09.12.2012 Views

[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

giudizio di quello uomo fussi tanto grande che non si contentava mai di cosa che e’ facessi: e che e’<br />

sia il vero, delle sue statue se ne vede poche finite nella sua virilità, ché le finite affatto sono state<br />

condotte da lui nella sua gioventù, come il Bacco, la Pietà della Febre, il Gigante di Fiorenza, il<br />

Cristo della Minerva, che queste non è possibile né crescere né diminuire un grano di panico senza<br />

nuocere loro. L’altre del duca Giuliano e Lorenzo, Notte e Aurora, e ‘l Moisè con l’altre dua in<br />

fuori - che non arrivano tutte a undici statue -, l’altre, dico, sono restate imperfette, e son molte<br />

maggiormente, come quello che usava dire che, se s’avessi avuto a contentare di quel che faceva,<br />

n’arebbe mandate poche, anzi nessuna, fuora, vedendosi che gli era ito tanto con l’arte e col<br />

giudizio innanzi, che, com’egli aveva scoperto una figura e conosciutovi un minimo che d’errore, la<br />

lasciava stare e correva a manimettere un altro marmo, pensando non avere a venire a quel<br />

medesimo; et egli spesso diceva essere questa la cagione che egli diceva d’aver fatto sì poche statue<br />

e pitture. Questa Pietà, come fu rotta, la donò a Francesco Bandini. In questo tempo Tiberio<br />

Calca[g]ni, scultore fiorentino, era divenuto molto amico di Michelagnolo per mezzo di Francesco<br />

Bandini e di messer Donato Giannotti; et essendo un giorno in casa di Michelagnolo, dove era rotta<br />

questa Pietà, dopo lungo ragionamento li dimandò per che cagione l’avessi rotta e guasto tante<br />

maravigliose fatiche. Rispose esserne cagione la importunità di Urbino suo servidore, che ogni dì lo<br />

sollecitava a finirla, e che, fra l’altre cose, gli venne levato un pezzo d’un gomito della Madonna, e<br />

che prima ancora se l’era recata in odio, e ci aveva avuto molte disgrazie attorno di un pelo che<br />

v’era: dove scappatogli la pazienzia, la roppe, e la voleva rompere affatto, se Antonio suo servitore<br />

non se gli fussi raccomandato che, così com’era gliene donassi. Dove Tiberio, inteso ciò, parlò al<br />

Bandino, che desiderava di avere qualcosa di mano sua, et il Bandino operò che Tiberio promettessi<br />

a Antonio scudi 200 d’oro, e pregò Michelagnolo che, se volessi che con suo aiuto di modelli<br />

Tiberio la finissi per il Bandino, saria cagione che quelle fatiche non sarebbono gettate invano; e ne<br />

fu contento Michelagnolo: là dove ne fece loro un presente. Questa fu portata via sùbito, e rimessa<br />

insieme poi da Tiberio e rifatto non so che pezzi: ma rimase imperfetta per la morte del Bandino, di<br />

Michelagnolo e di Tiberio. Truovasi al presente nelle mani di Pierantonio Bandini, figliuolo di<br />

Francesco, alla sua vigna di Montecavallo. E tornando a Michelagnolo, fu necessario trovar<br />

qualcosa poi di marmo perché e’ potessi ogni giorno passar tempo scarpellando; e fu messo un altro<br />

pezzo di marmo dove era stato già abbozzato un’altra Pietà, varia da quella, molto minore. [<strong>II</strong>. 763]<br />

Era entrato a servire Paulo Quarto Pirro Ligorio architetto, e sopra alla fabbrica di San Piero, e di<br />

nuovo travagliava Michelagnolo, e andavano dicendo che egli era rimbambito. Onde, sdegnato da<br />

queste cose, volentieri se ne sarebbe tornato a Fiorenza; e soprastato a tornarsene, fu di nuovo da<br />

Giorgio sollecitato con lettere. Ma egli conosceva d’esser tanto invecchiato, e condotto già alla età<br />

di 81 anno, scrivendo al Vasari in quel tempo per suo ordinario e mandandogli varii sonetti<br />

spirituali, gli diceva che era al fine della vita, che guardassi dove egli teneva i suoi pensieri:<br />

leggendo vedrebbe che era alle 24 ore, e non nasceva pensiero in lui che non vi fussi scolpita la<br />

morte, dicendo in una sua:<br />

Dio il voglia, Vasari, che io la tenga a disagio qualche anno; e so che mi direte bene che io sia vecchio e<br />

pazzo a voler fare sonetti; ma perché molti dicono che io sono rimbambito, ho voluto fare l’uffizio mio.<br />

Per la vostra veggo l’amore che mi portate, e sappiate per cosa certa che io arei caro di riporre queste<br />

mie debili ossa a canto a quelle di mio padre, come mi pregate. Ma, partendo di qua, sarei causa d’una<br />

gran rovina della fabbrica di San Piero, d’una gran vergogna e d’un grandissimo peccato. Ma come fia<br />

stabilita che non possa essere mutata, spero far quanto mi scrivete, se già non è peccato a tenere a<br />

disagio parecchi ghiotti che aspettano mi parta presto.<br />

Era con questa lettera, scritto pur di suo mano, il presente sonetto:<br />

Giunto è già ‘l corso della vita mia,<br />

Con tempestoso mar per fragil barca,<br />

Al comun porto, ov’a render si varca<br />

Conto e ragion d’ogni opra trista e pia.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!