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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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tirare inanzi l’altare; e finalmente, poco anzi che si morisse, fece sopra l’altare maggiore della<br />

Nunziata il bello e ricchissimo ciborio del Santissimo Sagramento, e li due Angeli di legno di tondo<br />

rilievo che lo mettono in mezzo. E questa fu l’ultima opera ch’e’ facesse, essendo andato a miglior<br />

vita l’anno 1555.<br />

Né fu di minor giudizzio Domenico, fratello di detto Giuliano, perché, oltre che intagliava molto<br />

meglio di legname, fu anco molto ingegnoso nelle cose d’architettura, come si vede nella casa che<br />

fece fare col disegno di costui Bastiano da Montaguto nella via de’ Servi, dove sono anco di<br />

legname molte cose di propria mano di Domenico; il quale fece per Agostino del Nero in sulla<br />

piazza de’ Mozzi le cantonate, et un bellissimo terrazzo a quelle case de’ Nasi già cominciate da<br />

Baccio suo padre. E se costui non fusse morto così presto, avrebbe, si crede, di gran lunga avanzato<br />

suo padre e Giuliano suo fratello.<br />

VITE <strong>DI</strong> VALERIO VICENTINO<br />

<strong>DI</strong> GIOVANNI <strong>DA</strong> CASTEL BOLOGNESE<br />

<strong>DI</strong> MATTEO <strong>DA</strong>L NASARO VERONESE<br />

E D’ALTRI ECCELLENTI INTAGLIATORI<br />

<strong>DI</strong> CAMEI E GIOIE<br />

[<strong>II</strong>. 285] Da che i Greci negl’intagli delle pietre orientali furono così divini e ne’ camei<br />

perfettamente lavorarono, per certo mi parrebbe fare non piccolo errore se io passassi con silenzio<br />

coloro che quei maravigliosi ingegni hanno nell’età nostra imitato, con ciò sia che niuno è stato fra i<br />

moderni passati, secondo che si dice, che abbia passato i detti antichi di finezza e di disegno in<br />

questa presente e felice età, se non questi che qui di sotto conteremo. Ma prima che io dia principio,<br />

mi convien fare un discorso breve sopra questa arte [<strong>II</strong>. 286] dell’intagliar le pietre dure e le gioie,<br />

la quale, doppo le rovine di Grecia e di Roma, ancora loro si perderono insieme con l’altre arti del<br />

disegno. Queste opere dello intagliare in cavo e di rilievo, se n’è visto giornalmente in Roma<br />

trovarsi spesso fra le rovine cammei e corgnole, sardoni et altri eccellentissimi intagli; e molti e<br />

molti anni stette persa, che non si trovava chi vi attendesse; e se bene si faceva qualche cosa, non<br />

erono di maniera che se ne dovessi far conto; e per quanto se n’ha cognizione, non si trova che si<br />

cominciasse a far bene e dar nel buono, se non nel tempo di papa Martino V e di Paolo <strong>II</strong>, et andò<br />

crescendo di mano in mano per fino che ‘l magnifico Lorenzo de’ Medici, il quale si dilettò assai<br />

degli intagli de’ cammei antichi, e fra lui e Piero suo figliuolo ne ragunarono gran quantità - e<br />

massimamente calcidoni, corgnuole, et altra sorte di pietre intagliate rarissime, le quali erano con<br />

diverse fantasie dentro -, che furono cagione che per metter l’arte nella loro città e’ conducessino di<br />

diversi paesi maestri, che oltra al rassettar loro queste pietre, gli condussono dell’altre cose rare in<br />

quel tempo. Imparò da questi, per mezzo del magnifico Lorenzo, questa virtù dell’intaglio in cavo<br />

un giovane fiorentino chiamato Giovanni delle Corgnuole, il quale ebbe questo cognome perché le<br />

intagliò eccellentemente, come fa testimonio infinite che se ne veggono di suo, grandi e piccole: ma<br />

particolarmente una grande, dove egli fece dentro il ritratto di fra’ Girolamo Savonarola, nel suo<br />

tempo adorato in Fiorenza per le sue predicazioni, ch’era rarissimo intaglio. Fu suo concorrente<br />

Domenico de’ Cammei milanese che, allora vivendo il duca Lodovico il Moro, lo ritrasse in cavo in<br />

un balascio della grandezza più d’un giulio, che fu cosa rara e de’ migliori intagli che si fusse visto<br />

de’ maestri moderni.

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