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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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tutto con riscontri, dubitando, per queste persecuzioni invidiose, non avessi dopo la morte sua a<br />

essere mutata: dove è oggi sicurissima da poterla sicuramente voltare. Per il che s’è visto che Iddio,<br />

che è protettore de’ buoni, l’ha difeso fino ch’egli è vissuto et ha sempre operato per benefizio di<br />

questa fabbrica e difensione di questo uomo fino alla morte. Avvengaché, vivente dopo lui Pio<br />

Quarto, ordinò a’ soprastanti della fabbrica che non si mutasse niente di quanto aveva ordinato<br />

Michelagnolo, e con maggiore autorità lo fece eseguire Pio V suo successore, il quale, perché non<br />

nascessi disordine, volse che si eseguissi inviolabilmente i disegni fatti da Michelagnolo, mentre<br />

che furono esecutori di quella Pirro Ligorio e Iacopo Vignola architetti; che Pirro, volendo<br />

presuntuosamente muovere et alterare quell’ordine, fu con poco onor suo levato via da quella<br />

fabbrica e lassato il Vignola. E finalmente quel Pontefice, zelantissimo non meno dello onor della<br />

fabbrica di San Piero che della religione cristiana, l’anno 1565 che ‘l Vasari andò a’ piedi di Sua<br />

Santità, e chiamato di nuovo l’anno 1566, non si trattò se non al procurare l’osservazione de’<br />

disegni lasciati da Michelagnolo; e per ovviare a tutti e’ disordini, comandò Sua Santità al Vasari<br />

che con messer Guglielmo Sangalletti, tesauriere segreto di Sua Santità, per ordine di quel Pontefice<br />

andassi a trovare il vescovo Ferratino, capo de’ fabricieri di San Pietro, che dovessi attendere a tutti<br />

gli avvertimenti e ricordi importanti che gli direbbe il Vasari, acciò che mai, per il dir di nessuno<br />

maligno e presuntuoso, s’avessi a muovere segno o ordine lasciato dalla ecc[ellente] virtù e<br />

memoria di Michelagnolo. Et a ciò fu presente messer Giovambatista Altoviti, molto amico del<br />

Vasari et a queste virtù. Per il che, udito il Ferratino un discorso che gli fece il Vasari, accettò<br />

volentieri ogni ricordo e promesse inviolabilmente osservare e fare osservare in quella fabbrica ogni<br />

ordine e disegno che avesse per ciò lasciato Michelagnolo, et inoltre d’essere protettore, difensore e<br />

conservatore delle fatiche di sì grande uomo.<br />

E tornando a Michelagnolo, dico che innanzi la morte un anno incirca, avendosi adoperato il Vasari<br />

segretamente che ‘l duca Cosimo de’ Medici operassi col Papa, per ordine di messer Averardo<br />

Serristori suo imbasciadore, che, visto che Michelagnolo era molto cascato, si tenesse diligente cura<br />

di chi gli era attorno a governarlo e chi praticava in casa, che, venendogli qualche sùbito accidente,<br />

come suole venire a’ vecchi, facessi provisione che le robe, disegni, cartoni, modelli e danari et ogni<br />

suo avere nella morte si fussino inventariati e posti in serbo, per dare alla fabbrica di San Piero, se<br />

vi fussi stato cose attenenti a lei, così alla Sagrestia e Libreria di San Lorenzo e facciata non fussino<br />

state traportate via, come spesso suole avvenire: che finalmente giovò tal diligenza, ché tutto fu<br />

eseguito in fine. [<strong>II</strong>. 774] Desiderava Lionardo suo nipote la quaresima vegnente andare a Roma,<br />

come quello che s’indovinava che già Michelagnolo era in fine della vita sua, e lui se ne contentava,<br />

quando, amalatosi Michelagnolo di una lenta febbre, sùbito fe’ scrivere a Daniello che Lionardo<br />

andassi; ma il male cresciutogli, ancora che messer Federigo Donati suo medico e gli altri suoi gli<br />

fussino a torno, con conoscimento grandissimo fece testamento di tre parole, che lasciava l’anima<br />

sua nelle mane de Iddio, il suo corpo alla terra e la roba a’ parenti più prossimi, imponendo a’ suoi<br />

che nel passare di questa vita gli ricordassino il patire di Gesù Cristo. E così a dì 17 di febraio<br />

l’anno 1563 a ore 23, a uso fiorentino, che al romano sarebbe 1564 spirò per irsene a miglior vita.<br />

Fu Michelagnolo molto inclinato alle fatiche dell’arte, veduto che gli riusciva ogni cosa quantunque<br />

dificile, avendo avuto dalla natura l’ingegno molto atto et aplicato a queste virtù eccellentissime del<br />

disegno; là dove, per esser interamente perfetto, infinite volte fece anatomia, scorticando uomini per<br />

vedere il principio e legazioni dell’ossature, muscoli, nerbi, vene e moti diversi, e tutte le positure<br />

del corpo umano; e non solo degli uomini, ma degli animali ancora, e particularmente de’ cavagli,<br />

de’ quali si dilettò assai di tenerne; e di tutti volse vedere il lor principio et ordine in quanto all’arte,<br />

e lo mostrò talmente nelle cose che gli accaddono trattare, che non ne fa più chi non attende a altra<br />

cosa che quella. Per il che ha condotto le cose sue, così col pennello come con lo scarpello, che son<br />

quasi inimmitabili, et ha dato, come s’è detto, tanta arte, grazia et una certa vivacità alle cose sue - e<br />

ciò sia detto con pace di tutti - che ha passato e vinto gli antichi, avendo saputo cavare della<br />

dificultà tanto facilmente le cose, che non paion fatte con fatica, quantunque, chi disegna poi le cose<br />

sue, la vi si trovi per imitarla.

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