Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 60.pdf - Bibliotheca ...

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16 SAB ro metropoli , come toccai a Rieti, per cui all'antico territorio sabino unirono quanto restava racchiuso per tutto il cor- so dal Nera, come dal Tevere, dall'Aniene, dal Torano e dai monti de'Mai si. Que- sto stato ed estensione de'sabini durò lun- gamente, tal quale come Plinio descrisse la Sabina : Sabinorum, Amilernini, Cu- renses, Forum Decii, Forum Novum 3 Fidenates, Inleramnales, Nursing Nomentani, Reatini 3 Trebulani, qui cognominai tur Matusceietqui Suffenates, Tiburtes, Tarinatcs. Strabone riferisce, che Sabinorum regio interjecta lalinis et umbris exte.nditurque, et ipsa usque ad montes samniticos, magis tamen accedit ad A- pennini easpartes, quae sunt vicinae pe- lignis, veslinis et marsis j soggiungendo, che si estendeva in lunghezza 1000 stadi di qua dalla riva sinistra del Tevere, e altrettanti daNoraento verso i popoli vestini. 1) p. Kircher poi dice: Nos vero me- liorem geographorum divisionem sediti Ulani proprie sabinorum regionem dicimus, quae Anieni, et Tibri fluviis _, nec non reatinis, nursinisque monlibus cincia concluditur. Ben a ragione dunque Dio- nigi chiamò la Sabina, grande ed eccel- lente, e Virgilio ne fece bellissima descrizione nel numerare i popoli dimoranti nella vasta Sabina, e della moltitudine dei sabini che presero parte alla gran guerra, componenti una stessa lega e nazio- ne, quali furono gli amiternini, i curili, gli eretini, i trebolani, i nomeulani, i popoli abitanti nel paese bagnato dal Velino, quei dei monti Tetrico e Severo, di Ca- speria, di Foi ulo, di Norcia^ di Orte (F.), e delle terre innaffiate dall'lmella,Farfa, Tevere, Allia o Aja nel Lazio, famoso per l'infelice combattimento de* romani, che furono superati dai gallo-senoni, i quali entrarono in Roma e la ridussero agli e- stremi , onde fu detto infaustum Alita nomen. Aumentandosi e moltiplicandosi i sabini, si trovarono obbligati a frequenti emigrazioni e alla fondazione di lon- tane colonie, sotto la condotta d'un capo, SAB dando origine a vari popoli. Tali furono gli eroici, così detti dalle montagne sas- sose che popolarono, di là da Palestrina sino a Soia, comprendendo tra le altro città, Ferentino, Alatri, Verolì } Subia- co e Anagni (F.), su diche meglio è leg- gersi Frosinone; i quali popoli, per resi- stere alla romana potenza, si unirono ai limitrofi Ialini. Gli equi similmente deri- varono da colonia latina, così detti dal loro capo o dall'equità che li distinse, avendo occupato il terreno chiuso da un lato dagli ernici, dall'altro dai marsi, a levante avendo la Campagna e di qua la stessa Sabina : Cliterno, Carseoli e Alba furono le città principali, da dove gli abitatori si estesero sino alla contrada del Ci- colano, echiamaronsi equicoli; ne trattai a Pescina e altri articoli. Che i piceni auco discendono dai sabini, abbaslanza ne dissi di sopra. Inoltre riconobbero la Sa- bina per madre i marsi, i vestini, i peligni, i marruccini, i frentanini, comunemente detti sanniti e sabelli, o piccoli sabini, la trasmigrazione de' quali seguì con Tau- ro, o Como Castronio. Ebbero i sanniti o sabelli molta rinomauza, e le più fami- gerate città furono: Vestini presso le sor- genti dell'Aternoo Pescara; T eateo Chie- ti (^.), capitale de* marruccini ; presso i peligni famosa fu Corfìnio, oltre Sulmona (F.).\Marsi (V.) ebbero Marruvio, diversa da Marruvio di Sabina : i frentanini vantano Anzano o Lanciano (F.), Larino (F.), e Frentana o Francavilla ne fu capitale. I geografi fanno origina- te dai sabini altre molte città, come Arpino, Aquino, Monte Cassino, Ariano, Te- lese (F.). La Sabina in fine fornì molte colonie a Roma stessa, ne accrebbe gli a- bitanti, e con essa dominò. Tanti avve- nimenti cambiarono i confini della contrada chiamata Sabina, la quale fu sog- getta alla divisione delle provincie , re- standone il nome al paese del medio e ul- timo stato. Augusto nella divisione d'Italia, pose la Sabina nella IV regione, onde alcuni sabini situati a levante di essa fu-
