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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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ellissimo modello. Ma perché era costui instabile, si partì, ancorché avesse buona provisione, da<br />

quel principe; e pensando di far meglio si condusse in Francia, dove avendo seguitato la corte senza<br />

alcun frutto molto tempo, si morì finalmente in Avignone. Ma ancorché costui fusse molto pratico<br />

et intendente architetto, non si vede però in alcun luogo fabbriche fatte da lui o con suo ordine,<br />

stando egli sempre tanto poco in un luogo che non si poteva risolvere niente; onde consumò tutto il<br />

tempo in disegni, capricci, misure e modelli. Ha meritato nondimeno, come professor delle nostre<br />

arti, che di lui si faccia memoria.<br />

Disegnò Baldassarre eccellentemente in tutt’i modi, e con gran giudizio e diligenza, ma più di<br />

penna, d’acquerello e chiaro scuro che d’altro, come si vede in molti disegni suoi che sono appresso<br />

gl’artefici, e particolarmente nel nostro libro in diverse carte: in una delle quali è una storia finta per<br />

capriccio, cioè una piazza piena d’archi, colossi, teatri, obelisci, piramidi, tempii di diverse maniere,<br />

portici, et altre cose tutte fatte all’antica; e sopra una base è Mercurio, al quale correndo intorno<br />

tutte le sorti d’archimisti con soffietti, mantici, bocce et altri instrumenti da stillare, gli fanno un<br />

serviziale per farlo andar del corpo, con non meno ridicola che bella invenzione e capriccio. Furono<br />

amici e molto domestici di Baldassarre, il quale fu con ognuno sempre cortese, modesto e gentile,<br />

Domenico Beccafumi sanese, pittore eccellente, et il Capanna, il quale, oltre molte altre cose che<br />

dipinse in Siena, fece la facciata de’ Turchi, et un’altra che v’è sopra la piazza.<br />

<strong>VITA</strong> <strong>DI</strong> GIOVAN FRANCESCO DETTO IL FATTORE<br />

<strong>Fiorentino</strong><br />

E <strong>DI</strong> PELLEGRINO <strong>DA</strong> MO<strong>DA</strong>NA<br />

Pittori<br />

[<strong>II</strong>. 145] Giovan Francesco Penni detto il Fattore, pittor fiorentino, non fu manco obligato alla<br />

fortuna che egli si fusse alla bontà della sua natura, poi che i costumi, l’inclinazione alla pittura e<br />

l’altre sue virtù furono cagione che Raffaello da Urbino se lo prese in casa et insieme con Giulio<br />

Romano se l’allevò, e tenne poi sempre l’uno e l’altro come figliuoli, dimostrando alla sua morte<br />

quanto conto tenesse d’amendue nel lasciargli eredi delle virtù sue e delle facultadi insieme. Giovan<br />

Francesco dunque, il quale cominciando da putto, quando prima andò in casa di Raffaello, a esser<br />

chiamato il Fattore, si ritenne sempre quel nome; immitò nei suoi disegni la maniera di Raffaello e<br />

quella os[<strong>II</strong>. 146]servò del continuo, come ne possono far fede alcuni suoi disegni che sono nel<br />

nostro libro. E non è gran fatto che molti se ne veggiano, e tutti con diligenza finiti, perché si dilettò<br />

molto più di disegnare che di colorire. Furono le prime cose di Giovan Francesco da lui lavorate<br />

nelle Logge del Papa a Roma, in compagnia di Giovanni da Udine, di Perino del Vaga e d’altri<br />

eccellenti maestri: nelle quali opere si vede una bonissima grazia e di maestro che attendesse alla<br />

perfezzione delle cose. Fu universale e dilettossi molto di far paesi e casamenti. Colorì bene a olio,<br />

a fresco et a tempera, e ritrasse di naturale eccellentemente, e fu in ogni cosa molto aiutato dalla<br />

natura, intantoché, senza molto studio, intendeva bene tutte le cose dell’arte; onde fu di grande aiuto<br />

a Raffaello a dipignere gran parte de’ cartoni dei panni d’arazzo della cappella del Papa e del<br />

Concistoro, e particolarmente le fregiature. Lavorò anco molte altre cose con i cartoni et ordine di<br />

Raffaello, come la volta d’Agostino Chigi in Trastevere, e molti quadri, tavole et altre opere<br />

diverse, nelle quali si portò tanto bene che meritò più l’un giorno che l’altro da Raffaello essere<br />

amato. Fece in Monte Giordano in Roma una facciata di chiaro scuro; et in Santa Maria di Anima,<br />

alla porta del fianco che va alla Pace, in fresco un San Cristofano d’otto braccia, che è bonissima<br />

figura: et in quest’opera è un romito in una grotta con una lanterna in mano, con buon disegno e

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