EDUARD REUT-NICOLUSSI - Centro Documentazione Luserna
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206 Atti Polizia Politica e Ministeri<br />
qualche esitazione rispose che innanzitutto bisognava sapere se gli antifascisti<br />
si opponevano alle rivendicazioni dei tedeschi del basso Tirolo. Il<br />
Nicolussi sottolineava questa parola in contrasto con una frase usata dal<br />
comitato di azione “Alto Adige”. Il Comitato, attraverso un emissario nativo<br />
di Bolzano, rispose che, combattendo per la libertà riconosceva anche ai<br />
tedeschi come agli slavi soggetti all’Italia. Anzi esso s’impegnava a sostenere<br />
questo diritto in caso di caduta del fascismo, contro chiunque era<br />
disposto a fare sui giornali antifascisti indirette pubblicazioni rivendicanti<br />
per i tedeschi il diritto di autodecisione. L’accordo venne così raggiunto<br />
e il Nicolussi inviò recentemente seimila lire al Comitato per la stampa<br />
di manifestini antifascisti, scritti in tedesco, manifestini che sono caduti in<br />
mano al Governo Francese durante una perquisizione fatta dalla Polizia<br />
parigina in casa dell’anarchico Berneri. Temendo che attraverso la polizia<br />
francese, il Governo Italiano venisse a conoscenza dell’attività nascosta<br />
del Nicolussi e le sue relazioni con gli antifascisti fuoriusciti, il Comitato<br />
fece sapere urgentemente al deputato tedesco di prendere le precauzioni<br />
necessarie. Una settimana dopo il Nicolussi ha passato la frontiera. Fino<br />
a questo momento egli non ha dato notizia di sé a Parigi, ma si crede che<br />
egli giungerà da un momento all’altro perché munito di un passaporto<br />
francese falso che gli procurò tempo fa il comitato».<br />
Da altra fonte, anche di Parigi, viene riferito:<br />
«Non è vero come hanno affermato i giornali che l’On. Nicolussi sia<br />
fuggito insieme alla famiglia. Egli ha lasciato l’Italia due giorni dopo la<br />
moglie e per via diversa. E ciò perché il Nicolussi era da tempo in relazione<br />
con gli antifascisti di Parigi e precisamente con il Comitato d’azione che<br />
attraverso un emissario nativo di Bolzano gli aveva fatto sapere che gli<br />
antifascisti erano disposti a stabilire con i tedeschi dell’Alto Adige un<br />
accordo per compiere insieme un intenso lavoro contro Mussolini. L’On.<br />
Nicolussi aveva risposto che per accettare simile accordo occorreva sapere<br />
se gli antifascisti si opponevano alle rivendicazioni dei tedeschi soggetti<br />
all’Italia. Il Comitato d’Azione rispose che, combattendo per la libertà<br />
essi non la negavano certo ai tedeschi e che del resto ritenevano dannoso<br />
per l’Italia certe annessioni che fanno sorgere dannosi irredentisti in una<br />
Nazione sorta proprio grazie al principio di nazionalità. L’accordo fu stabilito<br />
sulla base suddetta e cioè che gli antifascisti riconoscevano ai tedeschi<br />
il diritto di autodecisione e s’impegnavano a sostenere questo diritto<br />
in caso di rovesciamento del Governo fascista. Il Nicolussi, inviò due mesi<br />
or sono seimila lire al comitato d’azione per la stampa e la diffusione di