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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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INTERVALLO GRA<strong>DA</strong>TIM UTI<br />

CRESCIT NOS ADMONET UT IN<br />

UNA SPE FIDE ET CHARITATE TU<br />

SIMUL ET EGO ILLUMINATI<br />

VERBO DEI CRESCAMUS DONEC<br />

AB EIUSDEM GRATIA FIAT<br />

LUX IN NOBIS AMPLISSIMA QUI<br />

EST AETERNUS ILLE <strong>DA</strong>TOR LUCIS<br />

IN QUO ET A QUO MORTALES OMNES<br />

VERAM LUCEM RECIPERE SI<br />

SPERAMUS IN VANUM NON SPERABIMUS<br />

[<strong>II</strong>. 714] Nella medesima guardaroba è un bellissimo ritratto della signora Sofonisba Angusciuola di<br />

mano di lei medesima, e da lei stato donato a papa Giulio Terzo; e, che è da essere molto stimato, in<br />

un libro antichissimo, la Bucolica, Georgica et Eneida di Virgilio di caratteri tanto antichi, che in<br />

Roma et in altri luoghi è stato da molti letterati uomini giudicato che fusse scritto ne’ medesimi<br />

tempi di Cesare Augusto, o poco dopo. Onde non è maraviglia se dal detto cardinale è tenuto in<br />

grandissima venerazione.<br />

E questo sia il fine della Vita di Taddeo Zucchero pittore.<br />

<strong>VITA</strong> <strong>DI</strong> MICHELAGNOLO BUONARRUOTI FIORENTINO<br />

<strong>Pittore</strong> <strong>Scultore</strong> et Architetto<br />

[<strong>II</strong>. 715] Mentre gl’industriosi et egregii spiriti col lume del famosissimo Giotto e de’ seguaci suoi<br />

si sforzavano dar saggio al mondo del valore che la benignità delle stelle e la proporzionata<br />

mistione degli umori aveva dato agli ingegni loro, e, desiderosi di imitare con la eccellenza dell’arte<br />

la grandezza della natura per venire il più ch’e’ potevano a quella somma cognizione che molti<br />

chiamano intelligenza, universalmente, ancora che indarno, si affaticavano, il benignissimo Rettore<br />

del cielo volse clemente gli occhi alla terra, e veduta la vana infinità di tante fatiche, gli ardentissimi<br />

studii senza alcun frut[<strong>II</strong>. 716]to e la opinione prosuntuosa degli uomini, assai più lontana dal vero<br />

che le tenebre dalla luce, per cavarci di tanti errori si dispose mandare in terra uno spirito che<br />

universalmente in ciascheduna arte et in ogni professione fusse abile, operando per sé solo, a<br />

mostrare che cosa sia la perfezzione dell’arte del disegno nel lineare, dintornare, ombrare e<br />

lumeggiare, per dare rilèvo alle cose della pittura, e con retto giudizio operare nella scultura, e<br />

rendere le abitazioni commode e sicure, sane, allegre, proporzionate e ricche di varii ornamenti<br />

nell’architettura. Volle oltra ciò accompagnarlo della vera filosofia morale, con l’ornamento della<br />

dolce poesia, acciò che il mondo lo eleggesse et amirasse per suo singularissimo specchio nella vita,<br />

nell’opere, nella santità dei costumi et in tutte l’azzioni umane, e perché da noi più tosto celeste che<br />

terrena cosa si nominasse. E perché vide che nelle azzioni di tali esercizii et in queste arti<br />

singularissime, cioè nella pittura, nella scultura e nell’architettura, gli ingegni toscani sempre sono<br />

stati fra gli altri sommamente elevati e grandi, per essere eglino molto osservanti alle fatiche et agli<br />

studii di tutte le facultà sopra qualsivoglia gente di Italia, volse dargli Fiorenza, dignissima fra<br />

l’altre città, per patria, per colmare alfine la perfezzione in lei meritamente di tutte le virtù per<br />

mezzo d’un suo cittadino. Nacque dunque un figliuolo sotto fatale e felice stella nel Casentino, di<br />

onesta e nobile donna, l’anno 1474 a Lodovico di Lionardo Buonarruoti Simoni, disceso, secondo<br />

che si dice, della nobilissima et antichissima famiglia de’ Conti di Canossa. Al quale Lodovico,<br />

essendo podestà quell’anno del castello di Chiusi e Caprese, vicino al sasso della Vernia, dove san

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