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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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Udine, divino, il quale per lo stucco della tribuna, insieme con altri suo lavoranti et ancora maestri<br />

fiorentini, vi lavorò. Laonde con sollecitudine cercarono di dare fine a tanta impresa.<br />

Per che volendo Michelagnolo [<strong>II</strong>. 744] far porre in opera le statue, in questo tempo al Papa venne<br />

in animo di volerlo appresso di sé, avendo desiderio di fare la facciata della cappella di Sisto, dove<br />

egli aveva dipinto la volta a Giulio <strong>II</strong> suo nipote; nelle quali facciate voleva Clemente che nella<br />

principale, dove è l’altare, vi si dipignessi il Giudizio universale, acciò potessi mostrare in quella<br />

storia tutto quello che l’arte del disegno poteva fare; e nell’altra dirimpetto, sopra la porta<br />

principale, gli aveva ordinato che vi facessi quando per la sua superbia Lucifero fu dal cielo<br />

cacciato e precipitati insieme nel centro dello inferno tutti quegli Angeli che peccarono con lui.<br />

Delle quali invenzioni molti anni innanzi s’è trovato che aveva fatto schizzi Michelagnolo e varii<br />

disegni, un de’ quali poi fu posto in opera nella chiesa della Trinità di Roma da un pittore ciciliano,<br />

il quale stette molti mesi con Michelagnolo a servirlo e macinar colori. Questa opera è nella croce<br />

della chiesa alla cappella di San Gregorio, dipinta a fresco, che, ancora che sia mal condotta, si vede<br />

un certo che di terribile e di vario nelle attitudini e groppi di quegli ignudi che piovono dal cielo e<br />

de’ cascati nel centro della terra, conversi in diverse forme di diavoli molto spaventate e bizzarre; et<br />

è certo capricciosa fantasia. Mentre che Michelagnolo dava ordine a far questi disegni e cartoni<br />

della prima facciata del Giudizio, non restava giornalmente essere alle mani con gli agenti del Duca<br />

d’Urbino, dai quali era incaricato aver ricevuto da Giulio <strong>II</strong> 16 mila scudi per la sepoltura, e non<br />

poteva soportare questo carico: e desiderava finirla un giorno, quantunque e’ fussi già vecchio, e<br />

volentieri se ne sarebbe stato a Roma, poi che senza cercarla gli era venuta questa occasione per non<br />

tornare più a Fiorenza, avendo molta paura del duca Alessandro de’ Medici, il quale pensava gli<br />

fusse poco amico; per che, avendogli fatto intendere per il signor Alessandro Vitegli che dovessi<br />

vedere dove fussi miglior sito per fare il castello e cittadella di Fiorenza, rispose non vi volere<br />

andare, se non gli era comandato da papa Clemente. Finalmente fu fatto lo accordo di questa<br />

sepoltura, e che così finissi in questo modo: che non si facessi più la sepoltura isolata in forma<br />

quadra, ma solamente una di quelle facce sole, in quel modo che piaceva a Michelagnolo, e che<br />

fussi obligato a metterci di sua mano sei statue; et in questo contratto, che si fece col Duca<br />

d’Urbino, concesse Sua Eccellenzia che Michelagnolo fussi obligato a papa Clemente quattro mesi<br />

dell’anno, o a Fiorenza o dove più gli paresse adoperarlo. Et ancora che paressi a Michelagnolo<br />

d’esser quietato, non finì per questo; perché desiderando Clemente di vedere l’ultima pruova delle<br />

forze della sua virtù, lo faceva attendere al cartone del Giudizio. Ma egli, mostrando al Papa di<br />

essere occupato in quello, non restava però con ogni poter suo, e segretamente lavorava sopra le<br />

statue che andavano a detta sepoltura.<br />

Successe l’anno 1533 la morte di papa Clemente, dove a Fiorenza si fermò l’opera della Sagrestia e<br />

Libreria, la quale, con tanto studio cercando si finisse, pure rimase imperfetta. Pensò veramente<br />

allora Michelagnolo essere libero e potere attendere a dar fine alla sepoltura di Giulio <strong>II</strong>. Ma<br />

essendo creato Paulo Terzo, non passò molto che, fattolo chiamare a sé, oltra al fargli carezze et<br />

offerte, lo ricercò che dovessi servirlo e che lo voleva appresso di sé. Ricusò questo Michelagnolo,<br />

dicendo che non poteva fare, essendo per contratto obligato al Duca d’Urbino finché fussi [<strong>II</strong>. 745]<br />

finita la sepoltura di Giulio. Il Papa ne prese còllora, dicendo: “Io ho avuto 30 anni questo desiderio,<br />

et ora che son Papa non me lo caverò? Io straccerò il contratto e son disposto che tu mi serva a ogni<br />

modo”. Michelagnolo, veduto questa risoluzione, fu tentato di partirsi da Roma et in qualche<br />

maniera trovar via da dar fine a questa sepoltura. Tuttavia temendo, come prudente, della grandezza<br />

del Papa, andava pensando trattenerlo di sodisfarlo di parole, vedendolo tanto vecchio, finché<br />

qualcosa nascesse. Il Papa, che voleva far fare qualche opera segnalata a Michelagnolo, andò un<br />

giorno a trovarlo a casa con dieci cardinali, dove e’ volse veder tutte le statue della sepoltura di<br />

Giulio, che gli parsono miracolose, e particolarmente il Moisè, che dal cardinale di Mantova fu<br />

detto che quella sol figura bastava a onorare papa Giulio; e veduto i cartoni e ‘ disegni che ordinava<br />

per la facciata della Cappella, che gli parvono stupendi, di nuovo il Papa lo ricercò con istanzia che<br />

dovessi andare a servirlo, promettendogli ch’e’ farebbe che ‘l Duca d’Urbino “si contenterà di tre<br />

statue, e che l’altre si faccin fare con suo modegli a altri eccellenti maestri”. Per il che, procurato

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