Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 60.pdf - Bibliotheca ...

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io SAB del Piceno, Colucci, egregio scrittore e in- faticabile collettore delle Antichità pice- ne, nel 1. 1 di queste, e nella 2. a dissertazione riprodusse quella del dotto can.° Ca- talani: Dell'origine de Piceni, il quale di- mostra con Plinio e Strabone, che i piceni discendono dai sabi n'adacquali pur de- rivarono i sacrani, i sanniti, e da questi i mamertini, conciliando quegli scrittori cheli fanno originati da'campani; non senza dichiarare, che gli abitatori più antichi del Piceno furono i siculi, i liburni ma non ad essi uniti (incheColucci non con- viene), e probabilmente anche gli umbri. Inoltre Catalani spiega, come i piceni si dicono nati da un voto della primavera sagra. Che cosa fosse questo voto, ma non se ne deve riconoscere l'origine dai sabini, poiché era stato anche usato dagli aborigeni, pelasgi, lacedemoni e altri popoli, bensì fu praticato principalmente dai sabini. Si soleva fare il voto della primavera sagra, per le gravi calamità che affliggessero il popolo e il territorio, come per estrema carestia, pericolosa guer- ra, copiosa mortalità, ed ancora per mol- titudine di prole troppo numerosa e ri- dondante. Per mezzo del voto, credevano quelli che Io facevano di placare lo sdegno degli Dei. II voto portava di con- seguenza l'espulsione di molti dal paese nativo, acciò quelli che restavano in patria fossero provveduti a sufficienza degli alimenti necessari al sostentamento; laonde tale specie di esilio riputavasi neces- sario, quindi gli esuli o fondavano nuove città, o si univano con qualche popolo o questo discacciavano. Il voto poi per cui nacquero i piceni verosimilmente fu fatto, per la prole troppo numerosa dei sabini, quindi la trasmigrazione in Asco- /i, secondo la più. comune opinione, ed in altri luoghi, sebbene osserva Colucci che Ascoli preesisleva all' arrivo de' sabini. La 3. a dissertazione delle Antichità pice- ne, in gran parte è del medesimo Coluc- ci : De* vari confini del Piceno, in cui si tratta eziandio dell'arrivo in esso de'sabi- SAB ni, e del loro stabilimento tra il Tronto e l'Esi. Colla 4« a dissertazione, lo stesso Colucci ci diede: De*vari popoli che hanno abitalo il Piceno,c\oè siculi, liburni, umbri, etruschi e sabini , con Y etimologia del nome Sabino e l'origine di tal popolo, col novero de'popoli discesi da loro. Per- tanto dice che tal nome sia stato imposto pel merito religioso che aveano i sabini a motivo della straordinaria pietà verso il culto e venerazione de' numi. Quindi riporta le derivazioni del popolo sabino dal dìo Sanctum o Sanguni, o da Sabo figlio diSango e forse lacedemone; laonde credono alcuni che greca e spartana sia la loro origine, o almeno che ai sabini si unissero de'lacedemoni : tuttavolta ritie- ne più credibile e verosimile l'origine dei sabini ripetersi dagli Umbri (F.), sebbene Cluverio li credette discendenti dagli osci, opici, ausoni. In tanta oscurità e di- screpanza d'opinioni, stante la remota an- tichità de'sabini, Strabone lasciò scritto : Antiquissimi Sabinorum gens, et indige- na. Aggiunge, che discendono dai sabini, i vesti-ini, i inaisi, i ferentani, i marruc- cini, gli equi, gli ernici, i peligni, i sanniti e tanti altri celebri popoli. Per le spe- ciali condizioni della Sabina e suo illustre vescovato, e per dover descrivere i luoghi che compongono tale provincia, per unità d' argomento, non potrò tenere il mio consueto metodo, ma seguirò quello chereputo più conveniente. E primamen- te trovo opportuno di riportare il più in- trinseco dell'importante moto-proprio di Pio VII, Fu sempre massima, de'20 dicembre 1800, Bull. Rom. cont. t. 1 1, p. 91, sulla reintegrazione del patriziato sabino, con che vengo ad evitare ripetizio- ni e dire cose certe, collocando le note più interessanti di tale atto fra parentesi. » Fu sempre massima de' romani Pon- tefici, abbenchè occupati nell'universale governo della Chiesa, e nelle pesanti cure del principato, risguardare con predilezione^ decorare con onori quelle provincie, che o per antichità, o per illustri suoi
