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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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vistosissima e bellissima oltre a modo, avendo, nella faccia che nel mez[z]o veniva, formatovi sopra<br />

una gran base due grandissimi et in vista molto superbi Giganti, sostenuti da due gran Mostri e da<br />

altri stravaganti pesci, che per il mare di notar sembravano, e da 2 marine Ninfe accompagnati, presi<br />

l’uno per il grande Oceano e l’altro per il Mar Tirreno, che in parte giacendo pareva con una certa<br />

affettuosa liberalità che a’ serenissimi Sposi presentar volessero non pur molte e bellissime branche<br />

di coralli e conche grandissime di madriperle et altre loro marine ricchez[z]e che in man tenevano,<br />

ma nuove isole e nuove terre e nuovi imperii, che ivi con lor condotte si vedevano; dietro a’ quali, e<br />

che leggiadro e pomposo rendeva tutto questo ornamento, si vedeva, dal posare che in su la base<br />

facevano, a poco a poco ergersi due grandissime mezze colonne, sopra le quali posando la sua<br />

cornice e fregio et architrave, lasciavano dietro a’ Mari descritti, quasi in forma d’arco trionfale, un<br />

molto spazioso quadro, sorgendo sopra l’architrave e sopra le due colonne due ben intesi pilastri<br />

avviticciati, da’ quali muovendosi due cornici formavano in fine un superbo e molto ardito<br />

frontespizio, in cima di cui e sopra i viticci de’ due descritti pilastri si vedevano posti tre<br />

grandissimi vasi d’oro, tutti pieni e colmi di mille e mille variate marine ricchezze. Ma nel vano che<br />

dall’architrave alla punta del frontespizio rimaneva, con singolar dignità si vedeva una maestevol<br />

Ninfa giacere, figurata per Tetide o Anfitrite, marina diva e regina, che in atto molto grave per<br />

principal corona di questo luogo porgeva una rostrata corona, solita darsi a’ vincitori delle navali<br />

battaglie, col suo motto di: VINCE MARI, quasi che soggiugnesse quel che segue: IAM TERRA<br />

TUA EST. Sì come nel quadro e nella faccia dietro a’ Giganti, in una grandissima nicchia e che di<br />

naturale e verace antro o grotta sembianza aveva, fra molti altri marini mostri si vedeva dipinto il<br />

Proteo della Georgica di Vergilio da Aristeo legato, che col dito accennando verso i soprascrittigli<br />

versi, pareva che profetando volesse annunziare a’ ben congiunti Sposi nelle cose marittime felicità<br />

e vittorie e trionfi, dicendo: [<strong>II</strong>. 898]<br />

GERMANA ADVENIET FAELICI CUM ALITE VIRGO,<br />

FLORA, TIBI, ADVENIET SOBOLES AUGUSTA HYMENEI<br />

CUI PULCHER IUVENIS IUNGATUR FOEDERE CERTO<br />

REGIUS ITALIAE COLUMEN. BONA QUANTA SEQUENTUR<br />

CONIUGIUM! PATER ARNE, TIBI ET TIBI, FLORI<strong>DA</strong> MATER,<br />

GLORIA QUANTA ADERIT! PROTHEUM NIL POSTERA FALLUNT.<br />

E perché, come s’è detto, questa faccia dell’Antro era dalle due altre facce, di cui l’una verso Santa<br />

Trinita e l’altra verso il Ponte alla Carraia svolgeva, messa in mez[z]o, si vedevano ambedue, che<br />

della medesima grandez[z]a et altez[z]a erano, in simil modo da due simili mez[z]e colonne messe<br />

similmente in mez[z]o, le quali in simil guisa reggevano il loro architrave, fregio e cornice di quarto<br />

tondo; in su la quale, così di qua come di là, si vedevano tre statue di putti in su tre piedistalli, che<br />

sostenevano certi ricchissimi festoni d’oro, di chiocciole e nicchie e coralli, con sala e con alga<br />

marina molto maestrevolmente composti, e da’ quali non men gentilmente era dato a tutta questa<br />

machina fine.<br />

Ma ritornando allo spazio della facciata che svolgendo al palazzo degli Spini s’appoggiava, si<br />

vedeva di chiaro oscuro dipinta in esso una Ninfa tutta inculta e poco meno che ignuda, in mez[z]o<br />

a molti nuovi animali: et era questa presa per la nuova terra del Perù, con l’altre nuove Indie<br />

Occidentali, sotto gl’auspizii della fortunatissima Casa d’Austria in buona parte ritrovate e rette, che<br />

volgendosi verso un Iesù Cristo Nostro Signore, che tutto luminoso in una croce nell’aria dipinto<br />

era (alludendo alle quattro chiarissime stelle che di croce sembianza fanno, novellamente appresso a<br />

quelle genti ritrovate), pareva a guisa di sole che con gli splendidissimi raggi alcune folte nugole<br />

trapassasse; di che ella sembrava in un certo modo rendere a quella Casa molte grazie, poi che per<br />

lei si vedeva al divin culto et alla verace cristiana religione ridotta, con i sotto scritti versi:<br />

<strong>DI</strong> TIBI PRO MERITIS TANTIS, AUGUSTA PROPAGO,<br />

PRAEMIA <strong>DI</strong>GNA FERANT QUAE VINCTAM MILLE CATENIS

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