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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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ciò con gli agenti del Duca Sua Santità, fecesi di nuovo contratto confermato dal Duca, e<br />

Michelagnolo spontaneamente si obligò pagar le tre statue e farla murare; che per ciò depositò in sul<br />

banco degli Strozzi ducati mille cinquecento ottanta, e’ quali arebbe potuto fuggire: e gli parve aver<br />

fatto assai a essersi disobligato di sì lunga e dispiacevole impresa, la quale egli la fece poi murare in<br />

San Piero in Vincola in questo modo.<br />

Messe sù il primo imbasamento intagliato con quattro piedistalli, che risaltavano in fuori tanto<br />

quanto prima vi doveva stare un Prigione per ciascuno, che in quel cambio vi restava una figura di<br />

un termine; e perché da basso veniva povero, aveva per ciascun termine messo a’ piedi una mensola<br />

che posava a rovescio in sù. Que’ quattro termini mettevano in mezzo tre nicchie, due delle quali<br />

erano tonde dalle bande, e vi dovevano andare le Vittorie, in cambio delle quali in una messe Lia,<br />

figliuola di Laban, per la Vita attiva, con uno specchio in mano per la considerazione si deve avere<br />

per le azzioni nostre, e nell’altra una grillanda di fiori per le virtù che ornano la vita nostra in vita e<br />

dopo la morte la fanno gloriosa; l’altra fu Rachel, sua sorella, per la Vita contemplativa, con le mani<br />

giunte, con un ginocchio piegato, e col volto par che stia elevata in spirito. Le quali statue condusse<br />

di sua mano Michelagnolo in meno di uno anno. Nel mezzo è l’altra nicchia, ma quadra, che questa<br />

doveva essere nel primo disegno una delle porti che entravano nel tempietto ovato della sepoltura<br />

quadrata; questa essendo diventata nicchia, vi è posto in sur un dado di marmo la grandissima e<br />

bellissima statua di Moisè, della quale abastanza si è ragionato. Sopra le teste de’ termini, che fan<br />

capitello, è architrave, fregio e cornice, che risalta sopra i termini, intagliato con ricchi fregi e<br />

fogliami, uovoli e dentegli e altri ricchi membri per tutta l’opera. Sopra la quale cornice si muove<br />

un altro ordine pulito, senza intagli, di altri ma variati termini: corrispondendo a dirittura a que’<br />

primi a uso di pilastri, con varie modanature di cornice - e, per tutto, questo ordine accompagna et<br />

obedisce a quegli di sotto -, vi viene un vano simile a quello che fa nicchia come quella dov’è ora il<br />

Moisè, nel quale è posato su’ risalti della cornice una cassa di marmo con la statua di papa Giulio a<br />

diacere, fatta da [<strong>II</strong>. 746] Maso dal Bosco scultore, e, dritto nella nicchia che vi è, una Nostra Donna<br />

che tiene il Figliuolo in collo, condotta da Scherano da Settignano scultore col modello di<br />

Michelagnolo, che sono assai ragionevole statue. Et in due altre nicchie quadre sopra la Vita attiva e<br />

la contemplativa sono due statue maggiori, un Profeta et una Sibilla a sedere, che ambidue fur fatte<br />

da Raffaello da Montelupo, come s’è detto nella Vita di Baccio suo padre, che fur condotte con<br />

poca satisfazione di Michelagnolo. Ebbe per ultimo finimento questa opera una cornice varia che<br />

risaltava, come di sotto, per tutto; e sopra i termini era per fine candelieri di marmo, e nel mezzo<br />

l’arme di Papa Giulio; e sopra il Profeta e la Sibilla, nel vano della nicchia, vi fece per ciascuna una<br />

finestra per comodità di que’ frati che ufiziano quella chiesa, avendovi fatto il coro dietro, che<br />

servono, dicendo il divino ufizio, a mandare le voci in chiesa et a vedere celebrare. E nel vero che<br />

tutta questa opera è tornata benissimo, ma non già a gran pezzo come era ordinato il primo disegno.<br />

Risolvessi Michelagnolo, poi che non poteva fare altro, di servire papa Paulo, il quale volse che<br />

proseguisse il cartone ordinatogli da Clemente, senza alterare niente l’invenzione o concetto che gli<br />

era stato dato, avendo rispetto alla virtù di quell’uomo, al quale portava tanto amore e riverenza che<br />

non cercava se non piacergli; come ne aparve segno, che desiderando Sua Santità che sotto il Iona<br />

di Cappella, ove era prima l’arme di papa Giulio <strong>II</strong>, mettervi la sua, essendone ricerco, per non fare<br />

torto a Giulio e a Clemente non ve la volse porre, dicendo non istare bene, e ne restò Sua Santità<br />

satisfatto per non gli dispiacere: e conobbe molto bene la bontà di quell’uomo, quanto tirava dietro<br />

allo onesto et al giusto senza rispetto e adulazione: cosa che loro son soliti provar di rado. Fece<br />

dunque Michelagnolo fare, che non vi era prima, una scarpa di mattoni, ben murati e scelti e ben<br />

cotti, alla facciata di detta cappella, e volse che pendessi dalla somità di sopra un mezzo braccio<br />

perché né polvere né altra bruttura [si] potessi fermare sopra. Né verrò a’ particolari della<br />

invenzione o componimento di questa storia, perché se n’è ritratte e stampate tante, e grandi e<br />

piccole, che e’ non par necessario perdervi tempo a descriverla. Basta che si vede che l’intenzione<br />

di questo uomo singulare non ha voluto entrare in dipignere altro che la perfetta e<br />

proporzionatissima composizione del corpo umano et in diversissime attitudini; non sol questo, ma<br />

insieme gli affetti delle passioni e contentezze dell’animo, bastandogli satisfare in quella parte - nel

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