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ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITÀ DI BOLOGNA ... - agregat

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Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 49<br />

tre lingue: “Il film non si godeva più, perché era tutto un insieme di segni, che non<br />

erano stati certamente pensati dal regista. Anche un po’ un tradimento al regista, o a<br />

quella che era la sua intenzione.”<br />

Per quanto riguarda il pubblico, Villanacci sostiene che, a suo parere, nel 90%<br />

dei casi, il pubblico di un festival, sia quello formato da professionisti e tecnici del<br />

settore, sia quello più generico, degli amanti del cinema, apprezza il sottotitolo, e la<br />

possibilità che si ha con questa tecnica di fruire il film nella sua lingua originale,<br />

sentendo la voce dell’attore o dell’attrice in scena. Gli si è chiesto se conoscere il<br />

pubblico per cui realizzava i sottotitoli condizionava in qualche modo il suo lavoro, e<br />

ha risposto che prescindeva da un pubblico in particolare, cercando di fornire una<br />

traduzione che fosse la più completa possibile e che permettesse al pubblico di fruire<br />

del film al meglio. Perché questo accada vanno seguiti alcuni criteri: la traduzione<br />

deve tener conto della velocità del dialogo, in quanto il tempo di cui si dispone per<br />

fare un sottotitolo incide in modo importante sul tipo di traduzione possibile. Si deve<br />

operare poi una selezione del testo: il traduttore deve essere in grado di capire quali<br />

sono gli elementi eliminabili e quelli che invece giocano un ruolo chiave ai fini della<br />

comprensione del testo. 32 Villanacci ritiene che questo sia un aspetto fondamentale<br />

del sottotitolaggio e che sia ciò che distingue un buon traduttore da uno mediocre.<br />

Vanno poi gestiti attentamente alcuni aspetti come la sincronizzazione e l’editing,<br />

ovvero la divisione del testo sottotitolato che, a suo avviso, andrebbe frazionato in<br />

due righe di uguale lunghezza invece che in un’unica riga, per evitare all’occhio uno<br />

sforzo ulteriore.<br />

Villanacci aggiunge poi che si potrebbe dire, a titolo provocatorio, che il<br />

sottotitolaggio in realtà non è una traduzione, quanto “un servizio che si fa alla<br />

32 Tale processo di selezione non è molto distante da quello operato nel corso di un’interpretazione<br />

simultanea, tecnica che condivide con il sottotitolaggio anche il fatto di dover sottostare a vincoli<br />

temporali, nonché altri aspetti: “ Bisogna essere coscienti che quella dei sottotitoli è una realtà in<br />

divenire che non ha nulla a che fare con la traduzione scritta o letteraria. Non si occupa del linguaggio<br />

“normale”ma di quello parlato. Quando assumo collaboratori noto che coloro che sono interpreti di<br />

simultanea, rispetto ai traduttori apprendono con maggiore rapidità perché sono abituati al linguaggio<br />

parlato. Il traduttore tradizionale invece non è abituato a modificare eccessivamente la traduzione di un<br />

testo scritto né ad utilizzare la varietà orale della lingua. Per cui quella per il sottotitolaggio è una<br />

traduzione che ha molto in comune con l’interpretazione proprio per quanto riguarda il linguaggio<br />

parlato. (***) Le qualità dell’interprete sono necessarie per la resa del linguaggio parlato che spesso<br />

chi ha esperienza nella traduzione scritta non riesce a rispettare, modificando eccessivamente le frasi.”<br />

Elvira De Mayo, Cfr. Intervista Ombre Elettriche, appendice A.

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