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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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IMPER<strong>II</strong>S AUXERE SUIS CERTAQUE SALUTE.<br />

NAM SEMEL ITALIAM DONARUNT AUREA SECLA<br />

CONIUGIO AUGUSTO DECORANT NUNC ET MAGE FIRMANT.<br />

[<strong>II</strong>. 919] Essendogli di sopra, in luogo d’istoria e di quadro, in due ovati dipinte le due imprese del<br />

fortunato Duca, cioè il Capricorno con le sette stelle e col FIDUCIA FATI, e la Donnola con il<br />

motto dell’AMAT VICTORIA CURAM dell’eccellentissimo Principe. Erano poi nelle tre nicchie,<br />

che nelle tre facce seguenti venivano, le statue de’ tre Pontefici massimi che sono di quella famiglia<br />

usciti, venuti anch’essi tutti lieti ad intervenire ed onorare cotanta festa, quasi che ogni favore<br />

umano e divino et ogni eccellenzia d’arme e di lettere, e di prudenza e di religione et ogni sorte<br />

d’imperio fusse a gara concorso a fare auguste e felici quelle splendidissime noz[z]e. Et erano<br />

questi Pio Quarto, poco innanzi a miglior vita trapassato, sopra il cui capo nella sua istoria dipinto si<br />

vedeva come, dopo che a Trento furono terminate le intricate dispute e fornito il sagrosanto<br />

Concilio, i due cardinali legati gli presentavano gl’inviolabili Decreti di quello; sì come in quella di<br />

Leon Decimo si vedeva l’abboccamento da lui fatto con Francesco Primo re di Francia, per il quale<br />

con prudentissimo consiglio raffrenò l’impeto di quel bellicoso e vittorioso Principe, sì che non<br />

mise sotto sopra, come arebbe per avventura fatto e certo poteva fare, tutta l’Italia; et in quella di<br />

Clemente Settimo la coronazione da lui fatta in Bologna del gran Carlo Quinto. Ma nell’ultima<br />

faccia poi, percuotendo nell’acuto angolo delle case de’ Carnesecchi, dal quale veniva non poco la<br />

dirittura della faccia dell’ottangolo intercisa, con artifizio nondimeno grazioso e vago si fece, a<br />

sembianza dell’altro, ma alquanto in fuori, rigirare un altro maestrevole epitaffio, che diceva:<br />

PONTIFICES SUMMOS ME<strong>DI</strong>CUM DOMUS ALTA LEONEM,<br />

CLEMENTEM DEINCEPS, E<strong>DI</strong><strong>DI</strong>T INDE PIUM.<br />

QUID TOT NUNC REFERAM INSIGNES PIETATE VEL ARMIS<br />

MAGNANIMOSQUE DUCES EGREGIOSQUE VIROS?<br />

GALLORUM INTER QUOS LATE REGINA REFULGET.<br />

HAEC REGIS CONIUX, HAEC EADEM GENITRIX.<br />

Quasi tale era di dentro il prescritto teatro, il quale, benché assai minutamente descritto paia, non<br />

per ciò resta che una infinità d’altri ornamenti di pitture, d’imprese e di mille bellissime e<br />

bizarrissime fantasie, che per le cornici doriche e per molti vani, che secondo l’occasione poste<br />

erano e che facevano di sé ricchissima e graziosissima vista, come non essenziali, per non tediare il<br />

per avventura stanco lettore, lasciate non si sieno, potendosi chi di sì fatte cose di diletta<br />

immaginare, che nessuna parte rimanesse che con somma maestria e con sommo giudizio e con<br />

infinita leggiadria condotta non fusse, dando vaghissimo e piacevolissimo fine all’altez[z]a sua le<br />

molt’armi che proporzionatamente scompartite si vedevano; e queste erano: Medici ed Austria per<br />

l’illustrissimo Principe e Sposo con Sua Altezza; Medici e Tolledo per lo Duca padre; Medici et<br />

Austria un’altra volta, conosciuta per le tre penne esser dell’antecessor suo Alessandro; e Medici e<br />

Bologna di Piccardia per Lorenzo duca d’Urbino; e Medici e Savoia per lo duca Giuliano; e Medici<br />

et Orsini per il doppio parentado di Lorenzo il Vecchio e di Piero suo figliuolo; e Medici e Vipera<br />

per il già detto Giovanni, marito di Caterina Sforza; e Medici e Salviati per il glorioso signor<br />

Giovanni suo figliuolo; e [<strong>II</strong>. 920] Francia e Medici per la serenissima Regina; e Ferrara e Medici<br />

per lo Duca con una delle sorelle dell’eccellentissimo Sposo; et Orsini e Medici per l’altra<br />

gentilissima sorella maritata all’illustrissimo signor Paulo Giordano duca di Bracciano.<br />

Resta ora a descrivere l’uscita del teatro e l’ultima parte di quella, la quale corrispondendo con la<br />

grandezza, con la proporzione e con ciascuna altra sua parte alla prima detta entrata, crederrò che<br />

poca fatica ci resterà a dimostrarla a discreto lettore; eccetto però che nell’arco, che per faccia di<br />

questa era e che verso Santa Maria del Fiore riguardava, come luogo meno principale, era stato<br />

senza statue e con alquanto minor magnificenzia fabricato, avendo in lor vece sopra l’arco messo un<br />

grandissimo epitaffio dicente:

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