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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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l’antiche, né anco così bianca. Per lo che andò pensando dovere essere necessario mescolare con la<br />

calcina di trevertino bianca, in cambio di pozzolana, alcuna cosa che fusse di color bianco; per che,<br />

dopo aver provato alcun’altre cose, fatto pestare scaglie di trevertino, trovò che facevano assai bene;<br />

ma tuttavia era il lavoro livido e non bianco, e ruvido e granelloso. Ma finalmente fatto pestare<br />

scaglie del più bianco marmo che si trovasse, ridottolo in polvere sottile e stacciatolo, lo mescolò<br />

con calcina di trevertino bianco, e trovò che così veniva fatto senza dubbio niuno il vero stucco<br />

antico con tutte quelle parti che in quello aveva disiderato. Della qual cosa molto rallegratosi,<br />

mostrò a Raffaello quello che avea fatto; onde egli, che allora facea, come s’è detto, per ordine di<br />

papa Leone X le logge del palazzo papale, vi fece fare a Giovanni tutte quelle volte di stucchi, con<br />

bellissimi ornamenti, ricinti di grottesche simili all’antiche, e con vaghissime e capricciose<br />

invenzioni, piene delle più varie e stravaganti cose che si possano imaginare. E condotto di mezzo e<br />

basso rilievo tutto quell’ornamento, lo tramezzò poi di storiette, di paesi, di fogliami e varie<br />

fregiature, nelle quali fece lo sforzo quasi di tutto quello che può far l’arte in quel genere. Nella qual<br />

cosa egli non solo paragonò gl’antichi, ma, per quanto si può giudicare dalle cose che si son vedute,<br />

gli superò; perciò che quest’opere di Giovanni per bellezza di disegno, invenzione di figure e<br />

colorito, o lavorate di stucco o dipinte, sono senza comparazione migliori che quell’antiche, le quali<br />

si veggiono nel Colosseo e dipinte alle Terme di Diocleziano et in altri luoghi. Ma dove si possono<br />

in altro luogo vedere uccelli dipinti che più sieno, per dir così, al colorito, alle piume e in tutte<br />

l’altre parti vivi e veri, di quelli che sono nelle fregiature e pilastri di quelle logge? I quali vi sono di<br />

tante sorti di quante ha saputo fare la natura: alcuni in un modo et altri in altro, e molti posti sopra<br />

mazzi, spighe e panocchie, non pur di grani, migli e saggine, ma di tutte la maniere biade, legumi e<br />

frutti che ha, per bisogno e nutrimento degl’uccelli, in tutti i tempi prodotti la terra. Similmente de’<br />

pesci e tutti animali dell’acqua e mostri marini che Giovanni fece nel medesimo luogo, per non<br />

potersi dir tanto che non sia poco, fia meglio passarla con silenzio che mettersi a volere tentare<br />

l’impossibile. Ma che dirò del[<strong>II</strong>. 579]le varie sorti di frutti e di fiori che vi sono senza fine e di tutte<br />

le maniere, qualità e colori che in tutte le parti del mondo sa produrre la natura in tutte le stagioni<br />

dell’anno? E che parimente d’i varii instrumenti musicali che vi sono naturalissimi E chi non sa,<br />

come cosa notissima, che avendo Giovanni in testa di questa loggia, dove anco non era risoluto il<br />

Papa che fare vi si dovesse di muraglia, dipinto, per accompagnare i veri della loggia, alcuni<br />

balaustri, e sopra quelli un tapeto: chi non sa, dico, bisognandone un giorno uno in fretta per il Papa<br />

che andava in Belvedere, che un palafreniero, il quale non sapeva il fatto, corse da lontano per<br />

levare uno di detti tapeti dipinti, e rimase ingannato? Insomma si può dire, con pace di tutti gl’altri<br />

artìfici, che, per opera così fatta, questa sia la più bella, la più rara e più eccellente pittura che mai<br />

sia stata veduta da occhio mortale. Et ardirò oltre ciò d’affermare questa essere stata cagione che<br />

non pure Roma, ma ancora tutte l’altre parti del mondo si sieno ripiene di questa sorte pitture.<br />

Perciò che, oltre all’essere stato Giovanni rinovatore e quasi inventore degli stucchi e dell’altre<br />

grottesche, da questa sua opera, che è bellissima, hanno preso l’esempio chi n’ha voluto lavorare,<br />

senzaché i giovani che aiutarono a Giovanni, i quali furono molti, anzi infiniti, in diversi tempi,<br />

l’imparorono dal vero maestro e ne riempierono tutte le province. Seguitando poi Giovanni di fare<br />

sotto queste logge il primo ordine da basso, fece con altro e diverso modo gli spartimenti de’ stucchi<br />

e delle pitture nelle facciate e volte dell’altre logge; ma nondimeno anco quelle furon bellissime per<br />

la vaga invenzione de’ pergolati finti di canne in varii spartimenti, e tutti pieni di viti cariche d’uve,<br />

di vitalbe, di gelsomini, di rosai e di diverse sorti animali e uccelli. Volendo poi papa Leone far<br />

dipignere la sala dove sta la guardia de’ Lanzi al piano di dette logge, Giovanni, oltre alle fregiature<br />

che sono intorno a quella sala, di putti, leoni, armi papali e grotesche, fece per le facce alcuni<br />

spartimenti di pietre mischie finte di varie sorti e simili all’incrostature antiche che usarono di fare i<br />

Romani alle loro Terme, tempî et altri luoghi, come si vede nella Ritonda e nel portico di S. Piero.<br />

In un altro salotto a canto a questo, dove stavano i cubicularii, fece Raffaello da Urbino in certi<br />

tabernacoli alcuni Apostoli di chiaro scuro, grandi quanto il vivo e bellissimi; e Giovanni sopra le<br />

cornici di quell’opera ritrasse di naturale molti papagalli di diversi colori, i quali allora aveva Sua<br />

Santità, e così anco babuini, gattimamoni, zibetti et altri bizarri animali. Ma quest’opera ebbe poca

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