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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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statua, che è togata, e parte armata all’antica e parte alla moderna, deve essere portata e posta a<br />

Guastalla per memoria di esso don Ferrante, capitano valorosissimo. Il medesimo ha fatto, come s’è<br />

detto in altro luogo, la sepoltura del signore Giovanni Iacopo Medici, marchese di Marignano,<br />

fratello di papa Pio Quarto, che è posta nel Duomo di Milano, lunga ventotto palmi incirca et alta<br />

quaranta. Questa è tutta di marmo di Carrara et ornata di quattro colonne: due nere e bianche, che<br />

come cosa rara furono dal Papa mandate da Roma a Milano, e due altre maggiori, che sono di pietra<br />

macchiata, simile al diaspro; le quali tutte e quattro sono concordate sotto una medesima cornice<br />

con artifizio non più usato, come volle quel Pontefice, che fece fare il tutto con ordine di<br />

Michelagnolo, eccetto però le cinque figure di bronzo che vi sono di mano di Lione. La prima delle<br />

quali, maggiore di tutte, è la statua di esso Marchese, in piedi e maggiore del vivo, che ha nella<br />

destra il bastone del generalato, e l’altra sopra un elmo che è in sur un tronco molto riccamente<br />

ornato. Alla sinistra di questa è una statua minore, per la Pace, et alla destra un’altra fatta per la<br />

Virtù militare; e queste sono a sedere et in aspetto tutte meste e dogliose. L’altre due, che sono in<br />

alto, una è la Providenza e l’altra la Fama; e nel mezzo, al pari di queste, è in bronzo una bellissima<br />

Natività di Cristo di basso rilievo. In fine di tutta l’opera sono due figure di marmo che reggono<br />

un’arme di palle di quel signore. Questa opera fu pagata scudi 7800, secondo che furono d’accordo<br />

in Roma l’illustrissimo cardinal Morone et il signor Agabrio Serbelloni. Il medesimo ha fatto al<br />

signor Giovambatista Castaldo una statua, pur di bronzo, che dee esser posta in non so qual<br />

monasterio, con alcuni ornamenti. Al detto re Catolico ha fatto un Cristo di marmo, alto più di tre<br />

braccia, con la croce e con altri misteri della Passione, che è molto lodato. E finalmente ha fra mano<br />

la statua del signor Alfonso Davalo, marchese famosissimo del Guasto, statagli allogata dal<br />

marchese di Pescara suo figliuolo, alta quattro braccia, e da dover riuscire ottima figura di getto per<br />

la diligenza che mette in farla e buona fortuna che ha sempre avuto Lione ne’ suoi getti.<br />

Il quale Lione, per mostrare la grandezza del suo animo, il bello ingegno che ha avuto dalla natura<br />

et il favore della fortuna, ha con molta spesa con[<strong>II</strong>. 842]dotto di bellissima architettura un casotto<br />

nella contrada de’ Moroni, pieno in modo di capricciose invenzioni, che non n’è forse un altro<br />

simile in tutto Milano. Nel partimento della facciata sono sopra a’ pilastri sei Prigioni di braccia sei<br />

l’uno, tutti di pietra viva; e fra essi alcune nicchie fatte a imitazione degl’antichi, con terminetti,<br />

finestre e cornici, tutte varie da quel che s’usa e molto graziose; e tutte le parti di sotto<br />

corrispondono con bell’ordine a quelle di sopra: le fregiature sono tutte di varii stromenti dell’arti<br />

del disegno. Dalla porta principale, mediante un andito, si entra in un cortile, dove nel mezzo, sopra<br />

quattro colonne, è il cavallo con la statua di Marco Aurelio, formato di gesso da quel proprio che è<br />

in Campidoglio: dalla quale statua ha voluto che quella sua casa sia dedicata a Marco Aurelio; e<br />

quanto ai Prigioni, quel suo capriccio da diversi è diversamente interpretato. Oltre al qual cavallo,<br />

come in altro luogo s’è detto, ha in quella sua bella e comodissima abitazione, formate di gesso,<br />

quant’opere lodate di scultura o di getto ha potuto avere, o moderne o antiche. Un figliuolo di<br />

costui, chiamato Pompeo, il quale è oggi al servizio del re Filippo di Spagna, non è punto inferiore<br />

al padre in lavorare conii di medaglie d’acciaio e far di getto figure maravigliose. Onde in quella<br />

corte è stato concorrente di Giovanpaulo Poggini fiorentino, il quale sta anch’egli a’ servigi di quel<br />

re et ha fatto medaglie bellissime. Ma Pompeo, avendo molti anni servito quel re, disegna<br />

tornarsene a Milano a godere la sua casa aureliana e l’altre fatiche del suo eccellente padre,<br />

amorevolissimo di tutti gl’uomini virtuosi. E per dir ora alcuna cosa delle medaglie e de’ conii<br />

d’acciaio con che si fanno, io credo che si possa con verità affermare i moderni ingegni avere<br />

operato quanto già facessero gl’antichi Romani nella bontà delle figure, e che nelle lettere et altre<br />

parti gl’abbiano superato. Il che si può vedere chiaramente, oltre molti altri, in 12 rovesci che ha<br />

fatto ultimamente Pietro Paulo Galeotti nelle medaglie del duca Cosimo. E sono questi: Pisa, quasi<br />

tornata nel suo primo essere per opera del Duca, avendole egli asciutto il paese intorno e seccati i<br />

luoghi padulosi e fattole altri assai miglioramenti; l’acque condotte in Firenze da luoghi diversi; la<br />

fabrica de’ Magistrati, ornata e magnifica per comodità publica; l’unione degli Stati di Fiorenza e<br />

Siena; l’edificazione d’una città e dua fortezze nell’Elba; la colonna condotta da Roma e posta in<br />

Fiorenza in sulla piazza di Santa Trinita; la conservazione, fine et augumentazione della Libreria di

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