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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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Capricorno nato sia, e lasciamo il trattare che nella medesima giovenile età fussero quasi<br />

inaspettatamente al principato assunti, e lasciamo delle più importanti vittorie conseguite dall’uno e<br />

dall’altro ne’ primi giorni d’agosto, e di vedersi poi le medesime complessioni e nature nelle cose<br />

familiari e dimestiche, e della singolare affezione verso le mogli, se non che ne’ figliuoli, e<br />

nell’assunzione al principato, e forse in molt’altre cose, crederrei che più felice d’Augusto potesse<br />

questo fortunato Duca reputarsi: ma non si vede egli nell’uno e nell’altro un ardentissimo e molto<br />

straordinario desiderio di fabbricare et abbellire e di proccurare che altri fabbrichi et abbellisca?<br />

Talché, se quegli disse aver trovato Roma di mattoni e lasciarla di saldissime pietre fabbricata, e<br />

questi non men veridicamente potrà dire di aver Fiorenza ben di pietre e vaga e bella ricevuta, ma di<br />

gran lunga lasciarla a’ successori e più vaga e più bella e di qualsivoglia leggiadro e magnifico e<br />

comodo ornamento accresciuta e colmata.<br />

Per espressione delle quai cose in ciascuna lunetta delle soprascritte logge si vedeva con i debiti<br />

ornamenti e con singolar grazia accomodato un ovato, nell’un de’ quali si scorgeva la tanto<br />

necessaria fortificazione di Porto Ferraio nell’Elba, con molte galee e navi che dentro sicure di<br />

starvi sembravano, e la magnanima edificazione nel medesimo luogo della città, dall’edificator suo<br />

Cosmopoli detta, con un motto dentro all’ovato dicente: ILVA RENASCENS, e l’altro nel rigirante<br />

cartiglio che diceva: TUSCORUM ET LIGURUM SECURITATI. Sì come nel secondo si vedeva<br />

l’utilissima e vaghissima fabbrica in cui la maggior parte de’ più nobili Magistrati ridur si debbano,<br />

che da lui di contro alla Zecca fa fabbricarsi e che oramai a buon termine si vede ridotta, sopra cui<br />

rigira quel sì lungo e sì commodo corridore del quale di sopra s’è detto, per opera del medesimo<br />

Duca in questi giorni con somma velocità fabbricato, con il motto che anch’egli diceva:<br />

PUBLICAE COMMO<strong>DI</strong>TATI. [<strong>II</strong>. 933] E sì come nel terzo si vedeva similmente, col solito corno<br />

di dovizia nella sinistra mano e con una antica insegna militare nella destra, la Concordia, a’ cui<br />

piedi un Leone et una Lupa, notissimi vessilli di Fiorenza e di Siena, sembravano di pacificamente e<br />

quiete starsi, con il motto alla materia accomodato, dicente: HETRURIA PACATA. Ma nel quarto<br />

si vedeva il ritratto della descritta oriental colonna di granito con la Giustizia in cima, quale sotto il<br />

suo fortunato scettro può ben dirsi che inviolabile e dirittamente s’osservi, con il motto dicente:<br />

IUSTITIA VICTRIX. Sì come nel quinto si vedeva un feroce Toro con ambe le corna rotte,<br />

volendo, come dell’Acheloo già si disse, denotare il commodissimo diriz[z]amento da lui in molti<br />

luoghi fatto del fiume d’Arno, con il motto: IMMINUTUS CREVIT. Nel sesto poi si vedeva il<br />

superbissimo palazzo che già fu da messer Luca Pitti, con meraviglia di tanta magnanimità in<br />

privato cittadino e con realissimo animo e grandez[z]a, cominciato, e che oggi si fa dal<br />

magnanimissimo Duca con incomparabil cura et artifizio non pure a perfezion ridurre, ma<br />

gloriosamente e meravigliosamente accrescere et abbellire con fabbrica non pure stupenda ed<br />

eroica, ma con grandissimi e delicatissimi giardini pieni di copiosissime fontane, e con una<br />

innumerabile quantità di nobilissime statue antiche e moderne che vi ha di tutto ‘l mondo fatte<br />

ridurre; il che dal motto era espresso dicendo: PULCHRIORA LATENT. Ma nel settimo si vedeva<br />

dentro ad una gran porta molti libri in varie guise posti, con il motto nel cartiglio dicente:<br />

PUBLICAE UTILITATI, volendo denotare la gloriosa cura da molti della famiglia de’ Medici, ma<br />

massimamente dal liberalissimo Duca, usata in raccorre e con util diligenza conservare una<br />

meravigliosa quantità di rarissimi libri di tutte le lingue, novellamente nella vaghissima Libreria di<br />

San Lorenzo, da Clemente Settimo cominciata e da Sua Eccellenzia fornita, ridotti. Sì come<br />

nell’ottavo sotto la figura di due mani, che più mostravano di legarsi quanto più di sciorre un nodo<br />

pareva che si sforzassero, si denotava, con l’amorevol renunzia da lui fatta all’amabilissimo<br />

Principe, la difficultà, o per meglio dire impossibilità, che ha di distrigarsi chi una volta a’ governi<br />

degli Stati mette le mani; il che dichiarava il motto, dicendo: EXPLICANDO IMPLICATUR. Ma<br />

nel nono si vedeva la descritta fontana di Piaz[z]a con la rarissima statua del Nettunno e con il<br />

motto: OPTABILIOR QUO MELIOR, denotando non pure l’ornamento della predetta grandissima<br />

statua e fontana, ma l’utile et il commodo che con l’acque, che continuamente va conducendo, sarà<br />

alla città in poco tempo per partorire. Nel decimo poi si vedeva la magnanima creazione della<br />

novella Religion di Santo Stefano, espressa con la figura del medesimo Duca, che armato sembra di

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