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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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Ma dopo questo, quantunque ogni piaz[z]a, come si è detto, et ogni contrada di suono e di canto e di<br />

gioco e di festa risonasse, perché la soverchia abbondanza non partorisse soverchia sazietà, avevano<br />

i magnanimi Signori, prudentissimamente le cose distribuendo, ordinato che in ciascuna domenica<br />

una delle più principali feste si rappresentasse. E per tal cagione e per maggiore agiatez[z]a de’<br />

riguardanti avevan fatto a guisa di teatro vestire le facce delle bellissime piaz[z]e di S. Croce e di S.<br />

Maria Novella con sicurissimi e capacissimi palchi, dentro a’ quali, perciò che vi furono<br />

rappresentati giuochi, in cui più i nobili giovani essercitandosi, che i nostri artefici in addobbargli,<br />

ebbero parte, semplicemente toccando di essi, dirò che altra volta vi fu da’ liberalissimi Signori con<br />

sei squadre di leggiadrissimi cavalieri, d’otto per squadra, fatto vedere il tanto dagli Spagnuoli<br />

celebrato giuoco di canne e di caroselli; avendo ciascuna d’esse, che tutte di tele d’oro e d’argento<br />

risplendevano, distinta, altra secondo l’antico abito de’ Castigliani, altra de’ Portoghesi, altra de’<br />

Mori, altra degl’Ungheri, altra de’ Greci et altra de’ Tartari, et in ultimo con pericoloso<br />

abbattimento morto, parte con le zagaglie e co’ cavalli, al costume pure spagnuolo, e parte con<br />

gl’uomini a piede e co’ cani, alcuni ferocissimi tori. Altra volta, rinovando l’antica pompa delle<br />

romane cacce, vi si vide con bellissimo ordine fuor d’un finto boschetto cacciare et uccidere da<br />

alcuni leggiadri cacciatori e da una buona quantità di diversi cani una moltitudine innumerabile (che<br />

a vicenda l’una spezie dopo l’altra veniva) prima di conigli e di lepri e di capriuoli e di volpi e<br />

d’istrici e di tassi, e poi di cervi e di porci e d’orsi, e fino ad alcuni sfrenati e tutti d’amor caldi<br />

cavalli; et ultimamente, come caccia di tutte l’altre più nobile e più superba, essendosi da una<br />

grandissima testugine e da una gran maschera di bruttissimo mostro, che ripiene d’uomini erano,<br />

con diverse ruote fatte qua e là camminare, più volte eccitato un molto fiero leone perché a battaglia<br />

con un bravissimo toro venisse, poi che conseguire non si potette, si vide finalmente l’uno e l’altro<br />

dalla moltitudine de’ cani e de’ cacciatori, non senza sanguinosa e lunga vendetta, abbattere et<br />

uccidere.<br />

Esercitavasi oltre a questo con leggiadrissima destrez[z]a e valore (secondo il costume) ciascuna<br />

sera la nobile gioventù della città al giuoco del calcio, proprio e peculiare di questa nazione; il quale<br />

ultimamente con livree ricchissime di tele d’oro in color rosso e verde, con tutti i suoi ordini (che<br />

molti e belli sono), fu una delle domeniche predette un de’ più graditi e de’ più leggiadri spettacoli<br />

che veder si potesse. Ma perché la variazione il più delle volte pare che piacere accresca alla<br />

maggior parte delle cose, con diversa mostra volse altra volta l’inclito [<strong>II</strong>. 943] Principe contentare<br />

l’aspettante popolo del suo tanto desiderato Trionfo de’ Sogni. L’invenzione del quale, quantunque<br />

andando egli in Alamagna a vedere l’altissima Sposa et a far reverenza all’imperialissimo<br />

Massimiliano Cesare et agl’altri augustissimi cognati, fusse da altri con gran dottrina e diligenza<br />

ordinata e disposta, si può dire nondimeno che da principio fusse parto del suo nobilissimo ingegno,<br />

capace di qualsivoglia sottile ed arguta cosa; con la quale, chi esseguì poi e che della canzone fu il<br />

compositore, dimostrar volse quella morale opinione espressa da Dante, quando dice nascere fra i<br />

viventi infiniti errori, perciò che molti a molte cose operare messi sono, a che non pare che per<br />

natura atti nati sieno, deviandosi per il contrario da quelle a cui, l’inclinazione della natura<br />

seguitando, attissimi esser potrebbero. Il che di dimostrare anch’egli si sforzò con cinque squadre di<br />

maschere che da cinque degl’umani, da lui reputati principali, desiderii eran guidate. Dall’Amore<br />

cioè, dietro a cui gl’amanti seguivano; e dalla Bellez[z]a, compresa sotto Narciso, seguitato da<br />

quelli che di troppo apparir belli si sforzano; e dalla Fama, che aveva per seguaci i troppo appetitosi<br />

di gloria; e da Plutone, denotante la Ricchez[z]a, dietro a cui si vedevano i troppo avidi et ingordi di<br />

essa; e da Bellona, che dagl’uomini guerreggiatori seguitata era, faccendo che la sesta squadra, che<br />

le cinque prescritte comprendeva et a cui tutte voleva che si referissero, fusse dalla Paz[z]ia guidata,<br />

con buona quantità de’ suoi seguaci anch’ella dietro, significar volendo che chi troppo e contro<br />

all’inclinazione della natura ne’ prescritti desiderii s’immerge (che sogni veramente e larve sono)<br />

viene ad essere in ultimo dalla Paz[z]ia preso e legato. E però all’amoroso, come cosa di festa e<br />

carnescialesca, questa opinion riducendo, rivolta alle giovani donne mostra che il gran padre Sonno<br />

sia con tutti i suoi ministri e compagni venuto per mostrar loro coi mattutini suoi sogni, che veraci<br />

son reputati, e che nelle cinque prime squadre (come si è detto) eran compresi, che tutte le prescritte

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