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Appunti per il corso di Fisica Matematica Daniele Andreucci ...

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18.3. SOLUZIONI DEBOLI DI EQUAZIONI NON REGOLARI 169ciascuna riempita da un materiale con <strong>di</strong>ffusività a i ∈ (0, ∞), a 1 ̸= a 2 . Inquesto caso si haa(x) = a 1 χ Ω1 (x)+a 2 χ Ω2 (x), x ∈ Ω.È chiaro che (18.4) non ha soluzioni nel senso classico, se non altro <strong>per</strong>chéa(x) non è derivab<strong>il</strong>e.In casi come questosi integra in modo formale <strong>per</strong> parti la e.d.p.,<strong>per</strong> ‘scaricare’su una funzione test alcune delle derivate, ossia quelle ‘eccessive’<strong>per</strong> la (scarsa) regolarità del problema. Moltiplichiamo dunque l’equazione<strong>per</strong> una ϕ ∈ C 1( Ω×[0,T] ) e integriamo <strong>per</strong> parti come se tutte lederivate fossero continue. Si ha∫ T ∫0Ω{u t ϕ+a(x)∇u·∇ ϕ}dxdt =∫ T ∫0∂Ωϕa(x)∇u·νdσdt = 0, (18.7)ove si è usato <strong>il</strong> dato al bordo (18.5). Il nostro problema è quin<strong>di</strong> trovareuna u che sod<strong>di</strong>sfi∫ T ∫0Ω{u t ϕ+a(x)∇u·∇ϕ}dxdt = 0, (18.8)<strong>per</strong> ogni ϕ ∈ C 1( Ω×[0,T] ) .Si noti che la (18.8) non contiene derivate <strong>di</strong> a. Resta da capire in qualeclasse <strong>di</strong> funzioni si deve cercare la soluzione u; si potrebbe vedere che<strong>per</strong> esempio ∇u non può essere continuo; nella Sezione 18.4.5 torniamosulla questione. Qui <strong>di</strong>ciamo solo che, <strong>per</strong> dare un significato all’integralenella (18.8), la continuità <strong>di</strong> ∇u è comunque su<strong>per</strong>flua: basta che ∇u siauna funzione integrab<strong>il</strong>e. Possiamo quin<strong>di</strong> cercare soluzioni deboli in unaclasse molto più vasta <strong>di</strong> quella delle soluzioni classiche.18.3.1. Dati al bordo e iniziali <strong>per</strong> soluzioni deboli. La (18.8), qualora sene richieda la vali<strong>di</strong>tà <strong>per</strong> ogni ϕ ∈ C 1( Ω×[0,T] ) contiene non solo la e.d.p.(18.4), ma anche <strong>il</strong> dato <strong>di</strong> Neumann (18.5), che infatti è stato usato <strong>per</strong>ricavarla. In altre parole, essa non sarebbe valida <strong>per</strong> una soluzione <strong>di</strong>(18.4) che, al posto <strong>di</strong> (18.5), sod<strong>di</strong>sfacesse invecea(x)∇u·ν = f(x,t), su ∂Ω×(0,T), (18.9)<strong>per</strong> una generica funzione f; questo segue subito da (18.7).Osservazione18.6. Supponiamoinvece<strong>di</strong>indebolirela(18.8),richiedendoche valga non <strong>per</strong> tutte le ϕ ∈ C 1( Ω×[0,T] ) , ma solo <strong>per</strong> le ϕ ∈ C 1 ◦( Ω×[0,T] ) , ossia <strong>per</strong> le ϕ che si annullano in un intorno <strong>di</strong> ∂Ω. La (18.7)mostra che non occorre assumere la (18.5) <strong>per</strong> ottenere la (18.8) con lanuova restrizione su ϕ. Ossia, restringendo <strong>il</strong> campo <strong>di</strong> variazione dellefunzioni test ϕ, la stessa formulazione integrale (18.8) assume significati<strong>di</strong>versi: in questosecondocaso in effettiequivale alla solae.d.p.(18.4). □Infine, osserviamo che alla (18.8) va unita la richiesta che la u sod<strong>di</strong>sf<strong>il</strong>a con<strong>di</strong>zione iniziale (18.6); in quale senso preciso questo vada imposto

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