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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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l’ebbono vera e buona, se ben non ebbero perfetta cognizion di Dio: onde si vedeva figurato<br />

Melchisedech offerire pane e vino et altri frutti della terra; sì come in quello dalla parte sinistra, e<br />

che anch’egli in simil maniera sotto la statua della pacifica Religion veniva, si vedeva l’altra<br />

Religion da Dio or[<strong>II</strong>. 923]dinata per le man’ di Mosè più perfet[t]a della prima, ma tutta d’ombre e<br />

di figure talmente velata, che interamente l’ultima e perfetta chiarez[z]a del divin culto scoprire non<br />

lasciavano: per significazion della quale si vedeva Mosè et Aron sagrificare a Dio il pasquale<br />

agnello. Ma in quello del mezzo, che veniva appunto sotto le grandi e prima descritte statue di<br />

Religione, Carità e Speranza e sopra l’arco principale, e che era a proporzion del maggiore spazio<br />

degl’altri molto più capace, vi si vedeva figurato un altare, sopravi un calice con un’ostia, che è il<br />

vero et evangelico sagrifizio: intorno al quale si vedevano inginocchiati alcuni e di sopra uno<br />

Spirito Santo in mez[z]o a molti Angeletti che tenevano un cartiglio in mano, in cui, perciò che<br />

scritto era IN SPIRITU ET VERITATE, pareva che anch’essi cantando lo replicassero, intendendo<br />

per lo Spirito quello in quanto riguarda al sacrifizio naturale e corporeo, e Verità per quello che<br />

appartiene al legale, che tutto fu per ombra e figura. Essendo sotto a tutta l’istoria un bellissimo<br />

epitaffio che, da due altri Angeli retto, si posava su la cornice dell’arco del mez[z]o, dicendo:<br />

VERAE RELIGIONI QUAE VIRTUTUM OMNIUM FUN<strong>DA</strong>MENTUM, PUBLICARUM<br />

RERUM FIRMAMENTUM PRIVATARUM ORNAMENTUM ET HUMANAE<br />

TOTIUS <strong>VITA</strong>E LUMEN CONTINET, HETRURIA SEMPER DUX ET<br />

MAGISTRA ILLIUS HABITA ET EADEM NUNC ANTIQUA ET SUA PROPRIA<br />

LAUDE MAXIME FLORENS LIBENTISSIME CONSECRAVIT.<br />

Ma venendo alla parte più bassa e tornando alla nicchia, che dalla parte destra fra le due colonne e<br />

sotto l’armata Religione veniva, e che, benché di pittura, per virtù del chiaro e scuro rilevata<br />

sembrava, dico che ivi la statua del piissimo presente Duca in abito di Cavaliere dell’Ordine di<br />

Santo Stefano si vedeva, con la croce in mano e con la seguente inscrizzione sopra il capo, e sopra<br />

la nicchia che intagliata veramente pareva, dicendo:<br />

COSMUS ME<strong>DI</strong>C. FLOREN. ET SENAR. DUX <strong>II</strong> SACRAM D. STEPHANI<br />

MILITIAM CHRISTIANAE PIETATIS ET BELLICAE VIRTUTIS DOMICILIUM<br />

FUN<strong>DA</strong>VIT ANNO MDLXI.<br />

Sì come nella base della medesima nicchia fra i duoi piedistalli delle colonne, con la proporzion<br />

corintia composti, si vedeva dipinto la presa di Damiata, seguita per opera de’ fortissimi Cavalieri<br />

fiorentini, augurando quasi a questi suoi novelli una simil gloria e valore. E nella lunetta, o mez[z]o<br />

tondo, che sopra le due colonne veniva, si vedeva poi l’arme sua propria e particolare delle palle,<br />

che per la croce rossa, che con bellissima grazi[a] accomodata ci era, faceva chiaramente conoscere<br />

quella essere del Gran Maestro e capo di essa religione. Ora, per universale e publico contento e per<br />

rinnovare la memoria di coloro i quali, di questa città o di questa provincia usciti, per integrità di<br />

costumi e per santità di vita chiari furono e di qualche venerata religion fondatori, e per accendere<br />

gl’animi de’ riguardanti all’imitazione della bontà e perfezione di essi, parse che dicevol cosa fusse,<br />

avendo dalla parte destra (come si è detto) messo la statua del Duca, della sagra milizia di Santo<br />

Stefano fondatore, dall’altra collocare quella di S. Giovanni Gualberto, che cavaliere, secondo l’uso<br />

di que’ tempi, fu anch’egli di corredo, e fu primo fondatore e padre della religion di Valembrosa; il<br />

quale convenevolmente (sì come il Duca sotto l’ar[<strong>II</strong>. 924]mata) anch’egli sotto la sacerdotale<br />

statua di Religione, in abito similmente di cavaliere che al nimico perdonava posto si vedeva,<br />

avendo nel frontespizio sopra la nicchia una simil arme de’ Medici con tre cappelli cardinaleschi, e<br />

nella base l’istoria del miracolo, occorso alla Badia a Settimo, del frate che per ordine del predetto<br />

San Giovan Gualberto, a confusione degl’eretici e simoniaci, passò con la sua benedizione e con<br />

una croce in mano per mez[z]o d’un ardentissimo fuoco, et avendo l’inscrizzione similmente in un<br />

quadretto di sopra, che tutto questo dichiarava dicendo:

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