SA Li rono attribuiti alla V cioè al Piceno , e quelli addetti alla parte di settentrione vennero addetti alla VI o Umbria. Sebbene allora questa divisione nel politico non produsse uovità, luttavolta la recò poi nelle frequenti divisioni che delle provincie fecero gl'imperatori, e i dominatori come i longobardi che divisero l'Italia in XV III regioni. Quindi è che quantunque da una comune sabina sia originato il paese descritto, dovendosi accomodare i popoli alle sistemazioni delle provincie, passò quasi in oblio, almeno presso il vol- go, la memoria dell'antica relazione tra i sabini e i discesi da loro, a poco a poco es- sendosi chiamati umbri, piceni e latini. Per cui Sperandio reputò la Sabina su- perstite, nell'estensione presso a poco si- mile alla primitiva, e avanti che si esten- desse colla presa di Lista e di altre contrade degli aborigeni e de'latiui, quando se ne eccettui parte del vecchio Lazio che da Nomento quasi vicino a Tivoli vi si considera ancora. Perciò l'Alberti di- chiarò : ora Sabina si chiama tutto quel paese eh 'è posto fra il lago diPiediluco, Rieti, il Tevere e ilTeverone. Questa descrizione corrisponde a quelle del cardinal de Luca, Ughelli, Piazza, solo dovendosi avvertire, che quanto alla giurisdizione governativa e civile, Clemente XI dalla provincia di Sabina smembròStron- coue, Piediluco e Otricoli (ora nella delegazione di Spoleto, F.), Labro, Confi- gni e Lugnola ( ora nella delegazione di Ilieti e Sabina), e Leone XII smembrò Calvi (attribuendolo alla delegazione di Spoleto). Siccome poi brevemente descri- verò tutti i luoghi formanti l'odierna delegazione di Rieti e Sabina, per quelli che vi mancano, oltre i citali che riporto a Spoleto, in questo articolo vi sono pure altri luoghi sabini, ed in numero mag- giore nella Comarca di Roma, cioè nel distretto di Tivoli e nel suo governo di Palombara, de'quali luoghi lutti tratto a Tivoli. Tale èia descrizione che ci lasciò Sperandio, dell' estensione antica e mo- VOL. LX. S A 13 . derna della Sabina; però avanti di pro- cedere colla sua autorità, non debbo qui tacere, quanto in argomento pur leggo nel p.d.Giaucoiombino Fatteschi abba- te cislerciense della provincia romana : Memorie istorico-diplomaticlie riguar- datili la serie de duchi, e la topografia de'tempi di mezzo del ducalo di Spole- to) Camerino 1 80 1. Egli dice, che prete- se Plinio di attribuire diverse città alla Sabina, alcune delle quali appartennero all' Umbria e all' antico Lazio. I confini dell' autica Sabina sono cogli equi dalla parte orientale; dalla parte di mezzodì col Lazio o Campagna di Roma, da cui era divisa dall'Amene oTeverone e auche fiume Tiburtino ; al ponente il Tevere di- vide la Sabina colla Toscana , e quindi passando a Terni per la Vallata di Vaco- ne, il suo confine è il fiume Nera dalla parte di tramontana fino a Nocera, e a Visso , dove dal monte Fiscello la Nera comincia a scorrere .Dichiara inoltre Fat- teschi, di non esser certo che all' antica Sabina veramente appartenessero quelle città e castella, ch'erano alla destra del- l' Aniene fino al suo versarsi nel Tevere, ed alla sinistra di questo fino all'antico Ereto, come Fideue, Crustuminio, Cor- niculo, Ficulnea, ec. Pare anzi da un te- sto diLivio pienamente decisocene tali po- polazioni non appartennero anticamen- te alla Sabina. Che tutto il tratto di paese nominalo da Livio era detto de'Cru- stumini , uè cominciava la vera Sabina se nou da Ereto o Monte Rotondo, pas- sato cioè il fiume Imella. La regione fu ferace e piena di popoli robusti, datene- re in soggezione gli stessi romani, contro i quali ebbe coraggio di muover guerra. Dice Sperandio, che lungo poi e difficile sarebbe il descrivere quanto riguarda il sito in cui erano alcune città della Sabi- na, per cui ne darò qualche indicazione. L'antichissima Casperia vuoisi edificata dai primi abitatori del territorio sabine- se, tre secoli circa dopo il diluvio, e vi sono avauzi presso Aspra innalzata colle 7
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