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napoli - USP

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- 577 -<br />

11 bacino e l'intero tronco sono dunque in uno stato d'equilibrio instabile,<br />

essi non hanno alcuna tendenza a cadere verso destra o sinistra:<br />

ma il menomo sforzo basterebbe a farli cadere in avanti od indietro, se<br />

una forza incessantemente attiva non riportasse la verticale sulla linea<br />

bifemorale. Questa forza è rappresentata: da un lato, dai muscoli che<br />

si attaccano alla parte anteriore del bacino, e principalmente dai retti<br />

anteriori della coscia che impediscono l'inclinazione verso dietro : dall'altro,<br />

dai muscoli inseriti sull'ischio nonché dal grande e dal medio gluteo,<br />

i quali si oppongono al movimento d'altalena in avanti. Il bacino<br />

poggiato così sopra una base intorno alla quale tende continuamente a<br />

ruotare, e sulla quale l'azione muscolare lo mantiene in equilibrio, non<br />

potrebbe conservare lungamente questa posizione, sen-za una estrema fatica,<br />

se la natura, per risparmiarci un tale sciupo di forza, non avesse<br />

messo a nostra disposizione dei mezzi di resistenza puramente meccanici.<br />

11 bacino, difatti, non ha un'eguale tendenza a cadere in avanti ovvero<br />

in dietro; quando il centro di gravità si sposta, esso quasi sempre<br />

s'inclina in avanti ; in modo che i muscoli i quali per riportarlo<br />

sulla verticale, lo fanno ruotare d'avanti in dietro, si distinguono pel<br />

loro enorme sviluppo, quantunque la loro azione non sia sempre assolutamente<br />

necessaria. Quando vogliamo stare in piedi senza fatica, noi<br />

facciamo girare il bacino intorno al suo asse, finché abbia raggiunto gli<br />

estremi limiti di estensione ; allora la verticale passa un po' dietro di<br />

quest'asse, ed il bacino potrebbe cadere in questo senso; ma la parte<br />

anteriore del legamento capsulare delle anche si tende; e poiché è molto<br />

resistente, essa basta, per equilibrare il peso delle parti superiori del<br />

corpo.<br />

Il peso trasmesso al sacro dalla rachide, subisce sulla base di quest'<br />

osso una prima decomposizione ; una metà dello sforzo si propaga<br />

verso l'articolazione sacro-iliaca di destra e l'altra metà verso quella<br />

di sinistra. Ognuna di queste metà si può considerare, in virtù del parallelogrammo<br />

delle forze, come suddivisa ancora. Una parte della pressione<br />

si dirige trasversalmente in fuori, ed è assorbita dai legamenti:<br />

l'altra scende verticalmente e si comunica all'osso iliaco, che la trasmette<br />

al femore. Si può osservare che la porzione dell'osso iliaco, a traverso<br />

la quale si comunica lo sforzo, è diretta verticalmente, estremamente<br />

spessa, molto compatta e brevissima; la sua lunghezza non eccede<br />

ì 5 centimetri.<br />

Nella posizione di sedere, la base di sostegno è rappresentata dalle tuberosità<br />

isciatiche. in conseguenza si avvicina maggiormente alla parte<br />

anteriore del bacino. Allora il tronco tende tanto meno a cadere in<br />

avanti, per quanto la superficie di appoggio trovasi allungata ed allargata<br />

in questo verso, mercè le cosce piegate ad angolo retto.<br />

SAPPBT — Voi. I. ~ :;

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