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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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alcuni poeti che latinamente avevano scritto, come Claudiano, e fra ‘ più moderni Carlo Marsuppini<br />

e Zanobi Strada. Degl’istorici poi si vedeva messer Francesco Guicciardini, Niccolò Machiavelli,<br />

messer Lionardo Bruni, messer Poggio, Matteo Palmieri, e di quei primi Giovanni e Matteo Villani<br />

e l’antichissimo Ricordano Malespini. Avevano tutti o la maggior parte di questi, a soddisfazione<br />

de’ riguardanti, quasi che a caso posti vi fussero, nelle carte o nelle coperte de’ libri che in man<br />

tenevano, ciascuno il suo [<strong>II</strong>. 885] nome o dell’opere sue più famose notato; et i quali tutti, sì come i<br />

militari, per dimostrare quel che ivi a fare venuti fussero, i quattro versi, che come a quelli<br />

nell’architrave dipinti erano, chiaramente lo facevano manifesto, dicendo:<br />

ARTIBUS EGREG<strong>II</strong>S LATIAE GRAIAEQUE MINERVAE<br />

FLORENTES SEMPER QUIS NON MIRETUR HETRUSCOS?<br />

SED MAGIS HOC ILLOS AEVO FLORERE NECESSE EST<br />

ET COSMO GENITORE ET COSMI PROLE FAVENTE.<br />

A canto poi alla statua di Marte et alquanto più a quella di Fiorenza vicina (e qui è da notare come<br />

con arte singolare e giudizio fusse ogni minima cosa distribuita), perciò che volendo con Fiorenza<br />

accompagnare, quasi diremo, sei deità, della potenzia delle quali ella poteva molto ben gloriarsi, le<br />

due fino ad ora di Marte e della Musa descritte, perché altre città potevano per avventura non men<br />

di lei attribuirsele come manco sue proprie, le ha anche meno dell’altre vicine a lei collocate,<br />

essendosi all’ampio ricetto, e quasi andito che le quattro che seguiranno alla porta facevano, servito<br />

di queste due narrate come per ali o per testate, che, al suo principio poste, l’una verso il castello era<br />

rivolta e l’altra verso l’Arno; ma quest’altre due, che principio del ricetto facevano, perciò che con<br />

poche altre cittadi gli saranno comuni, andò anche alquanto più approssimandogliele: sì come le due<br />

ultime, perché sono al tutto a lei propriissime e con nessuna altra l’accomuna, o per meglio dire, che<br />

nessun’altra può con lei in esse agguagliarsi (e sia detto con pace di qualche altra nazion toscana, la<br />

quale, quando arà un Dante, un Petrarca et un Boccacccio da proporre, potrà per avventura venire in<br />

disputa), gliele messe prossimissime e più che tutte l’altre vicine.<br />

Or ritornando, dico che a canto alla statua di Marte, non men dell’altre bella e ragguardevole, era<br />

stata posta una Cerere, la dea della coltivazione e de’ campi: la qual cosa, quanto utile e di quanto<br />

onor degna sia per una ben ordinata città, ne fu da Roma anticamente insegnato, che aveva nelle<br />

tribù rusticane descritta tutta la sua nobiltà, come testimonia oltre a molt’altri Catone, chiamandola<br />

il nerbo di quella potentissima Rep[ublica], e come non meno afferma Plinio, quando dice i campi<br />

essere stati lavorati per le mani degli imperadori, e potersi credere che la terra si rallegrasse d’essere<br />

arata col vomere laureato e da trionfante bifolco. Era questa (come è costume) coronata di spighe di<br />

varie sorti, avendo nella destra mano una falce e nella sinistra un maz[z]o delle spighe medesime.<br />

Or quanto in questa parte gloriare Fiorenza si possa, chiariscasi, chi in dubbio ne stesse, mirando il<br />

suo ornatissimo e coltivatissimo contado, dal quale (lasciamo stare la innumerabile quantità de’<br />

superbissimi et agiatissimi palazzi che per esso sparsi si veggano), nondimanco egl’è tale che<br />

Fiorenza, quantunque fra le più belle città di che si abbia notizia ottenga per avventura la palma,<br />

resta da lui di gran lunga vinta e superata: talché meritamente può attribuirsele il titolo di giardino<br />

dell’Europa, oltre alla fertilità, la quale, benché per lo più montuoso e non molto largo sia, nulla di<br />

meno la diligenzia che vi si usa è tale, che non pur largamente pasce il suo grandissimo popolo e<br />

l’infinita moltitudine de’ forestieri che vi concorrono, ma bene spesso cortesemente ne soviene i<br />

vicini et i lontani paesi. [<strong>II</strong>. 886] Sotto la tela ritornando, che nel medesimo modo e della medesima<br />

grandezza sotto la di costei statua medesimamente si vedeva, aveva l’eccellente pittore figurato un<br />

bellissimo paesetto ornato d’infiniti e diversi alberi, nella parte più lontana di cui si vedeva un<br />

antico e molto adorno tempietto a Cerere dedicato, in cui, perciò che aperto e su colonnati sospeso<br />

era, si vedevano molti che religiosamente sagrificavano. In altra banda poi Ninfe cacciatrici per<br />

alquanta più soletaria parte si vedevano stare intorno ad una chiarissima et ombrosa fontana,<br />

mirando quasi con meraviglia et offerendo alla novella Sposa di que’ piaceri e diletti che nel loro<br />

essercizio si pigliano, e de’ quali per avventura la Toscana non è a verun’altra parte d’Italia

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