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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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Aveva il Vasari quell’anno finito di stampare l’opera delle Vite de’ Pittori, Scultori et Architettori<br />

in Fiorenza, e di niuno de’ vivi aveva fatto la Vita, ancorché ci fussi de’ vecchi, se non di<br />

Michelagnolo; e così gli presentò l’opera, che la ricevé con molta allegrezza: dove molti ricordi di<br />

cose aveva avuto dalla voce sua il Vasari, come da artefice più vecchio e di giudizio. E non andò<br />

guari che, avendola letta, gli mandò Michelagnolo il presente sonetto fatto da lui, il quale mi piace<br />

in memoria delle sue amorevolezze porre in questo luogo:<br />

Se con lo stile o coi colori avete<br />

Alla natura pareggiato l’arte,<br />

Anzi a quella scemato il pregio in parte,<br />

Ché ‘l bel di lei più bello a noi rendete,<br />

Poi che con dotta man posto vi sete<br />

A più degno lavoro, a vergar carte,<br />

Quel che vi manca a lei, di pregio parte,<br />

Nel dar vita ad altrui tutta togliete.<br />

Che se secolo alcuno mai contese<br />

In far bell’opre, almen cedale, poi<br />

Che convien ch’al prescritto fine arrive.<br />

Or le memorie altrui, già spente, accese<br />

Tornando, fate or che fien quelle e voi,<br />

Mal grado d’essa, eternalmente vive.<br />

Partì il Vasari per Fiorenza e lassò la cura a Michelagnolo del fare fondare a Montorio. Era messer<br />

Bindo Altoviti allora consolo della nazione fiorentina, molto amico del Vasari, che in su questa<br />

occasione gli disse che sarebbe bene di far condurre questa opera nella chiesa di San Giovanni de’<br />

Fiorentini, e che ne aveva già parlato con Michelagnolo, il quale favorirebbe la cosa, e sarebbe<br />

questo cagione di dar fine a quella chiesa. Piacque questo a messer Bindo, et essendo molto<br />

famigliare del Papa, gliene ragionò caldamente, mostrando che sarebbe stato bene che le sepolture e<br />

la cappella che Sua Santità faceva fare per Montorio, l’avesse fatte nella chiesa di San Giovanni de’<br />

Fiorentini, aggiugnendo che ciò sarebbe cagione che con questa occasione e sprone la nazione<br />

farebbe spesa tale che la chiesa arebbe la sua fine; e se Sua Santità facesse la cappella maggiore, gli<br />

altri mercanti [<strong>II</strong>. 756] farebbono sei cappelle e poi di mano in mano il restante. Là dove il Papa si<br />

voltò d’animo, et ancora che ne fussi fatto modello e prezzo, andò a Montorio e mandò per<br />

Michelagnolo, al quale ogni giorno il Vasari scriveva et aveva, secondo l’occasione delle faccende,<br />

risposta da lui. Scrisse adunque al Vasari Michelagnolo, al primo dì d’agosto 1550, la mutazione<br />

che aveva fatto il Papa, e son queste le parole istesse di sua mano:<br />

Messer Giorgio mio caro. Circa al rifondare a San Piero a Montorio, come il Papa non volse intendere,<br />

non ve ne scrissi niente, sapendo voi essere avisato dall’uomo vostro di qua. Ora mi accade dirvi quello<br />

che segue, e questo è che ier mattina, sendo il Papa andato a detto Montorio, mandò per me: riscontra’<br />

lo in sul ponto che tornava. Ebbi lungo ragionamento seco circa le sepolture allogatevi, et all’ultimo mi<br />

disse che era risoluto non volere mettere dette sepolture in su quel monte, ma nella chiesa de’ Fiorentini;<br />

richiesemi di parere e di disegno, et io ne lo confortai assai, stimando che per questo mezzo detta chiesa<br />

s’abbia a finire. Circa le vostre tre ricevute, non ho penna da rispondere a tante altezze; ma se avessi<br />

caro di essere in qualche parte quello che mi fate, non l’arei caro per altro, se non perché voi avessi un<br />

servidore che valessi qualcosa. Ma io non mi maraviglio, sendo voi risucitatore di uomini morti, che voi<br />

allunghiate vita ai vivi, overo che i mal vivi furiate per infinito tempo alla morte. E per abreviare, io son<br />

tutto, come son, vostro Michelagnolo Buonaruoti in Roma.<br />

Mentre che queste cose si travagliavano e che la nazione cercava di far danari, nacquero certe<br />

difficultà: per che non conclusero niente e così la cosa si raffreddò. Intanto, avendo già fatto il<br />

Vasari e l’Ammannato cavare a Carrara tutti i marmi, se ne mandò a Roma gran parte, e così

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