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Appunti per il corso di Fisica Matematica Daniele Andreucci ...

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168 DANIELE ANDREUCCI<strong>per</strong>ché J 1 (u n ) → m. Dunque <strong>per</strong> n, k ≥ n ε ,∫1(|∇u n −∇u4 k | 2 un −u)dx = J k1 ≤ m+ε2 2Ω+ m+ε2−m = ε. (18.3)Perciò la successionedei gra<strong>di</strong>enti∇u n (o le successionidelle componentiscalari <strong>di</strong> ∇u n , se si preferisce) sono <strong>di</strong> Cauchy in L 2 (Ω). Poiché L 2 (Ω) ècompleto, esiste un vettore p tale che∇u n → p,in L 2 (Ω)(nel senso che ciascuna delle componenti converge in L 2 (Ω)).Per la <strong>di</strong>suguaglianza <strong>di</strong> Poincaré in Lemma C.9, visto che u n −u k = 0 su∂Ω,∫ ∫|u n −u k | 2 dx ≤ C |∇u n −∇u k | 2 dx ≤ 4Cε, n,k ≥ n ε ,ΩΩe dunque anche u n è <strong>di</strong> Cauchy in L 2 (Ω), e converge nel senso <strong>di</strong> L 2 (Ω)a una funzione u. Vale allora che p = ∇u nel senso delle derivate <strong>di</strong>Sobolev (ve<strong>di</strong> Sottosezioni 18.4.3 e 18.4.4).Infine ∫ ∫ ∫|∇u| 2 dx = |p| 2 dx = lim |∇u n | 2 dx = m.n→∞ΩΩPerciò u sarebbe punto <strong>di</strong> minimo <strong>per</strong> J 1 , se fosse u ∈ K 1 . Ma questo nonrisulta dall’argomento sopra, che invece introduce u come una funzione inL 2 (Ω) con derivate nel senso <strong>di</strong> Sobolev.Per questomotivo, cioè in sostanza <strong>per</strong> salvare la vali<strong>di</strong>tà delragionamentosvolto qui sopra, è bene porsi in questi spazi <strong>di</strong> funzioni (invece chein C 1 (Ω)) <strong>per</strong> <strong>di</strong>scutere la minimizzazione <strong>di</strong> funzionali del tipo <strong>di</strong> J 1 . Inquesta ambientazione, u è davvero <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> minimo cercato.18.3. Soluzioni deboli <strong>di</strong> equazioni non regolariNella Sezione 18.2 abbiamo visto come le soluzioni deboli appaiano <strong>di</strong> necessitàin un contesto variazionale, ossia quando si trovano soluzioni <strong>di</strong>e.d.p. come punti <strong>di</strong> minimo <strong>di</strong> funzionali. Tuttavia esse possono essereintrodotte in modo in<strong>di</strong>pendente da ogni approccio variazionale. Un casotipico in cui è naturale considerare soluzioni deboli è quello in cui l’irregolaritàdei coefficienti dell’equazione rende impossib<strong>il</strong>e l’esistenza <strong>di</strong>soluzioni classiche.Pren<strong>di</strong>amo come esempio <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione del calore con dati <strong>di</strong>NeumannΩu t −<strong>di</strong>v(a(x)∇u) = 0, in Ω×(0,T), (18.4)a(x)∇u·ν = 0, su ∂Ω×(0,T), (18.5)u(x,0) = u 0 (x), in Ω. (18.6)Qui la <strong>di</strong>ffusività a > 0 è una funzione limitata e misurab<strong>il</strong>e, ma noncontinua. Per esempio Ω può essere costituito da due regioni Ω 1 e Ω 2 ,

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