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ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITÀ DI BOLOGNA ... - agregat

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Capitolo I Tradurre il cinema 11<br />

1.1 Tradurre il cinema<br />

Capitolo I<br />

Tradurre il cinema<br />

Il vocabolario del cineasta riflette<br />

il suo modo di pensare il cinema.<br />

Noel Burch 1<br />

Il cinema è, usando le parole di Metz (1989: 89), un “discorso in immagini”,<br />

definizione che descrive perfettamente la natura del racconto cinematografico:<br />

immagini, e parole. Immagini in movimento, e suoni. Ovvero, un fenomeno<br />

semiotico complesso: un testo composito, costituito da un insieme di elementi<br />

verbali e non verbali. Un testo audio/visivo. Ma non è stato sempre così,<br />

audio/visivo lo è diventato davvero a partire dagli anni trenta, con il passaggio dal<br />

cinema muto a quello sonoro.<br />

È negli anni trenta, che il cinema inizia a parlare. Con la comparsa della parola<br />

nel mezzo cinematografico, nasce anche l’esigenza di rendere tale parola fruibile a<br />

tutti. I modi per farlo, sono diversi.<br />

In un primo momento si ricorre al remake, ovvero alla registrazione dello<br />

stesso film in più versioni linguistiche, con tanti attori quante sono le lingue, o con<br />

gli stessi attori che girano la stessa pellicola in più lingue (celebre il caso di Stan<br />

Laurel e Oliver Hardy che avevano dato una personalissima impronta alla lingua<br />

italiana, cosa talmente apprezzata dal pubblico, da costringere i doppiatori, subentrati<br />

in un secondo momento, a mantenere quel particolare accento). In seguito, grazie<br />

alla comparsa del doppiaggio e dei sottotitoli, si abbandona questa pratica che, oltre<br />

a non garantire eccellenti risultati sotto il profilo artistico, si rivela onerosa in termini<br />

sia di tempo che di denaro (Quargnolo 1996: 19-23).<br />

1 Burch, N. (1980) Praxis du cinéma, Gallimard, Paris 1969, tr.it. di C. Bragaglia, Prassi del Cinema,<br />

Pratiche, Parma, 1980.

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