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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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giovani e vaghi Zete e Calai, figliuoli di Borea, con la cui virtù si conta che già furon del mondo<br />

cacciate le brutte e ingorde Arpie prescritte; veggendosi con loro per ultimo con un aurato vaso la<br />

bella Ninfa Amminione da [<strong>II</strong>. 970] Nettunno amata, et il greco e giovane Neleo, del medesimo<br />

Nettunno figliuolo, da cui, con l’abito e scettro reale, si vedeva chiudere l’ultima parte della<br />

descritta squadra.<br />

CARRO QUATTOR<strong>DI</strong>CESIMO DELL’OCEANO E <strong>DI</strong> TETIDE<br />

Seguitando nella quattordicesima con Tetide, la gran regina della marina, il gran padre Oceano suo<br />

marito e di Cielo figliuolo, essendo questi figurato sotto forma d’un grande e ceruleo vecchio, con<br />

la gran barba e co’ lunghissimi capelli tutti bagnati e distesi, e tutto d’alga e di diverse marine<br />

conche pieno e con una orribile foca in mano; e quella una grande e maestrevole e bianca e<br />

splendida e vecchia matrona tenente un gran pesce in mano rappresentando, si vedevano ambo due<br />

sur un stravagantissimo carro, in sembianza di molto strano e molto capriccioso scoglio, essere da<br />

due grandissime balene tirati; a piè di cui si vedeva camminare il vecchio e venerando e spumoso<br />

Nereo lor figliuolo, e con lui quell’altra Tetide, di questo Nereo e di Doride figliuola e del grande<br />

Achille madre, che di cavalcare un delfino faceva sembianza; la quale si vedeva da tre bellissime<br />

Sirene, nel modo solito figurate, seguitare, e le quali dietro a sé avevano due (benché con canuti<br />

capelli) bellissime e marine Ninfe, Gree dette, di Forci Dio marino similmente e di Ceto Ninfa<br />

figliuole, di diversi e graziosi drappi molto vagamente vestite. Dietro a cui si vedevan venire poi le<br />

tre Gorgone, de’ medesimi padre e madre nate, con le serpentine chiome e che d’un occhio, col<br />

quale tutt’a tre veder potevano, solo e senza più, prestandolo l’una all’altra, si servivano. Vedevasi<br />

similmente con faccia e petto di donzella, e col restante della persona in figura di pesce, venire la<br />

cruda Scilla e con lei la vecchia e brutta e vorace Caribdi, da una saetta per memoria del meritato<br />

gastigo trapassata. Dietro alle quali, per lasciare l’ultima parte della squadra con più lieta vista, si<br />

vide ultimamente tutta ignuda venire la bella e vaga e bianca Galatea, di Nereo e di Doride amata e<br />

graziosa figliuola.<br />

CARRO QUIN<strong>DI</strong>CESIMO <strong>DI</strong> PAN<br />

Videsi nel quindicesimo carro poi, che d’una ombrosa selva con molto artifizio fatta aveva naturale<br />

e vera sembianza, da due grandi e bianchi becchi tirato, venire sotto forma d’un cornuto e vecchio<br />

Satiro il rubicondo Pan, lo Dio delle selve e de’ pastori, di fronda di pino incoronato, con una<br />

macchiata pelle di leonza ad armacollo, e con una gran zampogna di sette canne e con un pastoral<br />

bastone in mano; a piè di cui si vedevano alcuni altri Satiri et alcuni vecchi silvani di ferule e di<br />

gigli inghirlandati camminare, con alcuni rami di cipresso per memoria dell’amato Ciparisso in<br />

mano. [<strong>II</strong>. 971] Vedevansi similmente due Fauni, coronati d’alloro e con un gatto per ciascuno in su<br />

la destra spalla, dopo costoro venire; e dopo loro la bella e selvaggia Siringa, che da Pan amata, si<br />

conta che fuggendolo fu in sonante e tremula canna dalle sorelle Naiade convertita. Aveva costei<br />

l’altra Ninfa Piti, da Pan amata similmente, in sua compagnia; ma perché Borea il vento anch’egli et<br />

in simil guisa innamorato n’era, si crede che per gelosia in una asprissima rupe la sospignesse, ove<br />

tutta rompendosi, si dice che per pietà fu in un bellissimo pino dalla madre Terra convertita, della<br />

cui fronde l’amante Pan usava (come di sopra s’è mostro) farsi graziosa et amata ghirlanda. Pales<br />

poi, la reverenda custode e protettrice delle greggi, in pastorale e gentil abito, con un gran vaso di<br />

latte in mano e di medica erba inghirlandata, si vedeva dopo costor venire; e con lei l’altra

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