, è stato comunque evidenziato come gran parte delle specie legate<br />

ad habitat effimeri o a determinate fasi successionali abbiano evoluto capacità<br />

dispersive più pronunciate rispetto a quelle specie legate a condizioni ambientali<br />

più stabili, mature e complesse, come, all’estremo, quelle presenti nelle foreste tropicali,<br />

ove prevalgono specie altamente specialiste e poco vagili (Diamond, 1973;<br />

Wilson, 1993). 2<br />

Nei mammiferi e negli uccelli sono spesso gli individui giovani che si disperdono.<br />

A tal proposito è stato coniato il termine di dispersione “esplorativa” se essa<br />

prevede, appunto, l’esplorazione attiva di un gran numero di siti da parte di individui<br />

in dispersione prima che questi ultimi si insedino in uno fra questi ritenuto pre-<br />

2 Un caso particolare è costituito dalle specie definite supertramp (Diamond, 1973), prime colonizzatrici<br />

nelle isole oceaniche. Tali specie, benché caratterizzate da ottime capacità intrinseche di dispersione e colonizzazione,<br />

possono non persistere a lungo nei siti colonizzati per una serie di motivi di carattere eco-etologico<br />

(stenoecìa, affinità per condizioni <strong>ecologiche</strong> effimere e per i primi stadi delle successioni, scarsa capacità<br />

di competere con le altre specie successivamente colonizzatrici).

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