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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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OMNIBUS FAUSTIS ET LAETOR IMAGINE RERUM,<br />

VIRGINIS ASPECTU CAESAREEQUE FRUOR.<br />

HAEC NOSTRAE INSIGNES URBES HAEC OPPI<strong>DA</strong> ET AGRI<br />

HAEC TUA SUNT: ILLIS TU <strong>DA</strong>RE IURA POTES.<br />

AU<strong>DI</strong>S UT RESONET LAETIS CLAMORIBUS AETHER<br />

ET PLAUSU ET LU<strong>DI</strong>S AUSTRIA CUNCTA FREMAT?<br />

DEL PONTE ALLA CARRAIA<br />

Et acciò che con tutti i prosperi auspizii le splendide nozze celebrate fussero, al palazzo de’<br />

Ricasoli, che al principio del Ponte alla Carraia, come ognun sa, è posto, si fece di componimento<br />

dorico il terzo ornamento a Imeneo, lo dio di quelle dedicato; e questo fu, oltre a una singolare e<br />

vaghissima testata in cui gl’occhi di chi per Borgo Ogni Santi veniva con meraviglioso diletto si<br />

pasceva, di due altissimi e molto magnifichi portoni che in mezzo la mettevano, sopra l’uno de’<br />

quali, che dava adito a’ trapassanti nella strada chiamata la Vigna, era giudiziosamente posta la<br />

statua di Venere genitrice, alludendo forse alla casa de’ Cesari, che da Venere ebbe origine, o forse<br />

augurando a’ novelli Sposi gene[<strong>II</strong>. 894][ra]zione e fecondità, con un motto, cavato dall’Epitalamio<br />

di Teocrito, che diceva:<br />

������ DE �EA ������ ���� ������� �������.<br />

E sopra l’altro, per onde passò la pompa e che introduceva lungo la riva d’Arno, quella di Latona<br />

nutrice, schivando forse la sterilità o l’importuna gelosia di Giunone, con il suo motto anch’ella di:<br />

���� ��� ���� ���� ����������� ����� ���������.<br />

Per finimento de’ quali, con singolare artifizio condotti, sopra una gran base con l’un de’ portoni<br />

appiccata, quasi dell’acque uscito, si vedeva da una parte, sotto forma d’un bellissimo e di gigli<br />

inghirlandato Gigante, l’Arno, come se di noz[z]e essemplo dar volesse, con la sua Sieve, di frondi<br />

e di pomi inghirlandata ancor ella, abbracciato; i quali pomi alludendo alle palle de’ Medici, che<br />

quindi ebbero origine, rosseggianti stati sarebbero, se i colori in sul bianco marmo fussero<br />

convenuti. Il quale tutto lieto pareva che alla novella Signora favellasse nel modo che contengano i<br />

seguenti versi:<br />

IN MARE NUNC AURO FLAVENTES ARNUS ARENAS<br />

VOLVAM ATQUE ARGENTO PURIOR UN<strong>DA</strong> FLUET.<br />

HETRUSCOS NUNC INVICTIS COMITANTIBUS ARMIS<br />

CAESAREIS TOLLAM SYDERA AD ALTA CAPUT.<br />

NUNC MIHI FAMA ETIAM TYBRIM FULGOREQUE RERUM<br />

TANTARUM LONGE VINCERE FATA <strong>DA</strong>BUNT.<br />

E dall’altra parte, per componimento di quello, sur una simil base et in simil modo con l’altro<br />

portone appiccata, quasi ali l’una verso l’altra rivolgendosi e quasi d’una simil forma, il Danubio e<br />

la Drava abbracciati similmente si vedevano; che, sì come quelli il Leone, avevano questi l’Aquila<br />

per insegna e sostenimento: i quali incoronati anch’essi di rose e di mille variati fioretti, pareva che<br />

a Fiorenza, sì come quelli a se stessi, dicessero i seguenti versi:

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