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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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porgere con l’una mano a un armato Cavaliere sopra un altare una spada, e con l’altra una delle lor<br />

croci, con il motto dicente: VICTOR <strong>VINCI</strong>TUR. E come nell’undicesimo similmente, sotto la<br />

figura del medesimo Duca che parlamentava secondo l’antico costume a molti soldati, s’esprimeva<br />

la da lui ben ordinata e ben conservata milizia nelle sue valorose Bande, [<strong>II</strong>. 934] con il motto che<br />

questo denotava, dicente: RES MILITARIS CONSTITUTA. Ma nel dodicesimo poi con le sole<br />

parole di MUNITA TUSCIA, senza altro corpo, si dimostravan le molte fortificazioni ne’ più<br />

bisognosi luoghi dello Stato dal prudentissimo Duca fatte, aggiugnendo con gran moralità nel<br />

cartiglio: SINE IUSTITIA IMMUNITA. Sì come nel tredicesimo in simil guisa senz’altro corpo si<br />

leggeva: SICCATIS MARITIMIS PALU<strong>DI</strong>BUS ; il che in molti luoghi, ma nel fertile contado di<br />

Pisa, può massimamente con sua infinita gloria vedersi. E perché la meritata lode del tutto con<br />

silenzio non si trapassasse dell’avere alla patria sua Fiorenza gloriosamente ricondotte e rese le per<br />

altri tempi perdute artiglierie ed insegne, nel quattordicesimo ed ultimo si vedevano alcuni soldati,<br />

di esse carichi, tutti baldanzosi e lieti verso lui ritornare, con il motto per dichiarazione che diceva:<br />

SIGNIS RECEPTIS. A soddisfazione poi de’ forestieri e de’ molti signori alamanni massimamente,<br />

che in grandissimo numero per onore di Sua Altezza, e con l’eccellentissimo duca di Baviera il<br />

giovane, suo nipote, venuti vi erano, si vedeva sotto le prescritte lunette con bellissimo spartimento<br />

ritratte, che naturali parevano, molte delle principali città e d’Austria e di Boemia e d’Ungheria e<br />

del Tiruolo, e degl’altri Stati sottoposti all’augustissimo suo fratello.<br />

DELLA SALA E DELLA COMME<strong>DI</strong>A<br />

Ma nella gran sala per l’agiatissime scale ascendendo, in cui la prima e principalissima festa et il<br />

principalissimo e nupzial convito fu celebrato, lasciando il ragionare dello stupendo e<br />

pomposissimo palco (mirabile per la varietà e moltitudine delle rarissime istorie di pittura, e<br />

mirabile per l’ingegnosissima invenzione e per i ricchissimi spartimenti e per l’infinito oro di che<br />

tutto risplender si vede, ma molto più mirabile perciò che per opera d’un solo pittore è stato in<br />

pochissimo tempo condotto), e dell’altre cose solo a questo luogo appartenenti trattando, dico che<br />

veramente non credo che in queste nostre parti si abbia notizia di veruna altra sala maggiore o più<br />

sfogata di questa, ma senza dubbio né più bella né più ricca né più adorna né con maggiore<br />

agiatezza accomodata di quel che ella si vide quel giorno che la Commedia fu recitata, credo che<br />

impossibile a ritrovare al tutto sarebbe. Perciò che, oltre alle grandissime facciate, in cui con<br />

graziosi spartimenti (non senza poetica invenzione) si vedevano da natural ritratte le principali<br />

piaz[z]e delle più nobili città di Toscana, et oltre alla vaghissima e grandissima tela di diversi<br />

animali in diversi modi cacciati e presi dipinta, che, da un gran cornicione sostenuta, nascondendo<br />

dietro a sé la prospettiva, in tal guisa l’una delle teste formava che pareva che la gran sala la debita<br />

proporzione avesse, tali furono e sì bene accomodati i gradi che intorno la rigiravano, e tal vaghe[<strong>II</strong>.<br />

935]z[z]a resero quel giorno l’ornatissime donne, che in grandissimo numero e delle più belle e<br />

delle più nobili e delle più ricche convitate vi furono, e tale i signori e ‘ cavalieri e gl’altri<br />

gentiluomini che sopra essi e per il restante della stanza accomodati erano, che senza dubbio, accese<br />

le capricciosissime lumiere al cascar della prescritta tela, scuoprendosi la luminosa prospettiva, ben<br />

parve che il paradiso con tutti i cori degl’Angeli si fusse in quello instante aperto; la qual credenza<br />

fu meravigliosamente accresciuta da un soavissimo e molto maestrevole e molto pieno concento<br />

d’instrumenti e di voci che da quella parte si sentì poco dopo prorompere. Nella qual prospettiva,<br />

sfondando molto ingegnosamente con la parte più lontana per la dirittura del ponte e terminando nel<br />

fine della strada che via Maggio si chiama, nelle parti più vicine si veniva a rappresentare la<br />

bellissima contrada di Santa Trinita. Nella quale, et in tante altre e sì meravigliose cose, poi che<br />

gl’occhi de’ riguardanti lasciati sfogare per alquanto spazio si furono, dando desiderato e grazioso<br />

principio al PRIMO INTERME<strong>DI</strong>O della Commedia, cavato, come tutti gl’altri, da quella

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