SAB soggetti, o per altri titoli si fossero segna- lale, e fra le altre contraddistinte. Per una di queste provincie merita essere con- siderata la Sabina, la quale oltre al gode- re campagne situate in arie salubri, atte a fruttifere coltivazioni, ricche di mine- rali ecave di marmo (non manca di vul- cani, ha gran quantità di squamosi orbi- colati oslràciti di grandezze diverse), inaf- fiate da più sorgenti e fiumi (oltre i limi- trofi Nera, Tevere e Aniene, viene la Sa- bina bagnata dal Velino, Turano, Imel- la, Farfa, Correse ec. : questi fiumi producono pesci, massime il Tevere, e il Farfa per le sue trotte;i torrenti sommini- strano roviglioni di buon sapore), è stata sempre dai più classici ed antichi autori riconosciuta per madre d'inclite popolazioni^ specialmente de' valorosi sanniti e piceni. Anco a Roma somministrò re, imperatori, consoli, ed altri soggetti celebri nelle armi e nelle lettere. K stata perciò non meno luminosa nelle storie, che benemerita delle scienze, particolare mente per la conservazione de' preziosi monumenti, in ispecie nell'archivio Far- fense. Questi pregi, uniti all'attaccamen- to del popolo sabino alla fede cattolica ed alla chiesa romana, mossero li nostri predecessori a collocare in essalasededi uno de' 6 cardinali vescovi suburbicari, colia condecorazione ancora al vescovo di Sabina di venire prescelto in assenza del romano Pontefice a coronare li nuovi imperatori , avere un vescovo suffraganeo, ed inoltre a destinarle per l'esercizio del* la temporale di lei giurisdizione un pre- Iato governatore. Ma simili pregi alla Sa- bina largamente donati dalla natura , e dalla beneficenza de'sommi Pontefici,non la sottrassero dalle ingiurie e vicende dei tempi, che scemarono il primiero suo lustro; e quindi abbandonata la loro patria presero occasioni molte famiglie più rag- guardevoli di cercarlo altrove, aggregan- dosi ad altra città, onde ha dovuto e deve la Sabina deplorare la perdita delle pro- prie famiglie, vedere languire le belle ar- S A B 1 ti, scemarsi l'agricoltura, e con essa l'o- pulenza, non senza detrimento della reli- gione e della retta educazione. Fin dai primi anni del pontificato del nostro predecessore Pio VI, col generale abolimento de'pedaggi (ne trattai a Dogane), che ivi erano frequenti e gravosi, e recentemen- te col proseguimento nel di lei centro fino alla nostra città di Terni, dell'antica consolare via Salaria (la prosecuzione della via Salaria, che traversa tutta la Sabina, esi uniscealla Flaminia fino a Ter- ni, e passando per la Salaria si abbrevia il viaggio fino a Roma più di 1 5 miglia, e nel tempo stesso ai rispettivi paesi della diocesi di Sabina, formò il comodo per operarsi diversi bracci di strade rotabili, e agevolò l'accesso ai vescovi nelle visite pastorali), procurò ravvivare in essa il commercio, ed inseguito le ricchezze; ma si avvidde perle rappresentanze al lodato Pontefice umiliate dal popolo sabino, che a richiamare i cittadini altrove domicilia- ti, e ad impedire nuove emigrazioni, come anche ad accrescere la popolazione, e con essa la coltivazione delle di lei campagne, e ridonare alla medesima il primiero decoro, necessitava di ripristinarla al lustro della generosa sua nobiltà col- l'onore del patriziato, che però dopo a- vere per mezzo del nostro mg. r uditore inteso il parere di mg. r Francesco Brivio già preside, che per la esperienza acqui- stata nel tempodel suo governo riconob- be, e inferi ragionevoli le rappresentanze del popolo : secondando il sopra lodato Pontefice le brame su di ciò del cardinal A rchinto, allora vescovo,deputò una con- gregazione particolare nelle persone del nominato cardinal vescovo, e dei mg.iSta- nislaoSanseverino e Carlo Vallemani già ponenti nelle congregazioni della consul- ta e buon governo, e di mg. r Giulio Ce- sare Ginnasi allora governatore di Sabi- na, acciò dopo esaminato l'esposto, allo stesso nostro predecessore uè facesse rela- zione. Consideratisi da essa congregazio- ne i fogli formali dal diletto figlio Gio.
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