ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITÀ DI BOLOGNA ... - agregat
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generalisti. Anche perché fanno un lavoro importante sul territorio, però obiettivamente, dal<br />
punto di vista promozionale, va detto che non hanno la forza, e la debolezza, di un festival<br />
tematico.<br />
Quali obiettivi si pone il festival?<br />
Il primo obiettivo è quello di raccogliere tutto questo fermento che c'è in Liguria<br />
rispetto alla settima arte. Ci sono tantissimi cineclub, tantissime persone che girano<br />
cortometraggi, che vorrebbero fare del cinema. Soltanto quest’anno sono arrivate 60 opere<br />
da nuovi autori, ragazzi, che vogliono fare del cinema e sono tantissimi per una regione così<br />
piccola. Il primo scopo è stata un'opera di divulgazione della cultura cinematografica in<br />
generale. Noi siamo appassionati, non siamo critici, siamo filmmaker; non nasciamo critici<br />
cinematografici per cui il nostro occhio è fondamentale, il nostro atteggiamento è diverso.<br />
Noi lavoriamo molto sulla promozione dei giovani autori, anche quando facciamo<br />
retrospettive dedicate alle altre nazioni lavoriamo spesso e volentieri sui nuovi autori,<br />
cerchiamo di tenere i contatti e di metterli in contatto. Per esempio l'anno prossimo<br />
lavoreremo con la Corsica. Faremo degli scambi fra giovani autori corsi e giovani autori<br />
liguri, e cercheremo di produrre un film con uno scambio. Quindi i giovani liguri in Corsica<br />
e i giovani corsi in Liguria per lavorare su piccoli documentari che poi diventeranno un<br />
film. Questo è un approccio molto più concreto, più verso la produzione. Comunque<br />
abbiamo un comitato di garanti in cui c’è Claudio G. Fava, Oreste de Fornari, Piero Pruzzo.<br />
Fava è il nostro presidente, Vazzoler insegna letteratura teatrale italiana al Dams di Imperia<br />
e si occupa della sezione teatro all’Università di Genova. È abbastanza composita come<br />
manifestazione. Noi usiamo la simultanea e oserei dire purtroppo. Perché secondo me il<br />
sonoro è una parte importante del film, tanto quanto le immagini. Quindi preferisco<br />
senz'altro il sottotitolo, e io che sono un professionista, un amatore, preferisco leggere il<br />
sottotitolo, anche perché sono allenata. E questo è importante perché ho intervistato un po'<br />
di persone, e ho scoperto che la maggior parte delle persone preferisce la simultanea, e ciò<br />
mi ha scioccato. Ma non persone qualunque, ho parlato con Vazzoler e mi ha detto “no, per<br />
favore, non fare i sottotitoli perché mi affatica leggerli, mi tengo la cuffia un po'scostata, ma<br />
almeno non devo leggere il sottotitolo e guardo le immagini”. In effetti per alcuni film può<br />
avere un senso. Però, per esempio, la Tragédie de Carmèle di Peter Brook, io mi sono posta<br />
il problema, cosa faccio? Faccio la simultanea su un film basato su un'opera? C'è gente che<br />
canta. È quindi uno è costretto a sentire uno che parla, mentre dovrebbe sentire il canto,<br />
godere anche della musica, e in questo caso non è più 50 e 50. Il rapporto in questo caso tra<br />
sonoro e immagini è 30 e 70, non lo so è un problema aperto. E anche per l’Amleto.<br />
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