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EDUARD REUT-NICOLUSSI - Centro Documentazione Luserna

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138 Sandro Schmid<br />

qualche volta in modo contrario alla scienza, in modo qualche<br />

volta irritante e senza alcuna utilità per lo Stato»;<br />

- sul quarto periodo, con un efficace crescendo oratorio parallelo<br />

alla dinamica della tragedia politica, Nicolussi sferra il suo attacco-denuncia:<br />

«Venne l’ultimo periodo che era il peggiore» (purtroppo<br />

il Nicolussi non può immaginare cosa la storia riserverà<br />

con il fascismo, il nazismo e la seconda guerra mondiale al suo<br />

popolo e a tutta l’umanità). «Il periodo delle violenze. E io debbo,<br />

per obbligo di una certa veridicità, rammentare qui le spedizioni<br />

fasciste, l’occupazione delle scuole tedesche, le dimissioni coattive<br />

da parte delle rappresentanze comunali e tutto quello con un<br />

certo nesso con quella politica di snazionalizzazione, che non fu<br />

politica di Governo, ma bensì (con chiaro riferimento al movimento<br />

fascista) della corrente che allora dominava la vita pubblica<br />

italiana». «Questi incidenti (proseguiva il Nicolussi) per noi<br />

significarono l’ultima fase prima del nuovo Governo, anzi prima<br />

della venuta del Governo (a sottolineare il carattere straordinario<br />

ed extraparlamentare del Governo fascista) se così si vuole chiamarlo».<br />

«Ora noi domandiamo a questo nuovo Governo: quo<br />

vadis?». «Dal discorso dell’on. Mussolini ho rilevato un concetto<br />

che sembra essere in lui l’idea spiccante su tutti gli elementi politici,<br />

cioè il concetto della forza» (e qui il Nicolussi aveva capito<br />

benissimo la personalità di Mussolini e l’indirizzo della sua politica).<br />

Ma qui Nicolussi sembra ancora indugiare, sperare che non sia<br />

vero, non interessano, e questo mi pare un limite, le conseguenze<br />

del fascismo rispetto all’Italia (situazione che non conosce bene e<br />

che non gli interessa approfondire più di tanto) ma si concentra, se<br />

posso permettermi questo termine, solo sulle conseguenze del fascismo<br />

in rapporto al Tirolo Meridionale, quasi non ci fosse un nesso<br />

in comune.<br />

«E allora domando» prosegue Nicolussi in un disperato quanto ingenuo<br />

tentativo di protezione del suo popolo «è necessaria la forza<br />

anche nel nostro Paese abitato prevalentemente da popolazioni tedesche»<br />

(ricordo che gli italiani erano circa 6.000, i ladini 16.000 e i sudtirolesi<br />

di lingua tedesca 224.000). «Ed io rispondo subito: la forza<br />

non è necessaria, quando cesseranno le violenze fasciste, perché il<br />

nostro popolo è del tutto inerme», «non soltanto, ma non ha mai pen-

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