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zarono a dimostrare che, sottoposta ad un urto, essa si deprime sia nel<br />

punto percosso, sia in quello diametralmente opposto, e si allunga invece<br />

nel senso perpendicolare alla direzione dell' urto : che il diametro<br />

parallelo a questa direzione, dopo essersi accorciato, ritorna non solo<br />

alla sua lunghezza normale, ma si allunga alla sua volta, mentre che<br />

il diametro perpendicolare, che si era allungato, si accorcia; e che ciascuno<br />

di questi diametri, dopo esser passato per una serie di ondulazioni<br />

decrescenti, finisce per' riprendere la sua primitiva dimensione.<br />

Secondo questa teoria, la scossa impressa alle pareti del cranio trasmettendosi<br />

di mano in mano al punto diametralmente ojposto, se le<br />

pareti della cavità offrissero una spessezza uniforme , la frattura dovrebbe<br />

verificarsi costantemente al punto di partenza delle ondulazioni<br />

vibratorie, poiché, diminuendo queste d'intensità a misura che si propagano<br />

, se il punto di partenza resiste, i punti più lontani debbono<br />

resistere ancora di più. Ma queste pareti, come abbiamo veduto, hanno<br />

una spessezza estremamente disuguale. Si comprende quindi che un<br />

movimento vibratorio potrà essere troppo debole per infrangere una<br />

parie spessa, ed abbastanza intenso per rompere una lamina sottile. Se<br />

tanto il punto percosso, quanto tutti i punti intermedii, sono molto resistenti,<br />

ed il punto diametralmente opposto all'urto è relativamente molto<br />

sottile, è quesf ultirno che si romperà. Se il punto percosso e quello opposto<br />

sono molto solidi ed uno dei punti intermedii è più debole n sarà<br />

invece questo che si romperà.<br />

Era questa la teoria accettata dall'Accademia di chirurgia, e da tutti<br />

gli autori contemporanei quando nel 1844 Aran credette dover sottopoila<br />

al controllo dello esperimento, ed, allo scopo, venne alla scuola<br />

anatomica degli ospedali dove io allora era settore, e mi pregò di coadiuvarlo<br />

nelle sue ricerche. Io lo secondai e fui testimone delle sue esperienze,<br />

di cui ho potuto verificare con lui tutti i risultati. Ora l'esperimento<br />

cadaverico, al pari dei fatti clinici, si trovò in opposizione quasi<br />

completa con la teoria generalmente accettata. Secondo questa, le cadute<br />

sul vertice del cranio dovevano produrre, almeno in certi casi, fratture<br />

per contraccolpo della base, e specialmente del corpo dello sfenoide.<br />

Poggiandosi sull'osservazione, Aran si sforzò di far prevalere una dottrina<br />

opposta: egli ammise (1):<br />

1.° Che le fratture della base non si producono mai senza frattura<br />

del punto percosso:<br />

2.' Che le fratture della volta si estendono ordinariamente per irradiazione<br />

lino alla base a traverso le suture che non si oppongono<br />

punto a questa propagazione, come credeva Galeno :<br />

(1) Aran, llceh. sur Ics fact. du ertine. {Arch. gén. de méd. 1844 t. IV,<br />

p. 180).

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