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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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del duca Giuliano, mentre nessuno badava a tal cosa, fu, come s’è detto altrove, stracciato et in<br />

molti pezzi diviso, talché in molti luoghi se n’è sparto, come ne fanno fede alcuni pezzi che si<br />

veggono ancora in Mantova in casa di messer Uberto Strozzi, gentiluomo mantovano, i quali con<br />

riverenza grande son tenuti. E certo che a vedere e’ son più tosto cosa divina che umana. Era<br />

talmente la fama di Michelagnolo per la Pietà fatta, per il Gigante di Fiorenza e per il Cartone nota,<br />

che essendo venuto, l’anno 1503, la morte di papa Alessandro VI e creato Giulio Secondo (che<br />

allora Michelagnolo era di anni ventinove in circa), fu chiamato con gran suo favore da Giulio <strong>II</strong> per<br />

fargli fare la sepoltura sua, e per suo viatico gli fu pagato scudi cento da’ suoi oratori. Dove<br />

condottosi a Roma, passò molti mesi innanzi che gli facessi mettere mano a cosa alcuna. Finalmente<br />

si risolvette a un disegno che aveva fatto per tal sepoltura, ottimo testimonio della virtù di<br />

Michelagnolo, che di bellezza e di superbia e di grande ornamento e ricchezza di statue passava<br />

ogni antica et imperiale sepoltura. Onde cresciuto lo animo a papa Giulio, fu cagione che si risolvé<br />

a mettere mano a rifare di nuovo la chiesa di S. Piero di Roma per mettercela drento, come s’è detto<br />

altrove. Così Michelagnolo si misse al lavoro con grande animo, e per dargli principio andò a<br />

Carrara a cavare tutti i marmi con dua suoi garzoni, et in Fiorenza da Alamanno Salviati ebbe a quel<br />

conto scudi mille; dove consumò in que’ monti otto mesi senza altri danari o provisioni, dove ebbe<br />

molti capricci di fare in quelle cave, per lasciar memoria di sé, come già avevano fatto gli antichi,<br />

statue grandi, invitato da que’ massi. Scelto poi la quantità de’ marmi e fattoli caricare alla marina e<br />

dipoi condotti a Roma, empierono la metà della piazza di S. Pietro intorno a Santa Caterina e fra la<br />

chiesa e ‘l corridore che va a Castello: nel qual luogo Michelagnolo aveva fatto la stanza da lavorar<br />

le figure et il resto della sepoltura. E perché comodamente potessi venire a vedere lavorare, il Papa<br />

aveva fatto fare un ponte levatoio dal corridore alla stanza, e perciò molto famigliare se l’era fatto:<br />

che col tempo questi favori gli dettono gran noia e persecuzione, e gli generorono molta invidia fra<br />

gli artefici suoi. Di quest’opera condusse Michelagnolo, vivente Giulio e dopo la morte sua, 4 statue<br />

finite et 8 abbozzate, come si dirà al suo luogo. E perché questa opera fu ordinata con grandissima<br />

invenzione, qui di sotto narreremo l’ordine che egli pigliò. E perché ella dovessi mostrare maggior<br />

grandezza, volse che ella fussi isolata da poterla vedere da tutt’a 4 le facce, che in ciascuna era per<br />

un verso braccia 12, e per l’altre due braccia 18, tanto che la proporzione era un quadro e mezzo.<br />

Aveva un ordine di nicchie di fuori a torno a torno, le quali erano tramez[z]ate da termini vestiti dal<br />

mez[z]o in su, che con la testa tenevano la prima cornice; e ciascuno termine con strana e bizarra<br />

attitudine ha legato [<strong>II</strong>. 727] un Prigione ignudo, il qual posava coi piedi in un risalto d’un<br />

basamento. Questi Prigioni erano tutte le provincie soggiogate da questo Pontefice e fatte obediente<br />

alla Chiesa Apostolica; et altre statue diverse, pur legate, erano tutte le Virtù et Arte ingegnose, che<br />

mostravano esser sottoposte alla morte non meno che si fussi quel Pontefice che sì onoratamente le<br />

adoperava. Su’ canti della prima cornice andava 4 figure grandi, la Vita attiva e la contemplativa, e<br />

S. Paulo e Moisè. Ascendeva l’opera sopra la cornice in gradi diminuendo cor un fregio di storie di<br />

bronzo e con altre figure e putti et ornamenti attorno; e sopra era per fine 2 figure, che una era il<br />

Cielo, che ridendo sosteneva in sulle palme una bara, insieme con Cibele dea della terra, [che]<br />

pareva che si dolessi che ella rimanessi al mondo priva d’ogni virtù per la morte di questo uomo; et<br />

il Cielo pareva che ridessi che l’anima sua era passata alla gloria celeste. Era accomodato che<br />

s’entrava et usciva per le teste della quadratura dell’opera nel mezzo delle nicchie, e drento era,<br />

caminando a uso di tempio, in forma ovale, nel quale aveva nel mezzo la cassa, dove aveva a porsi<br />

il corpo morto di quel Papa. E finalmente vi andava in tutta quest’opera 40 statue di marmo, senza<br />

l’altre storie, putti et ornamenti, e tutte intagliate le cornici e gli altri membri dell’opera<br />

d’architettura. Et ordinò Michelagnolo, per più facilità, che una parte de’ marmi gli fussin portati a<br />

Fiorenza, dove egli disegnava talvolta farvi la state per fuggire la mala aria di Roma; dove in più<br />

pezzi ne condusse di quest’opera una faccia di tutto punto, e di suo mano finì in Roma 2 Prigioni,<br />

afatto cosa divina, et altre statue che non s’è mai visto meglio, che non si messono altrimenti in<br />

opera: che furono da lui donati detti Prigioni al signor Ruberto Stroz[z]i, per trovarsi Michelagnolo<br />

malato in casa sua, che furono mandati poi a donare al re Francesco, e’ quali sono oggi a Cevan in<br />

Francia; et otto statue abozzò in Roma parimente, et a Fiorenza ne abozzò 5, e finì una Vittoria con

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