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Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 31
consapevoli dell’importanza che ha la traduzione dell’opera stessa, a prescindere dal
sistema utilizzato.
E se la scelta di questo sistema obbedisca ad un’etica o filosofia di traduzione,
ovvero perché si ritiene che un sistema rispetti l’integrità dell’opera più di un altro, o
se sia invece una scelta imputabile ad altri fattori: al caso, (perché si propongono
agenzie di sottotitolaggio, piuttosto che interpreti); se si segue la prassi, ovvero ci si
limita a fare ciò che fanno gli altri festival o se dipenda unicamente da un fattore di
costi.
Si è tentato di comprendere se, nell’operare certe scelte c’è una certa
consapevolezza o sensibilità nei confronti della lingua, come veicolo di cultura, e se
anche in questo caso si ritenga una tecnica più appropriata dell’altra.
Abbiamo cercato di verificare se a seconda di alcune variabili, come la
tipologia di festival, il pubblico 23 cui il festival si rivolge e le risorse economiche di
cui dispone, si ottenevano risposte diverse. A questo scopo, sono stati scelti per la
nostra intervista festival che avessero delle caratteristiche ben precise, che ci
potessero permettere di capire se e come cambia il modo di gestire la traduzione a
seconda del festival scelto.
Chiaramente, prima di selezionare i festival, si è fatta un’indagine, (attraverso
Internet, la biblioteca della Cineteca del comune di Bologna, nonché attraverso
alcune telefonate ai festival stessi), per capire quale festival potesse avere le
caratteristiche che cercavamo, in modo da creare un campione che fosse il più
rappresentativo possibile, e che ci potesse dare un’ampia panoramica sul modo in cui
viene gestita la traduzione all’interno di questo specifico contesto.
Abbiamo quindi scelto festival che promuovessero una cinematografia e la
cultura di un determinato paese (Indian Film Festival e African Film Festival)
23 Elvira De Mayo, titolare dell’agenzia di sottotitolaggio cinetelevisivo Ombre Elettriche,, sostiene: “
Sta cominciando una richiesta, c’è una grossa richiesta almeno da parte dei giovani, perché le persone
più grandi non vogliono leggere i sottotitoli. Io ho notato che i giovani sono estremamente abituati ad
un particolare uso della televisione. Il loro occhio è abituato allo scorrere delle immagini, anche a ritmi
veloci. Le scritte che appaiono sullo schermo non gli danno nessun fastidio. Mentre c’è una forte
preclusione dei più grandi che non riescono a vedere il film a leggerlo, hanno bisogno di creare
un’abitudine che ancora non possiedono. Io ho sentito gente anche molto colta che ha difficoltà, non
ce la fa, legge e non vede il film. Invece ho notato che i giovani non hanno alcuna preclusione. ”
(intervista condotta da Francesco Diella 17/12/2002 Cfr. Ombre Elettriche, appendice A).