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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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ghiacere, antichi di marmo, sopra a alcuni basamenti, uno de’ quali è il Tevere, l’altro è il Nilo, di<br />

braccia nove l’uno, cosa rara; e nel mezzo ha da ire in una gran nicchia un Giove. Seguitò dalla<br />

banda di mezzogiorno, dove è il palazzo de’ Conservatori, per riquadrarlo, una ricca e varia facciata<br />

con una loggia da piè piena di colonne e nicchie, dove vanno molte statue antiche, et attorno sono<br />

varii ornamenti e di porte e finestre, che già n’è posto una parte. E dirimpetto a questa ne ha a<br />

seguitare un’altra simile di verso tramontana sotto Araceli; e dinanzi una salita di bastoni di verso<br />

ponente, qual sarà piana con un ricinto e parapetto di balaustri, dove sarà l’entrata principale, con<br />

un ordine e basamenti, sopra i quali va tutta la nobiltà delle statue di che oggi è così ricco il<br />

Campidoglio. Nel mezzo della piazza, in una basa in forma ovale, è posto il cavallo di bronzo tanto<br />

nominato, sul quale è la statua di Marco Aurelio, la quale il medesimo papa Paulo fece levare dalla<br />

piazza di Laterano, ove l’aveva posta Sisto Quarto. Il quale edifizio riesce tanto bello oggi, che egli<br />

è degno d’essere conumerato fra le cose degne che ha fatto Michelagnolo; et è oggi guidato, per<br />

condurlo a fine, da messer Tomao de’ Cavalieri, gentiluomo romano, che è stato et è de’ maggiori<br />

amici che avessi mai Michelagnolo, come si dirà più basso.<br />

Aveva papa Paulo Terzo fatto tirare innanzi al San Gallo, mentre viveva, il palazzo di casa Farnese;<br />

et avendovisi a porre in cima il cornicione per il fine del tetto della parte di fuori, volse che<br />

Michelagnolo con suo disegno et ordine lo facessi. Il quale, non potendo mancare a quel Papa, che<br />

lo stimava et accarezzava tanto, fece fare un modello di braccia sei di legname della grandezza che<br />

aveva a essere, e quello in su uno de’ canti del palazzo fe’ porre, che mostrassi in effetto quel che<br />

aveva a essere l’opera; che piaciuto a Sua Santità et a tutta Roma, è stato poi condotto, quella parte<br />

che se ne vede, a fine, riuscendo il più bello e ‘l più vario di quanti se ne sieno mai visti o antichi o<br />

moderni. E da [<strong>II</strong>. 753] questo, poi che ‘l San Gallo morì, volse il Papa che avessi Michelagnolo<br />

cura parimente di quella fabrica, dove egli fece il finestrone di marmo con colonne bellissime di<br />

mischio, che è sopra la porta principale del palazzo, con un’arme grande, bellissima e varia di<br />

marmo, di papa Paulo Terzo fondatore di quel palazzo. Seguitò di dentro, dal primo ordine in sù del<br />

cortile di quello, gli altri due ordini, con le più belle, varie e graziose finestre et ornamenti et ultimo<br />

cornicione che si sien visti mai; là dove per le fatiche et ingegno di quell’uomo è oggi diventato il<br />

più bel cortile di Europa. Egli allargò e fe’ maggior la sala grande e diede ordine al ricetto dinanzi, e<br />

con vario e nuovo modo di sesto in forma di mezzo ovato fece condurre le volte di detto ricetto. E<br />

perché s’era trovato in quell’anno alle Terme Antoniane un marmo di braccia sette per ogni verso,<br />

nel quale era stato dagli antichi intagliato Ercole che sopra un monte teneva il toro per le corna, con<br />

un’altra figura in aiuto suo, et intorno a quel monte varie figure di pastori, ninfe et altri animali -<br />

opera certo di straordinaria bellezza per vedere sì perfette figure in un sasso sodo e senza pezzi, che<br />

fu giudicato servire per una fontana -, Michelagnolo consigliò che si dovessi condurre nel secondo<br />

cortile e quivi restaurarlo per fargli nel medesimo modo gettare acque: che tutto piacque. La quale<br />

opera è stata fino a oggi da que’ signori Farnesi fatta restaurare con diligenzia per tale effetto. Et<br />

allora Michelagnolo ordinò che si dovessi a quella dirittura fare un ponte che attraversassi il fiume<br />

del Tevere, acciò si potessi andare da quel palazzo in Trastevere a un altro lor giardino e palazzo,<br />

perché, per la dirittura della porta principale che volta in Campo di Fiore, si vedessi a una oc[c]hiata<br />

il cortile, la fonte, strada Iulia et il ponte e la bellezza dell’altro giardino, fino all’altra porta che<br />

riusciva nella strada di Trastevere: cosa rara e degna di quel Pontefice e della virtù, giudizio e<br />

disegno di Michelagnolo. E perché l’anno 1547 morì Bastiano Viniziano, frate del Piombo, e<br />

disegnando papa Paulo che quelle statue antiche per il suo palazzo si restaurassino, Michelagnolo<br />

favorì volentieri Guglielmo dalla Porta, scultore milanese, il quale, giovane di speranza, dal sudetto<br />

fra’ Bastiano era stato raccomandato a Michelagnolo, che, piaciutoli il far suo, lo messe innanzi a<br />

papa Paulo per acconciare dette statue: e la cosa andò sì innanzi che gli fece dare Michelagnolo<br />

l’ufizio del Piombo; che dato poi ordine al restaurarle, come se ne vede ancora oggi in quel palazzo,<br />

dove fra’ Guglielmo, [scordatosi] de’ benefizii ricevuti, fu poi uno de’ contrarii a Michelagnolo.<br />

Successe l’anno 1549 la morte di papa Paulo Terzo; dove, dopo la creazione di papa Giulio Terzo, il<br />

cardinale Farnese ordinò fare una gran sepoltura a papa Paulo suo[...] per le mani di fra’ Guglielmo;<br />

il quale avendo ordinato di metterla in San Piero sotto il primo arco della nuova chiesa sotto la

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