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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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carro, tirato da due molto grandi e molto propriamente figurate aquile, si vedeva poi, sì come<br />

degl’altri s’è detto, camminare Bellorofonte di reale [<strong>II</strong>. 959] abito e di real diadema adorno, per<br />

accennamento della cui favola sopra la prescritta diadema si vedeva la da lui uccisa Chimera,<br />

avendo in sua compagnia il giovane Perseo, di Giove e di Danae disceso, con la solita testa di<br />

Medusa in mano e con il solito coltello al fianco; e con loro il prescritto Epafo, che una testa<br />

d’africano elefante per cappello aveva. Ma Ercole, di Giove e di Alcmena nato, con l’usata pelle del<br />

leone e con l’usata clava si vedeva dopo costoro venire, et in sua compagnia avere Scita, il fratello<br />

(benché di altra madre nato), ritrovator primo dell’arco e delle saette, per lo che di esse si vedeva<br />

che le mani et il fianco adornato s’era. Ma dopo questi si vedevano i due graziosi gemelli Castore e<br />

Polluce, non meno vagamente sopra due lattati et animosi corsieri in militare abito cavalcare,<br />

avendo ciascuno sopra la celata, che l’una d’otto e l’altra di diece stelle era conspersa, una<br />

splendida fiammella per cimiere, accennando alla salutevol luce, che oggi di Santo Ermo è detta,<br />

che a’ marinari per segno della cessata tempesta apparir suole, e per le stelle significar volendo<br />

come in cielo da Giove, per il segno di Gemini, collocati furono. La Giustizia poi, bella e giovane,<br />

che una deforme e brutta femmina con un bastone battendo finalmente strangolava, si vedeva dopo<br />

costoro venire, alla quale quattro degli Dei Penati, due maschi e due femmine, facevano compagnia;<br />

dimostrando questi, benché in abito barbaresco e stravagante, e benché con un frontespizio in testa<br />

che, con la base all’insù volta, le teste d’un giovane e d’un vecchio sosteneva, per l’aurata catena,<br />

che al collo con un cuore attaccato avevano, e per le lunghe et ample e pompose vesti, d’esser<br />

persone molto gravi e di molto et alto consiglio. Il che con gran ragione fu fatto, poiché di Giove<br />

consiglieri furono dagl’antichi scrittori reputati. Ma i due Palici, di Giove e di Talia nati, di leonati<br />

drappi adorni e di diverse spighe inghirlandati, con un altare in mano per ciascuno si vedevano dopo<br />

costoro camminare, co’ quali Iarba re di Getulia, del medesimo Giove figliuolo, di bianca benda<br />

cinto e con una testa di leone sopravi un cocodrillo per cappello, contesto nell’altre parti di foglie di<br />

canna e di papiro e di diversi mostri, e con lo scettro et una fiamma d’acceso fuoco in mano,<br />

accompagnato s’era. Ma Xanto, il troiano Fiume, di Giove pur figliuolo anch’egli, sotto umana<br />

forma, ma tutto giallo e tutto ignudo e tutto toso, con il versante vaso in mano, e Sarpedone re di<br />

Licia, suo fratello, con maestrevole abito e con un monticello in mano, di leoni e di serpenti pieno,<br />

si vedevano dopo loro venire: chiudendo in ultimo l’ultima parte della grande squadra quattro<br />

armati Cureti, che le spade assai sovente l’una con l’altra percuotevano, rinovando per ciò la<br />

memoria del monte Ida, ove Giove fu per loro opera dal vorace Saturno salvato, nascondendo con lo<br />

strepito dell’armi il vagito del tenero fanciullo. Fra ‘ quali in ultimo e con l’ultima coppia per<br />

maggior dignità si vide, con l’ali e senza piedi, quasi regina degl’altri, con molto fasto e grandezza<br />

la superba Fortuna altieramente venire.<br />

CARRO SESTO <strong>DI</strong> MARTE<br />

[<strong>II</strong>. 960] Ma Marte, il bellicoso e fiero Dio, di lucidissime armi coperto, ebbe il sesto non poco<br />

adorno e non poco pomposo carro, da due feroci e molto a’ veri simiglianti lupi tirato, in cui la<br />

moglie Nereine e la figliuola Evadne, di basso rilievo figuratevi, facevano spartimento a tre delle<br />

sue favole che, come degl’altri s’è detto, dipinte vi erano. Per la prima delle quali, in vendetta della<br />

violata Alcippe, si vedeva da lui uccidere il misero figliuolo di Nettunno Alirtozio; e per la seconda,<br />

in sembiante tutto amoroso, si vedeva giacere con Rea Silvia e generarne i due gran conditori di<br />

Roma Romulo e Remo; sì come per la terza et ultima si vedeva rimanere (quale a’ suoi seguaci<br />

assai sovente avviene) miseramente prigione degl’empi Oto et Efialte. Ma innanzi al carro, per le<br />

prime figure che precedendo cavalcavano, si vedevano poi due de’ suoi sacerdoti Salii, de’ soliti<br />

scudi ancili e delle solite armi e vesti coperti et adorni, mettendo loro in testa in vece di celata due<br />

cappelli a sembianza di conii; e si vedevano esser seguitati dai predetti Romulo e Remo, a guisa di

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