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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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come era suo solito, gli disse: “Tu doveresti pur sapere che i vecchi non hanno mai tutti i denti e<br />

sempre qualcuno ne manca loro”. Parve a Michelagnolo in quella semplicità, temendo et amando<br />

quel signore, ch’egli dicesse il vero; né prima si fu partito, che sùbito gli roppe un dente e trapanò la<br />

gengìa, di maniera che pareva che gli fussi caduto; et aspettando con desiderio il ritorno del<br />

Magnifico, che venuto e veduto la semplicità e bontà di Michelagnolo, se ne rise più d’una volta,<br />

contandola per miracolo a’ suoi amici; e fatto proposito di aiutare e favorire Michelagnolo, mandò<br />

per Lodovico suo padre e gliene chiese, dicendogli che lo voleva tenere come un de’ suoi figliuoli;<br />

et egli volentieri lo concesse; dove il Magnifico gli ordinò in casa sua una camera e lo faceva<br />

attendere, dove del continuo mangiò alla tavola sua co’ suoi figliuoli et altre persone degne e di<br />

nobiltà che stavano col Magnifico, dal quale fu onorato. E questo fu l’anno seguente che si era<br />

acconcio con Domenico, che aveva Michelagnolo da 15 anni o 16, e stette in quella casa 4 anni, che<br />

fu poi la morte del Magnifico Lorenzo nel’ 92. Imperò in quel tempo ebbe da quel signore<br />

Michelagnolo provisione, per aiutare suo padre, di V ducati il mese; e per rallegrarlo gli diede un<br />

mantello pagonazzo et al padre uno officio in dogana. Vero è che tutti quei giovani del giardino<br />

erano salariati, chi assai e chi poco, dalla liberalità di quel magnifico e nobilissimo cittadino, e da<br />

lui, mentre che visse, furono premiati. Dove in questo tempo, consigliato dal Poliziano, uomo nelle<br />

lettere singulare, Michelagnolo fece in un pezzo di marmo, datogli da quel signore, la Battaglia di<br />

Ercole coi Centauri, che fu tanto bella che talvolta, per chi ora la considera, non par di mano di<br />

giovane, ma di maestro pregiato e consumato negli studii e pratico in quell’arte. Ella è oggi in casa<br />

sua, tenuta per memoria da Lionardo suo nipote, come cosa rara che ell’è. Il quale Lionardo non è<br />

molti anni che aveva in casa, per memoria di suo zio, una Nostra Donna di basso rilievo di mano di<br />

Michelagnolo, di marmo, alta poco più d’un braccio, nella quale, sendo giovanetto in questo tempo<br />

medesimo, volendo contrafare la maniera di Donatello, si portò sì bene che par di man sua, eccetto<br />

che vi si vede più grazia e più disegno. Questa donò Lionardo poi al duca Cosimo Medici, il quale<br />

la tiene per cosa singularissima, non essendoci di sua mano altro basso rilievo che questo di<br />

scultura.<br />

E tornando al giardino del Magnifico Lorenzo, era il giardino tutto pieno d’anticaglie e di eccellenti<br />

pitture molto adorno, per bellezza, per studio, per piacere ragunate in quel loco, del quale teneva di<br />

continuo Michelagnolo le chiavi, e molto più era sollecito che gli altri in tutte le sue azzioni, e [<strong>II</strong>.<br />

720] con viva fierezza sempre pronto si mostrava. Disegnò molti mesi nel Carmine alle pitture di<br />

Masaccio; dove con tanto giudizio quelle opere ritraeva, che ne stupivano gli artefici e gli altri<br />

uomini, di maniera che gli cresceva l’invidia insieme col nome. Dicesi che il Torrigiano, contratta<br />

seco amicizia e scherzando, mosso da invidia di vederlo più onorato di lui e più valente nell’arte,<br />

con tanta fierezza gli percosse d’un pugno il naso, che, rotto e stiacciatolo di mala sorte, lo segnò<br />

per sempre; onde fu bandito di Fiorenza il Torrigiano, come s’è detto altrove. Morto il Magnifico<br />

Lorenzo, se ne tornò Michelagnolo a casa del padre con dispiacere infinito della morte di tanto<br />

uomo, amico a tutte le virtù. Dove Michelagnolo comperò un gran pezzo di marmo e fecevi dentro<br />

un Ercole di braccia quattro, che sté molti anni nel palazzo degli Strozzi, il quale fu stimato cosa<br />

mirabile, e poi fu mandato l’anno dello assedio in Francia al re Francesco da Giovambatista della<br />

Palla. Dicesi che Piero de’ Medici, che molto tempo aveva praticato Michelagnolo, sendo rimasto<br />

erede di Lorenzo suo padre, mandava spesso per lui, volendo comperare cose antiche di camei et<br />

altri intagli; et una invernata che e’ nevicò in Fiorenza assai, gli fece fare di neve nel suo cortile una<br />

statua, che fu bellissima, onorando Michelagnolo di maniera per le virtù sue, che ‘l padre,<br />

cominciando a vedere che era stimato fra i grandi, lo rivestì molto più onoratamente che non soleva.<br />

Fece per la chiesa di Santo Spirito della città di Firenze un Crocifisso di legno, che si pose et è<br />

sopra il mezzo tondo dello altare maggiore, a compiacenza del priore, il quale gli diede comodità di<br />

stanze; dove molte volte scorticando corpi morti per studiare le cose di notomia, cominciò a dare<br />

perfezzione al gran disegno che gl’ ebbe poi. Avvenne che furono cacciati di Fiorenza i Medici, e<br />

già poche settimane innanzi Michelagnolo era andato a Bologna e poi a Venezia, temendo che non<br />

gli avvenisse, per essere familiare di Casa, qualche caso sinistro, vedendo l’insolenzie e mal modo<br />

di governo di Piero de’ Medici; e non avendo avuto in Venezia trattenimento, se ne tornò a

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