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napoli - USP

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sione o coalescenza delle due teste articolari, risultano per l'estremità<br />

superiore della tibia: 1° un notevole accrescimento di volume ; 2° uno'<br />

allungamento nel senso trasversale; 3" l'esistenza di due cavità gleno^<br />

dee, che corrispondono, l'una a quella del cubito, l'altra a quella del<br />

raggio. Così considerata, l'estremità femorale della gamba offre di fatti<br />

una grande analogia con l'estremità omerale dell'avambraccio. Per renderla<br />

più evidente ancora, Martins stacca, con un colpo longitudinale di<br />

sega, la metà circa della faccia posteriore del cubito, insieme all' olecrano<br />

ed all'apofisi coronoide, e riunisce al raggio tutta questa parte<br />

dell'osso; distacca ancora l'olecrano, poi lo solleva leggermente. L'avambraccio<br />

nella sua parte più alta, ripete allora perfettamente la disposizione<br />

delle ossa della gamba.<br />

Facendo intervenire la legge delle coalescenze nel parallelo di queste<br />

ossa, Martins ci ha data una determinazione molto razionale delle loro<br />

parti analoghe. Non voglio dire però che essa si sottragga assolutamente<br />

ad ogni critica. L T n osso di fatti, non si salda ad un altro se non dopo<br />

aver percorso tutti i gradi d'un'atrofia progressiva: così le coste cervicali<br />

e lombari si saldano alle apofisi trasverse, ma esse allora non esistono<br />

più che allo stato di rudimenti; così il perone, negli uccelli, si<br />

salda alla tibia; ma è ridotto anche allo stato di vestigio; le vertebre<br />

coccigee si saldano fra loro; ma sotto quale aspetto si presentano? Sotto<br />

l'aspetto di semplici granuli ossei. Qui il cubito della gamba si salda<br />

al raggio conservando integre le sue dimensioni: non ha subita l'atrofia<br />

, che per le ossa precedenti è la prima condizione della perdita.,<br />

della loro individualità, e della loro saldatura: notiamo d' altronde che<br />

in realtà esso non si salda. Nondimeno, accettando la legge delle coalescenze<br />

nel senso più largo, l'applicazione che ne ha fatto Martins resta<br />

accettabilissima; la sua opinione mi sembra la meglio fondata. Ammetterei<br />

adunque, con questo autore, che la tibia è analoga al raggio il<br />

perone al cubito, e la rotula all'olecrano.<br />

Staccato l'olecrano dal cubito e lasciandolo sospeso al tendine del tricipite<br />

brachiale come la rotula al tendine del tricipite femorale, le<br />

due superficie articolari dell'osso dell'avambraccio ripetono le due cavità<br />

glenoidee della tibia. La spina di quest'osso e le depressioni che essa<br />

separa corrispondono alla linea di unione delle due anzidette superfìcie.<br />

Siccome l'estremità femorale della tibia rappresenta insieniemente il raggio<br />

ed il terzo- superiore del cubito, così il margine anteriore della tibia<br />

è' analogo al margine posteriore del cubito: i due margini di fatti, sono<br />

egualmente sporgenti e taglienti; tutti e due sono un poco curvilinei e<br />

similmente conformati.<br />

La parte media delle ossa della gamba non differisce da quella delle<br />

ossa dell' avambraccio. Essa presenta nei due arti la stessa situazione<br />

relativa, la stessa.direzione, la stessa forma prismatica e triangolare.

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