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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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a seder posta era, seguitando di dimostrare di quali parti composta fusse, et a dirittura apunto della<br />

descritta Fortezza, si vedeva da alcuni magnifici vasi da lei separata la Vigilanza, tanto necessaria in<br />

tutte l’umane azzioni; sì come sopra la Costanza si vedeva in simil guisa la Pazienzia, e non parlo di<br />

quella Pazienzia a cui gl’animi rimessi, tollerando l’ingiurie, hanno attribuito nome di virtù, ma di<br />

quella che tanto onor diede all’antico Fabio Massimo, che con maturità e prudenza, aspettando i<br />

tempi oportuni, d’ogni temerario furor priva, fa le sue cose con ragione e con vantaggio. Ne’ tre<br />

quadri poi in cui, come si disse, la fregiatura divisa era, et i quali erano da modiglioni e da pilastri,<br />

che al diritto delle colonne nascendo e fino al cornicione con somma vaghez[z]a distendendosi,<br />

separati, in uno et in quel del mez[z]o cioè, che sopra il portone dell’arco e sotto la regina Prudenza<br />

veniva, si vedeva dipinto il generoso Duca con prudente et amorevol consiglio renu[n]ziare al<br />

meritevol Principe tutto il governo degl’amplissimi Stati suoi; il che si esprimeva per uno scettro<br />

sopra una Cicogna che di porgergli faceva sembianza, e dall’ubidiente Principe con gran reverenzia<br />

pigliarsi, col motto che diceva: REGET PATR<strong>II</strong>S VIRTUTIBUS. Sì come in quello da man destra<br />

si vedeva il medesimo fortissimo Duca con animosa risoluzione inviare le genti sue e da loro<br />

occuparsi il primo forte di Siena, cagion forse non piccola della vittoria di quella guerra; avendo in<br />

simil guisa in quello da man sinistra dipinto la lietissima entrata sua dopo la vittoria conseguita in<br />

quella nobilissima città. [<strong>II</strong>. 928] Ma dietro alla grande statua della regina Prudenza (et in questo<br />

solo veniva questa parte dinanzi all’arco della Religion dissimile), si vedeva rilevarsi in alto un<br />

quadrato e vagamente accartocciato imbasamento, quantunque da basso, non senza infinita grazia,<br />

fusse alquanto più largo che nella cima non era, sopra il quale, l’antica usanza rinovando, si vedeva<br />

una bellissima e trionfal quadriga, da quattro meravigliosi corsieri, a verun degli antichi per<br />

avventura in bellez[z]a e grandez[z]a inferiori, tirata, in cui da due vez[z]osi Angeletti si vedeva<br />

tener in aria sospesa la principal corona di questo arco, di civica querce composta e, a sembianza di<br />

quella del primo Augusto, a due code di Capricorno annodata, col medesimo motto che da lui con<br />

essa già fu usato, dicente: OB CIVES SERVATOS; essendo negli spazii che fra i quadri e le statue<br />

e le colonne e le nicchie rimanevano ogni cosa con ricchezza e grazia e con mangificenzia infinita<br />

di Vittorie et Ancore, e di Testuggini con l’ali, e di Diamanti e di Capricorni, e di altre sì fatte<br />

imprese di questi magnanimi Signori, ripieni. Ora, alla parte di dietro e che verso la Piaz[z]a<br />

riguardava trapassando, la quale al tutto simile alla dinanzi descritta direno esser stata, eccetuato<br />

però che in vece della statua della regina Prudenza vi si vedeva in un grande ovato, corrispondente<br />

al gran piedistallo che reggeva la detta gran quadriga, la quale con ingegnoso artifizio in un<br />

momento, trapassata la pompa, verso la Piaz[z]a si rivolse, vi si vedeva, dico, per principale impresa<br />

dell’arco un celeste Capricorno con le sua stelle, che nelle zampe sembrava di tenere un regale<br />

scettro con un occhio in cima, quale si dice che già di portare usava l’antico e giustissimo Osiri, con<br />

l’antico motto intorno dicente: NULLUM NUMEN ABEST, quasi soggiugnesse (come il primo<br />

autor disse): SI SIT PRUDENTIA.<br />

Ma alla parte da basso incominciandomi, diremo ancora (perché questa, per esprimere le azioni<br />

della pace non meno al genere umano necessarie forse, fu fatta) che nella nicchia da man destra,<br />

simile a quelle dell’altra descritta faccia, si vedeva posta una statua di femmina, presa per il Premio<br />

o Remunerazione, chiamata Grazia, che i savi principi conferir sogliono per le buon’ opere<br />

agl’uomini virtuosi e buoni; sì come nella sinistra in sembianza minacciosa con una spada in mano<br />

si vedeva, sotto la figura di Nemesi, la Pena per i viziosi e rei: con che venivan comprese le due<br />

principali colonne della Giustizia, senza ambo le quali, come manchevole e zoppo, nessuno Stato<br />

mai ebbe stabilità o fermez[z]a. Ne’ due ovati poi, corrispondendo sempre a quelli dell’altra faccia,<br />

e come quelli di bronzo pur finti, nell’uno si vedevan le fortificazioni di molti luoghi dal<br />

prudentissimo Duca con molta accortez[z]a fatte, e nell’altro la cura e diligenzia sua mirabile in<br />

proccurare la comune pace d’Italia, sì come in molte delle sue azzioni s’è visto, ma massimamente<br />

allora, che per sua opera s’estinse il terribile e tanto pericoloso incendio, non però con molta<br />

prudenza, da chi doveva più proccurare il ben publico del popol cristiano, eccitato; il che era<br />

espresso con diversi feciali et are e con altri simili instrumenti di pace, e con le parole solite nelle<br />

medaglie, sopra essi dicenti: PAX AUGUSTA. Ma sopra questi e sopra le due descritte statue delle

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