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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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Di mano d’Andrea Calame[c]h, zio del sopradetto et allievo dell’Amannato, erano le due statue<br />

poste sopra il quarto piedestallo, che era dirimpetto all’organo e risguardava verso le porte<br />

principali della chiesa. La prima delle quali era figurata per lo Studio, perciò che quegli che poco e<br />

lentamente s’adoprano non possono venir in pregio già mai come venne Michelagnolo; con ciò sia<br />

che dalla sua prima fanciullezza di quindici insino a novanta anni non restò mai, come di sopra si è<br />

veduto, di lavorare. Questa statua dello Studio, che ben si convenne a tant’uomo, il quale era un<br />

giovane fiero e gagliardo, il quale alla fine del braccio, poco sopra la giuntura della mano, aveva<br />

due aliette significanti la velocità e spessezza dell’operare, si avea sotto, come prigione, cacciata la<br />

Pigrizia, overo Ociosità, la quale era una donna lenta e stanca et in tutti i suoi atti grave e<br />

dormigliosa. Queste quattro figure, disposte nella maniera che s’è detto, facevano un molto vago e<br />

magnifico componimento e parevano tutte di marmo, perché sopra la terra fu dato un bianco che<br />

tornò bellissimo. In su questo piano, dove le dette figure posavano, nasceva un altro imbasamento,<br />

pur quadro et alto braccia quattro incirca, ma di larghezza e lunghezza tanto minore di quel [<strong>II</strong>. 790]<br />

di sotto quanto era l’aggetto e scorniciamento dove posavano le dette figure, et aveva in ogni faccia<br />

un quadro di pittura di braccia sei e mezzo per lunghezza e tre d’altezza; e di sopra nasceva un<br />

piano nel medesimo modo che quel di sotto, ma minore; e sopra ogni canto sedeva in sul risalto<br />

d’un zoccolo una figura quanto il naturale o più: e queste erano quattro donne, le quali per gli<br />

stromenti che avevano erano facilmente conosciute per la Pittura, Scultura, Architettura e Poesia,<br />

per le cagioni che di sopra, nella narrazione della sua Vita, si sono vedute. Andandosi dunque dalla<br />

principale porta della chiesa verso l’altare maggiore, nel primo quadro del secondo ordine del<br />

catafalco, cioè sopra la storia nella quale Lorenzo de’ Medici riceve, come si è detto, Michelagnolo<br />

nel suo giardino, era con bellissima maniera dipinto, per l’Architettura, Michelagnolo innanzi a<br />

papa Pio Quarto, col modello in mano della stupenda machina della cupola di San Piero di Roma; la<br />

quale storia, che fu molto lodata, era stata dipinta da Piero Francia, pittore fiorentino, con bella<br />

maniera e invenzione; e la statua, overo simulacro dell’Architettura, che era alla man manca di<br />

questa storia, era di mano di Giovanni di Benedetto da Castello, che con tanta sua lode fece anco,<br />

come si è detto, il Tevere, uno de’ due Fiumi che erano dalla parte dinanzi del catafalco.<br />

Nel secondo quadro, seguitando d’andare a man ritta verso la porta del fianco che va fuori, per la<br />

Pittura, si vedeva Michelagnolo dipignere quel tanto ma non mai a bastanza lodato Giudizio, quello,<br />

dico, che è l’esempio degli scorci e di tutte l’altre difficultà dell’arte. Questo quadro, il quale<br />

lavorarono i giovani di Michele di Ridolfo con molta grazia e diligenza, aveva la sua imagine e<br />

statua della Pittura, similmente a man manca, cioè in sul canto che guarda la Sagrestia nuova, fatta<br />

da Batista del Cavaliere, giovane non meno eccellente nella scultura che per bontà, modestia e<br />

costumi rarissimo. Nel terzo quadro, vòlto verso l’altare maggiore, cio[è] in quello che era sopra il<br />

già detto epitaffio, per la Scultura, si vedeva Michelagnolo ragionare con una donna, la quale per<br />

molti segni si conosceva essere la Scultura, e parea che si consigliasse con esso lei. Aveva<br />

Michelagnolo intorno alcune di quelle opere che eccellentissime ha fatto nella scultura, e la donna<br />

in una tavoletta queste parole di Boezio: SIMILI SUB IMAGINE FORMANS. Allato al qual<br />

quadro, che fu opera d’Andrea del Minga e da lui lavorato con bella invenzione e maniera, era in<br />

sulla man manca la statua di essa Scultura, stata molto ben fatta da Antonio di Gino Lorenzi<br />

scultore.<br />

Nella quarta di queste quattro storie, che era volta verso l’organo, si vedeva, per la Poesia,<br />

Michelagnolo tutto intento a scrivere alcuna composizione, et intorno a lui, con bellissima grazia e<br />

con abiti divisati secondo che dai poeti sono descritte, le nove Muse et innanzi a esse Appollo con<br />

la lira in mano e con la sua corona d’alloro in capo e con un’altra corona in mano, la quale mostrava<br />

di volere porre in capo a Michelagnolo. Al vago e bello componimento di questa storia, stata dipinta<br />

con bellissima maniera e con attitudini e vivacità prontissime da Giovanmaria Butteri, era vicina e<br />

sulla man manca la statua della Poesia, opera di Domenico Poggini, uomo non solo nella scultura e<br />

nel fare impronte di monete e [<strong>II</strong>. 791] medaglie bellissime, ma ancora nel fare di bronzo, e nella<br />

poesia parimente molto esercitato. Così fatto dunque era l’ornamento del catafalco, il quale, perché<br />

andava digradando ne’ suoi piani tanto che vi si poteva andare attorno, era quasi a similitudine del

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