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EDUARD REUT-NICOLUSSI - Centro Documentazione Luserna

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136 Sandro Schmid<br />

conquistata una libertà politica tale da avere la possibilità, già fin dal<br />

Medio Evo, di accordare o di rifiutare ai propri principi le imposte...».<br />

Poi evidentemente, facendo riferimento a Degasperi, si appella alla<br />

testimonianza dei trentini-italiani che proprio in forza di quelle autonomie<br />

locali «hanno dato loro la possibilità di mantenersi nel loro<br />

carattere nazionale puro e resistente a tutti i tentativi di qualsiasi<br />

Governo».<br />

Quando Nicolussi parlerà della “triste” situazione economica del<br />

Tirolo, sarà ripetutamente irriso da Mussolini.<br />

Nicolussi, proseguendo nel suo intervento, pur facendo, come vedremo,<br />

un discorso di denuncia molto chiaro, appare incerto sul giudizio<br />

da dare al Governo Mussolini, con il quale tatticamente spera<br />

ancora di mantenere aperta una qualche speranza di dialogo.<br />

In questo senso ricorda al Governo Mussolini come, «quantunque<br />

Governo fascista», abbia obblighi oltreché politici anche civili.<br />

Poi Nicolussi sviluppa la parte centrale del suo intervento, che mi<br />

pare la più bella e interessante dal punto di vista dell’analisi storica.<br />

E Nicolussi sembra esprimere qui tutta la sua passione politica e l’amore<br />

per la propria gente che gli darà il coraggio e la forza di una<br />

coraggiosa e lucida denuncia dei metodi fascisti.<br />

Degli ultimi tre anni parla di una fase intrecciata dal “peggioramento<br />

politico” con continue “contraddittorietà”, “tentennamenti, di promesse<br />

mai realizzate”. In questa fase Nicolussi distingue quattro<br />

periodi:<br />

- il primo «fu di una certa liberalità» sull’onda dell’enfasi che la<br />

guerra era stata fatta «per l’autodecisione e per la libertà di tutte le<br />

nazioni» il Governo nazionale tentava «di raddolcire un poco alla<br />

popolazione del Tirolo meridionale, il passaggio sotto la sovranità<br />

nuova»;<br />

- il secondo periodo è caratterizzato da «un periodo di diffidenza<br />

che condusse a piccole e, qualche volta, anche radicali misure,<br />

che non erano poi una grande sciagura, ma che andarono tanto<br />

avanti, che perfino un carabiniere imponeva a un cittadino di<br />

tagliare i papaveri, perché fiorivano bianco e rossi, dei colori tirolesi»;<br />

- il terzo periodo, il Nicolussi lo definisce come «il periodo della<br />

necessità, come si credeva, di assimilare il territorio, di nazionalizzarlo».<br />

«E allora, si è pensato a tradurre i nomi geografici, tradurli

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