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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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conosciuto che ‘l Duca stimava e la vita e l’onor suo più che egli stesso, che l’adorava. Tutte queste<br />

cose, e molt’altre che non fa di bisogno, aviamo appresso di noi scritte di sua mano. Era ridotto<br />

Michelagnolo in un termine che, vedendo che in San Piero si trattava poco, et avendo già tirato<br />

innanzi gran parte del fregio delle finestre di dentro e delle colonne doppie di fuora che girano sopra<br />

il cornicione tondo, dove s’ha poi a posare la cupola, come si dirà, che confortato da’ maggiori<br />

amici suoi, come dal cardinale di Carpi, da messer Donato Gianozzi e da Francesco Bandini e da<br />

Tomao de’ Cavalieri e dal Lottino, lo stringevano che, poiché vedeva il ritardare del volgere la<br />

cupola, ne dovessi fare almeno un modello. Stette molti mesi di così senza risolversi; alla fine vi<br />

diede [<strong>II</strong>. 765] principio e ne condusse a poco a poco un piccolo modello di terra, per potervi poi,<br />

con l’esemplo di quello e con le piante e profili che aveva disegnati, farne fare un maggiore di<br />

legno; il quale, datoli principio, in poco più d’uno anno lo fece condurre a maestro Giovanni<br />

Franzese con molto suo studio e fatica; e lo fe’ di grandezza tale che le misure e proporzioni piccole<br />

tornassino parimente, col palmo antico romano, nell’opera grande all’intera perfezzione, avendo<br />

condotto con diligenzia in quello tutti i membri di colonne, base, capitegli, porte, finestre e cornici e<br />

risalti, e così ogni minuzia, conoscendo in tale opera non si dover fare meno. Poi che fra i Cristiani,<br />

anzi in tutto il mondo, non si trovi né vegga una fabbrica di maggiore ornamento e grandezza di<br />

quella, e’ mi par necessario, se delle cose minori aviamo perso tempo a notarle, sia molto più utile e<br />

debito nostro descrivere questo modo di disegno per dover condurre questa fabbrica e tribuna, con<br />

la forma e ordine e modo che ha pensato di darli Michelagnolo; però, con quella brevità che potrò,<br />

ne faremo una semplice narrazione, acciò che, se mai accadessi (che non consenta Dio), come s’è<br />

visto fino a ora essere stata questa opera travagliata in vita di Michelagnolo, così fusse dopo la<br />

morte sua dall’invidia e malignità de’ presuntuosi, possino questi miei scritti, qualunque e’ si sieno,<br />

giovare ai fedeli che saranno esecutori della mente di questo raro uomo, et ancora raffrenare la<br />

volontà de’ maligni che volessino alterarle; e così in un medesimo tempo si giovi e diletti et apra la<br />

mente a’ begli ingegni che sono amici e si dilettano di questa professione. E per dar principio, dico<br />

che questo modello, fatto con ordine di Michelagnolo, trovo che sarà, nel grande, tutto il vano della<br />

tribuna di dentro palmi 186, parlando della sua larghezza da muro a muro sopra il cornicione grande<br />

che gira di dentro in tondo di trivertino, che si posa sopra i quattro pilastri grandi doppî che si<br />

muovono di terra, con i suo capitegli intagliati d’ordine corinto, accompagnato dal suo architrave,<br />

fregio e cornicione pur di trivertino; il quale cornicione, girando intorno intorno alle nicchie grande,<br />

si posa e lieva sopra i quattro grandi archi delle tre nicchie e della entrata, che fanno croce a quella<br />

fabrica; dove comincia poi a nascere il principio della tribuna, il nascimento della quale comincia<br />

un basamento di trivertino con un piano largo palmi sei, dove si camina; e questo basamento gira in<br />

tondo a uso di pozzo, et è la sua grossezza palmi 33 e undici once, alto fino alla sua cornice palmi<br />

11, once dieci, e la cornice di sopra è palmi 8 in circa, e l’aggetto è palmi sei e mezzo. Entrasi per<br />

questo basamento tondo, per salire nella tribuna, per quattro entrate che sono sopra gli archi delle<br />

nicchie; et ha diviso la grossezza di questo basamento in tre parti. Quello dalla parte di drento è<br />

palmi 15, quello di fuori è palmi 11, e quel di mezzo palmi 7, once 11, che fa la grossezza di palmi<br />

33, once 11. Il vano di mezzo è vòto e serve per andito il quale è alto di sfogo duo quadri e gira in<br />

tondo unito con una volta a mezza botte, et ogni dirittura delle quattro entrate ha otto porte, che, con<br />

quattro scaglion’ che saglie ciascuna, una ne va al piano della cornice del primo imbasamento, larga<br />

palmi 6 e mezzo, e l’altra saglie alla cornice di dentro che gira intorno alla tribuna, larga 8 palmi e<br />

tre quarti, nelle quali per ciascuna si camina agiatamente di dentro e di fuori a quello edifizio; è da<br />

una delle entrate a [<strong>II</strong>. 766] l’altra in giro palmi 201, che, essendo 4 spazii, viene a girare tutta palmi<br />

806. Séguita per potere salire dal piano di questo imbasamento dove posano le colonne et i pilastri,<br />

e che fa poi fregio delle finestre di drento intorno intorno, il quale è alto palmi 14, once una, intorno<br />

al quale dalla banda di fuori è da piè un brieve ordine di cornice, e così da capo, che non son da<br />

ag[g]etto se non 10 once, et è tutto di trivertino. Nella grossezza della terza parte sopra quella di<br />

drento, che aviàn detto esser grossa palmi 15, è fatto una scala in ogni quarta parte, la metà della<br />

quale saglie per un verso e l’altra metà per l’altro, larga palmi 4 et un quarto. Questa si conduce al<br />

piano delle colonne. Comincia sopra questo piano a nascere in sulla dirittura del vivo da

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