ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITÀ DI BOLOGNA ... - agregat
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Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 86<br />
Si è compreso che tradurre per un festival richiede, oltre a ciò che è previsto<br />
per ogni tipo di traduzione (padronanza della propria lingua e della lingua di lavoro,<br />
capacità di tradurre, capacità di reperire materiale e terminologia), anche altre<br />
competenze: sviluppare un senso del tempo e del ritmo propri della scrittura per i<br />
media, saper lavorare con tempi ristretti, a causa di materiale che arriva all’ultimo<br />
minuto o a causa di improvvisi cambiamenti di programma, imparare a gestire<br />
situazioni di emergenza, come sottotitoli che mancano nel momento stesso del lancio<br />
in sala, e che bisogna recuperare senza perdere la calma, si deve imparare a lavorare<br />
e a negoziare con altre figure (proiezionisti, tecnici, distributori, direttori del festival,<br />
registi, quando si ha la fortuna), e infine, imparare a valutare il proprio lavoro, in<br />
modo da poter prendere decisioni rapide, e assumersi la responsabilità del proprio<br />
lavoro, perché è vero quanto dice Kovacic (1996: 298). “subtitling makes it<br />
particularly obvious that translation is a decision-making procedure.”<br />
D’altro canto, avere la responsabilità del proprio film, che si segue dall’inizio<br />
alla fine, è un aspetto gratificante, perché si sente che quel film ci appartiene. E<br />
inoltre, trovandoci in un festival, evento che come abbiamo visto, fa dell’arte la sua<br />
vocazione, si tratta in genere di film di una certa bellezza, su cui si sente di avere<br />
anche la fortuna di poter lavorare. Cosa che non è detto capiti sempre a chi lavora<br />
nella grande distribuzione, in cui spesso ci si trova a tradurre reality-show, o tv<br />
spazzatura, che, se può inizialmente divertire, può darsi che alla lunga pesi. 66<br />
Va anche detto che lavorare per i festival, e tradurre quindi film che hanno un<br />
certo contenuto, è un privilegio che, male comune a ciò che è legato alla cultura, ha<br />
spesso un prezzo, che è quello di lavorare per pochi soldi, e molto stress. Sebbene il<br />
nostro lavoro come traduttrici rientrasse in uno stage, e quindi non fosse prevista<br />
alcuna remunerazione, si è capito, attraverso l’intervista fatta ad Andrea Morini,<br />
responsabile della Cineteca, che le cose non cambiano poi molto in una situazione di<br />
lavoro reale.<br />
A mio parere, per lavorare in un film festival, il primo, e forse il più<br />
importante dei requisiti che deve avere un traduttore, è l’amore per il cinema.<br />
65 Cfr. Intervista Cineteca di Bologna, appendice A.<br />
66 Cfr. Intervista Thalia Multimedia, condotta dalla sottoscritta, su www.subtitleproject.net