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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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trapassando alla predetta torre de’ Tornaquinci, dava adito a quelli che volgersi verso il Mercato<br />

Vecchio volevano; sì come l’altro, dall’altro lato posto, faceva il medesimo effetto a quelli che<br />

verso la strada chiamata la Vigna d’andar desiderassino; onde la via di Santa Trinita, di cui s’è detto<br />

che era tanto larga, veniva in questi quattro descritti archi terminando, a porger tanta vaghez[z]a e sì<br />

bella e sì eroica vista che maggiore sodisfazione agl’occhi de’ riguardanti pareva che porgere non si<br />

potesse. E questa era la parte dinanzi, composta, come si è detto, di quattro archi, di due di testa<br />

cioè, l’un finto e l’altro che nella via de’ Tornabuoni passava vero, e di due altri dai lati, a guisa<br />

d’ali che nelle due attraversanti strade si rivolgevano. Ma perché entrando nella predetta strada de’<br />

Tornabuoni, dal lato sinistro a canto alla Vigna sbocca (come ciascun sa) la strada di San Sisto, la<br />

quale anch’ella necessariamente percuote nel fianco della medesima torre de’ Tornaquinci,<br />

nascondendo la medesima bruttez[z]a nella medesima maniera e col medesimo inganno della<br />

medesima prospettiva, si fece parere che anch’ella in una simile strada trapassasse, di varii<br />

casamenti in simil modo posti, e con artifiziosa vista d’una molto adorna fontana traboccante di<br />

chiarissime acque, della quale, chi punto lontano stato fusse, di certo affermato avrebbe che una<br />

donna con un putto, che di prenderne faceva sembianza, viva al tutto e non punto simulata era. Ora<br />

questi quattro archi, tornando a quei dinanzi, erano da cinque [<strong>II</strong>. 902] nel modo detto ornate<br />

colonne e sospesi e divisi, formando quasi una quadrata piazza; et era al diritto di ciascuna d’esse<br />

colonne, sopra l’ultima cornice e sommità dell’edifizio, un bellissimo seggio, essendone nel<br />

medesimo modo posti quattro altri sopra il mez[z]o di ciascheduno arco, i quali tutti facevano il<br />

numero di nove: in otto de’ quali si vedeva a sedere in ciascuno una statua con molto maestevol<br />

sembianza, delle quali altra si vedeva armata, altra in pacifico abito et altra con l’imperatorio<br />

paludamento, secondo le qualità di coloro che ritratti vi erano; et invece del nono seggio e della<br />

nona statua, sopra la colonna del mez[z]o si vedeva collocato una grandissima arme di Casa<br />

d’Austria, da due gran Vittorie con l’imperial corona sostenuta, a cui tutta questa machina si<br />

dedicava. Il che faceva manifesto un grandissimo epitaffio che con molto bella grazia sotto l’arme<br />

posto si vedeva, dicente:<br />

VIRTUTI FOELICITATIQUE INVICTISSIMAE DOMUS AUSTRIAE MAIESTATIQUE<br />

TOT ET TANTORUM IMPERATORUM AC REGUM QUI IN IPSA<br />

FLORUERUNT ET NUNC MAXIME FLORENT, FLORENTIA AUGUSTO<br />

CONIUGIO PARTICEPS ILLIUS FOELICITATIS GRATO PIOQUE ANIMO<br />

<strong>DI</strong>CAT.<br />

Et era stato intenzione, come avendo condotto a queste splendidissime noz[z]e la provincia<br />

d’Austria con le sue cittadi e fiumi e col suo mare Oceano, e fattole dalla Toscana e dalle sua cittadi<br />

e dall’Arno e dal Tirreno (come s’è detto) ricevere, di condurre adesso i suoi gloriosi e grandissimi<br />

Augusti tutti pomposi e tutti adorni, sì come ordinariamente, quando a nozze s’interviene, usar si<br />

suole; i quali, quasi che con loro la serenissima Sposa condotto avessero, fussero innanzi venuti per<br />

fare con la Casa de’ Medici il primo parentevole abboccamento e mostrare di quale e quanto<br />

gloriosa stirpe fusse la nobil vergine che essi lor presentar volevano. E perciò dell’otto sopradette<br />

statue, sopra gl’otto seggi poste e per otto imperadori di questa augustissima Casa fatte, si vedeva,<br />

alla man destra dell’arme predetta e sopra l’arco donde la pompa trapassava, quella di Massimiliano<br />

Secondo, al presente ottimo e magnanimo imperadore, della sposa fratello, sotto a cui in un molto<br />

capace quadro si vedeva con bellissima invenzione dipinta la sua mirabile assunzione all’imperio,<br />

stando egli a sedere in mez[z]o agli spirituali et a’ temporali Elettori, quegli conosciuti, oltre<br />

all’abito lungo, per una Fede che a’ lor piedi si vedeva, e quest’altri per una Speranza in simil guisa<br />

posta. Vedevansi nell’aria poi, sopra il suo capo certi Angeletti che sembravano di cacciar fuori di<br />

certe oscure e tenebrose nugole molti maligni spiriti, volendo con essi accennare o la speranza che<br />

si ha che, quando che sia, in quella invittissima e costantissima nazione si andranno dissipando e<br />

spegnendo le nugole di tante turbazioni che intorno alle cose della religione vi sono occorse e si<br />

ridurrà alla pristina candidez[z]a e serenità di tranquillissima concordia, overo, quasi che in

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