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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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il Papa e col duca Valentino suo figliuolo, e fu cagione ch’egli facesse la rocca che si vede oggi a<br />

Civita Castellana. E così mentre quel pontefice visse, egli di continuo attese a fabbricare, e per esso<br />

lavorando fu non meno premiato che stimato da lui.<br />

Già aveva Giuliano a Savona condotto l’opera innanzi, quando il cardinale per alcuno suoi bisogni<br />

ritornò a Roma, e lasciò molti operai ch’alla fabbrica dessero perfezzione con l’ordine e col disegno<br />

di Giuliano, il quale ne menò seco a Roma, et egli fece volentieri questo viaggio per rivedere<br />

Antonio e l’opere d’esso: dove dimorò alcuni mesi. Ma venendo in quel tempo il cardinale in<br />

disgrazia del Papa, si partì da Roma per non esser fatto prigione, e Giuliano gli tenne sempre<br />

compagnia. Arrivati dunque a Savona, crebbero maggior numero di maestri da murare et altri<br />

artefici in sul lavoro. Ma facendosi ognora più vivi i romori del Papa contra il cardinale, non stette<br />

molto ch’e’ se n’andò in Avignone, e d’un modello che Giuliano aveva fatto d’un palazzo per lui<br />

fece fare un dono al re; il quale modello era maraviglioso, ricchissimo d’ornamenti e molto capace<br />

per lo alloggiamento di tutta la sua corte. Era la corte reale in Lione quando Giuliano presentò il<br />

modello, il quale fu tanto caro et accetto al re che largamente lo premiò e gli diede lode infinite, e<br />

ne rese molte grazie al cardinale [<strong>II</strong>. 60] che era in Avignone. Ebbero intanto nuove che il palazzo<br />

di Savona era già presso alla fine; per il che il cardinale deliberò che Giuliano rivedesse tale opera:<br />

per che andato Giuliano a Savona, poco vi dimorò che fu finito afatto. Laonde Giuliano desiderando<br />

tornare a Fiorenza, dove per lungo tempo non era stato, con que’ maestri prese il cammino. E<br />

perché aveva in quel tempo il re di Francia rimesso Pisa in libertà, e durava ancora la guerra tra<br />

Fiorentini e Pisani, volendo Giuliano passare, si fece in Lucca fare un salvocondotto, avendo eglino<br />

de’ soldati pisani non poco sospetto. Ma nondimeno nel lor passare vicino ad Altopascio furono da’<br />

Pisani fatti prigioni, non curando essi salvocondotto né cosa che avessero; e per sei mesi fu ritenuto<br />

in Pisa con taglia di trecento ducati, né prima che gl’avesse pagati se ne tornò a Fiorenza. Aveva<br />

Antonio a Roma inteso queste cose, et avendo desiderio di rivedere la patria e ‘l fratello, con<br />

licenzia partì da Roma: e nel suo passaggio disegnò al duca Valentino la rocca di Montefiascone. E<br />

così a Fiorenza si ricondusse l’anno 1503, e quivi con allegrezza di loro e degli amici si goderono.<br />

Seguì allora la morte di Alessandro VI e la successione di Pio <strong>II</strong>I, che poco visse; e fu creato<br />

pontefice il cardinale di S. Pietro in Vincola, chiamato papa Giulio <strong>II</strong>: la qual cosa fu di grande<br />

allegrezza a Giuliano per la lunga servitù che aveva seco. Onde deliberò andare a baciargli il piede;<br />

per che giunto a Roma, fu lietamente veduto e con carezze raccolto, e sùbito fu fatto esecutore delle<br />

sue prime fabbriche innanzi la venuta di Bramante. Antonio, che era rimasto a Fiorenza, sendo<br />

gonfaloniere Pier Soderini, non ci essendo Giuliano continuò la fabbrica del Poggio Imperiale, dove<br />

si mandavano a lavorare tutti i prigioni pisani per finire più tosto tal fabbrica. Fu poi per i casi<br />

d’Arezzo rovinata la fortezza vec[c]hia, et Antonio fece il modello della nuova col consenso di<br />

Giuliano, il quale da Roma per ciò partì, e sùbito vi tornò. E fu questa opera cagione che Antonio<br />

fosse fatto architetto del comune di Fiorenza sopra tutte le fortificazioni.<br />

Nel ritorno di Giuliano in Roma si praticava se ‘l divino Michele Agnolo Buonarroti dovesse fare la<br />

sepoltura di Giulio; per che Giuliano confortò il Papa all’impresa, aggiugnendo che gli pareva che<br />

per quello edifizio si dovesse fabricare una cappella aposta senza porre quella nel vecchio San<br />

Piero, non vi essendo luogo, perciò che quella cappella renderebbe quell’opera più perfetta. Avendo<br />

dunque molti architetti fatti disegni, si venne in tanta considerazione a poco a poco, che in cambio<br />

di fare una cappella si mise mano alla gran fabrica del nuovo San Piero. Et essendo di que’ giorni<br />

capitato in Roma Bramante da Castel Durante architetto, il quale tornava di Lombardia, egli si<br />

adoperò di maniera con mezzi et altri modi straordinarii e con suoi ghiribizzi, avendo in suo favore<br />

Baldassarri Perucci, Raffaello da Urbino et altri architetti, che mise tutta l’opera in confusione, onde<br />

si consumò molto tempo in ragionamenti; e finalmente l’opera - in guisa seppe egli adoperarsi - fu<br />

data a lui, come a persona di più giudizio, migliore ingegno e maggiore invenzione. Per che<br />

Giuliano sdegnato, parendogli avere ricevuto ingiuria dal Papa, col quale aveva avuto stretta servitù<br />

quando era in minor grado e la promessa di quella fabrica, domandò licenza; e così, nonostante che<br />

egli fusse ordinato compagno di Bramante in altri edifizii che in Roma si facevano, si partì e se ne<br />

tor[<strong>II</strong>. 61]nò con molti doni avuti dal Papa a Fiorenza. Il che fu molto caro a Piero Soderini, il quale

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