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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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Francia, fece con suo immortale onore (come ben disse quell’arguto poeta) nobilmente sentire la<br />

voce d’un Cappon fra tanti Galli. Eravi Bernardetto de’ Medici, Luca di Maso degl’Albizi,<br />

Tommaso di messer Guido, detti oggi del Palagio, Piero Vettori, nelle guerre con gl’Aragonesi<br />

notissimo, et il tanto e meritamente celebrato Antonio Giacomini, con messer Antonio Ridolfi e con<br />

molt’altri, di questo e degl’altri ordini, che lungo sarebbe, et i quali tutti pareva che lietissimi si<br />

mostrassero d’avere a tanta altez[z]a la lor patria condotta, augurandole per la venuta della novella<br />

Signora accrescimento, felicità e grandezza; il che ottimamente dichiaravano i quattro versi che<br />

nell’architrave di sopra si vedevano scritti:<br />

HANC PEPERERE SUO PATRIAM QUI SANGUINE NOBIS<br />

ASPICE MAGNANIMOS HEROAS: NUNC ET OVANTES<br />

ET LAETI INCE<strong>DA</strong>NT, FELICEM TERQUE QUATERQUE<br />

CERTATIMQUE VOCENT, TALI SUB PRINCIPE, FLORAM.<br />

Né minore allegrez[z]a si scorgeva nella statua bellissima d’una delle nove Muse, che dirimpetto e<br />

per componimento di quella di Marte posta era; e non minore nelle figure degl’uomini scienziati<br />

che nella tela sotto i suoi piedi dipinta, della medesima grandezza e per componimento similmente<br />

dell’oppostale de’ marziali, si vedeva: per la quale si volse mostrare che, sì come gl’uomini militari,<br />

così i letterati, di cui ell’ebbe sempre gran copia e di non punto minor grido (poi che, per<br />

concessione di ciascuno, le lettere ivi a risurgere incominciarono), erono da Fiorenza sotto la Musa<br />

lor guidatrice stati anco[<strong>II</strong>. 884]ra essi condotti ad onorare e ricevere la nobile Sposa; la qual Musa<br />

con donnesco, onesto e gentil abito, e con un libro nella destra et un flauto nella sinistra mano,<br />

pareva che con un certo affetto amorevole volesse invitare i riguardanti ad applicar gl’animi alla<br />

vera virtù. E sotto la costei tela (pur sempre, come tutte l’altre, di chiaro e scuro), si vedeva dipinto<br />

un grande e ricco tempio di Minerva, la cui statua, coronata di bianca oliva e con lo scudo (come è<br />

costume) del Gorgone, fuor d’esso posta era; innanzi al quale e dai lati, entro ad un ricinto di<br />

balaustri, fatto quasi per passeggiare, si vedeva una grande schiera di gravissimi uomini, i quali,<br />

benché tutti lieti e festanti, ritenevano nondimeno nella sembianza un certo che di venerabile. Erano<br />

questi, ancor essi al natural ritratti, nella teologia, e per santità il chiarissimo frate Antonino<br />

arcivescovo di Fiorenza, a cui un Angeletto serbava la vescovil mitria; e con lui si vedeva il prima<br />

frate, e poi cardinale, Giovanni Domenici, e con loro don Ambrogio generale di Camaldoli, e<br />

messer Ruberto de’ Bardi, maestro Luigi Marsili, maestro Lionardo Dati et altri molti. Sì come da<br />

altra parte, e questi erano i filosofi, si vedeva il platonico messer Marsilio Ficino, messer Francesco<br />

Cattani da Diacceto, messer Francesco Verini il vecchio e messer Donato Acciaiuoli; e per le leggi<br />

vi era, col grande Accursio, Francesco suo figliuolo, messer Lorenzo Ridolfi, messer Dino Rossoni<br />

di Mugello e messer Forese da Rabatta. Avevanvi i medici anch’essi i lor ritratti, fra ‘ quali maestro<br />

Taddeo, Dino e Tommaso del Garbo, con maestro Torrigian Valori e maestro Niccolò Falcucci,<br />

avevano i luoghi primi. Non restarono i matematici sì che anch’essi dipinti non vi fussero; e di<br />

questi, oltre all’antico Guido Bonatto, vi si vedeva maestro Paolo del Poz[z]o et il molto acuto et<br />

ingegnoso e nobile Leonbatista Alberti, e con essi Antonio Manetti e Lorenzo della Golpaia, quello<br />

per man di cui abbiamo quel primo meraviglioso oriuolo de’ pianeti, che oggi, con tanto stupor di<br />

quella età, si vede nella guardaroba di questo eccellentissimo Duca. Eravi ancora nelle navigazioni<br />

il peritissimo e fortunatissimo Amerigo Vespucci, poi che sì gran parte del mondo, per essere stata<br />

da lui ritrovata, ritiene per lui il nome d’Ameriga. Di varia poi e molto gentil dottrina vi era messer<br />

Agnolo Poliziano, a cui quanto la latina e la toscana favella da lui cominciate a risurgere debbino,<br />

credo che al mondo sia assai bastevolmente noto. Eran con lui Pietro Crinito, Giannozzo Manetti,<br />

Francesco Pucci, Bartolommeo Fonzio, Alessandro de’ Paz[z]i e messer Marcello Vergilio Adriani,<br />

padre dell’ingegnosissimo e dottissimo messer Giovan Batista, detto oggi il Marcellino, che vive e<br />

che con tanto onore legge publicamente in questo fiorentino Studio, e che novellamente, di<br />

commessione di Lor Eccellenze illustrissime, scrive le Fiorentine Istorie; e vi era messer Cristofano<br />

Landini, messer Coluccio Salutati e ser Brunetto Latini, il maestro di Dante. Né vi mancarono

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