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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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San Lorenzo per utilità publica; la fondazione de’ Cavalieri di Santo Stefano; la rinunzia del<br />

governo al Principe; le fortificazioni dello Stato; la milizia, overo bande del suo Stato; il palazzo de’<br />

Pitti, con giardini, acque e fabrica, condotto sì magnifico e regio. De’ quali rovesci non metto qui né<br />

le lettere che hanno atorno né la dichiarazion loro, avendo a trattarne in altro luogo. I quali tutti<br />

dodici rovesci sono belli affatto e condotti con molta grazia e diligenza, come è anco la testa del<br />

Duca, che è di tutta bellezza; parimente i lavori e medaglie di stucchi, come ho detto altra volta, si<br />

fanno oggi di tutta perfezzione. Et ultimamente Mario Capocaccia anconetano ha fatti di stucchi di<br />

colore, in scatolette, ritratti e teste veramente bellissime, come sono un ritratto di papa Pio Quinto,<br />

ch’io vidi non ha molto, e quello del car[<strong>II</strong>. 843]dinale Alessandrino. Ho veduto anco di mano de’<br />

figliuoli di Pulidoro, pittore perugino, ritratti della medesima sorte, bellissimi.<br />

Ma per tornare a Milano, riveggendo io un anno fa le cose del Gobbo scultore, del quale altrove si è<br />

ragionato, non viddi cosa che fussi se non ordinaria, eccetto un Adamo et Eva, una Iudith et una<br />

Santa Elena di marmo che sono intorno al Duomo, con altre statue di due morti, fatte per Lodovico<br />

detto il Moro e Beatrice sua moglie, le quali dovevano essere poste a un sepolcro di mano di Giovan<br />

Iacomo dalla Porta, scultore et architetto del Duomo di Milano, il quale lavorò nella sua giovanezza<br />

molte cose sotto il detto Gobbo; e le sopradette, che dovevano andare al detto sepolcro, sono<br />

condotte con molta pulitezza. Il medesimo Giovan Iacomo ha fatto molte bell’opere alla Certosa di<br />

Pavia, e particolarmente nel sepolcro del conte di Virtù e nella facciata della chiesa. Da costui<br />

imparò l’arte un suo nipote, chiamato Guglielmo, il quale in Milano attese con molto studio a<br />

ritrarre le cose di Lionardo da Vinci, circa l’anno 1530, che gli fecero grandissimo giovamento. Per<br />

che andato con Giovan Iacomo a Genova, quando l’anno 1531 fu chiamato là a fare la sepoltura di<br />

San Giovanni Batista, attese al disegno con gran studio sotto Perino del Vaga; e non lasciando per<br />

ciò la scultura, fece uno dei sedici piedistalli che sono in detto sepolcro. Laonde, veduto che si<br />

portava benissimo, gli furono fatti fare tutti gl’altri. Dopo condusse due Angeli di marmo che sono<br />

nella Compagnia di San Giovanni. Et al vescovo di Servega fece due ritratti di marmo et un Moisè<br />

maggiore del vivo, il quale fu posto nella chiesa di San Lorenzo. Et appresso, fatta che ebbe una<br />

Cerere di marmo, che fu posta sopra la porta della casa d’Ansaldo Grimaldi, fece sopra la porta<br />

della Cazzuola di quella città una statua di Santa Caterina grande quanto il naturale; e dopo le tre<br />

Grazie con quattro putti di marmo, che furono mandati in Fiandra al gran scudiero di Carlo Quinto<br />

imperatore, insieme con un’altra Cerere grande quanto il vivo. Avendo Guglielmo in sei anni fatte<br />

quest’opere, l’anno 1537 si condusse a Roma, dove da Giovan Iacomo suo zio fu molto<br />

raccomandato a fra’ Bastiano pittore viniziano, suo amico, acciò esso il raccomandassi, come fece,<br />

a Michelagnolo Buonarruoti; il quale Michelagnolo veggendo Guglielmo fiero e molto assiduo alle<br />

fatiche, cominciò a porgli affezione, e innanzi a ogni altra cosa gli fece restaurare alcune cose<br />

antiche in casa Farnese; nelle quali si portò di maniera che Michelagnolo lo mise al servigio del<br />

Papa, essendosi anco avuto prima saggio di lui in una sepoltura che avea condotta dalle Botteghe<br />

Oscure, per la più parte di metallo, al vescovo Sulisse, con molte figure e storie di basso rilievo,<br />

cioè le Virtù cardinali et altre fatte con molta grazia: et oltre a quelle la figura di esso vescovo, che<br />

poi andò a Salamanca in Ispagna.<br />

Mentre dunque Guglielmo andava restaurando le statue, che sono oggi nel palazzo de’ Farnesi nella<br />

loggia che è dinanzi alla sala di sopra, morì, l’anno 1547, fra’ Bastiano Viniziano, che lavorava,<br />

come s’è detto, l’uffizio del Piombo; onde tanto operò Guglielmo col favore di Michelagnolo e<br />

d’altri col Papa, che ebbe il detto uffizio del Piombo, con carico di fare la sepoltura di esso papa<br />

Paulo Terzo da porsi in San Piero; dove con miglior disegno s’accomodò nel modello delle storie e<br />

figure delle Virtù teologiche e car[<strong>II</strong>. 844]dinali, che aveva fatto per lo detto vescovo Sulisse,<br />

mettendo in su’ canti quattro putti in quattro tramezzi e quattro cartelle, e facendo oltre ciò di<br />

metallo la statua di detto Pontefice a sedere, in atto di pace; la quale statua fu alta palmi 17. Ma<br />

dubitando per la grandezza del getto che il metallo non raffreddasse, onde ella non riuscisse, messe<br />

il metallo nel bagno da basso, per venire abeverando di sotto in sopra. E con questo modo inusitato<br />

venne quel getto benissimo e netto come era la cera, onde la stessa pelle che venne dal fuoco non<br />

ebbe punto bisogno d’essere rinetta, come in essa statua può vedersi: la quale è posta sotto i primi

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