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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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sur una aste laureata, sembrava dalla mano dell’alfiere essere stata in terra fitta e stabilita, con il<br />

motto di tanto felice augurio da Livio, onde l’impresa è al tutto cavata, dicente: HIC MANEBIMUS<br />

OPTIME. L’ornamento poi della porta che col muro appiccato veniva, in tal guisa accomodato e sì<br />

bene inteso era che servire ottimamente potrebbe qualunque volta, adornando la semplice, ma<br />

magnifica rozzez[z]a de’ vecchi secoli, si volse per più stabile e perpetuo, convenevole alla nostra<br />

più culta età, di marmi o di altre più fini pietre fabbricare. E però dalla parte più bassa<br />

incominciando, dico che sopra due gran piedistalli, che sul piano della terra si posavano e che la<br />

verace porta del Palaz[z]o in mez[z]o mettano, si vedevano due grandissimi Prigioni, mastio preso<br />

per il Furore, e femmina con i crini di vipere e di ceraste per la Discordia, di lui compagna, i quali<br />

quasi domati et incatenati e vinti sembravano, per l’ionico capitello e per l’architrave e fregio e<br />

cornice che sopra premendo gli stavano, che in un certo modo per il gran peso rispirare non<br />

potessero, troppo graziosamente mostrando ne’ volti, che per la lor bruttez[z]a bellissimi erano,<br />

l’ira, la rabbia, il veleno, la violenzia e la fraude, lor proprii e naturali affetti. Ma sopra la descritta<br />

cornice si vedeva formare un frontespizio, in cui una molto ricca e molto grand’arme del Duca,<br />

ricinta dal solito tosone con il ducal mazzocchio da due bellissimi putti retto, collocata era. E perché<br />

questo solo ornamento, che apunto gli stipiti della vera porta copriva, povero a tanto Palazzo non<br />

rimanesse, convenevole cosa parve di farlo mettere in mez[z]o da quattro mezze colonne, poste due<br />

dall’una e due dall’altra parte, che alla medesima altez[z]a venendo e con la medesima cornice et<br />

architrave movendosi, formassero un quarto tondo, il quale l’altro frontespizio acuto, ma retto<br />

abbracciasse, con i suoi risalti e con tutte l’avvertenze a’ debiti luoghi messe; sopra il quale<br />

formandosi un bellissimo basamento, si vedeva la descritta statua della Sicurez[z]a, come si è detto,<br />

con bellissima grazia posta. Ma alle quattro mez[z]e colonne da basso ritornando, dico che per<br />

maggiore magnificenzia e bellez[z]a e proporzione, da ciascun dei lati, fra colonna e colonna, era<br />

tanto di spazio stato lasciato che agevolmente in vece di nicchia un bello e capace quadro dipinto vi<br />

si vedeva. In un de’ quali et in quello che più verso la divina statua del gentilissimo David posto<br />

era, si scorgevano sotto la forma di tre femmine, che tutte liete incontro all’aspettata Signora di farsi<br />

sembravano: la Natura con le sue torri (come è costume) in capo e con le tante sue poppe,<br />

significatrici della felice moltitudine degl’abitatori, e la Concordia col caduceo in mano, sì come per<br />

la terza si vedeva figurata Minerva, inventrice e maestra dell’arti liberali e de’ virtuosi e civili<br />

costumi. Ma nell’altro che verso la fierissima statua dell’Ercole riguardava, si vedeva Amaltea col<br />

solito corno di dovizia in braccio, fiorito e pieno, e con lo staio colmo et ornato di spighe a’ piedi,<br />

significante l’abbondanza e fertilità de la terra, e si vedeva la Pace di fecondo e fiorito olivo, e con<br />

un ramo del medesimo in mano, incoronata; et ultimamente si vedeva in gravissimo e venerabile<br />

sembiante la Maestà o Riputazione: ingegnosamente con tutte queste cose dimostrando quanto nelle<br />

bene ordinate città, abbondanti d’uomini, copiose di ricchez[z]e, ornate di virtù, piene di scienze et<br />

illustri per maestà e riputazione, felicemente e con pace e quiete e contentez[z]a si viva.<br />

A dirittura delle quattro descritte mez[z]e colonne poi, sopra il cornicione e fregio di ciascuna si<br />

vedeva con non men bella maniera fermo un zoccolo con un proporzionato piedistallo, sopra cui<br />

posavano alcune statue; e perché i duoi del mez[z]o abbracciavano ancora la larghez[z]a de’ due<br />

descritti termini, sopra ciascuno di questi furono due statue insieme abbracciate poste, la Vertù cioè<br />

da una parte, che la Fortuna di tenere amorevolmente stretta sembrava, con il motto nella base<br />

dicente: VIRTUTEM FORTUNA SEQUETUR, quasi che mostrar volesse, che che se ne dichino<br />

molti, che, ove sia virtù, non mai mancar fortuna si vede, e nell’altra la Fatica o Diligenza che con<br />

la Vittoria mostrava di volere in simil guisa anch’ella abbracciarsi, con il motto a piedi dicente:<br />

AMAT VICTORIA CURAM. Ma sopra le mezze colonne, che negl’estremi erano e sopra le quali i<br />

piedistalli più stretti venivano, d’una sola statua per ciascuno adornandogli, in uno si vedeva<br />

l’Eternità quale dagl’antichi è figurata, con le teste di Iano in mano e con il motto: NEC FINES<br />

NEC TEMPORA, e nell’altro la Fama, nel modo solito figurata anch’ella, con il motto dicente:<br />

TERMINAT ASTRIS; essendo fra l’una e l’altra di queste con ornato e bellissimo componimento, e<br />

che apunto in mez[z]o la già detta arme del Duca mettevano, posto dalla destra quella

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