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[II. 1] VITA DI LIONARDO DA VINCI Pittore e Scultore Fiorentino ...

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una Benedizione della fonte del battesimo, con molti ritratti di naturale fatti con bella grazia e<br />

buona maniera.<br />

Il fine della Vita di Iacopo Sansovino scultore fiorentino<br />

<strong>DI</strong> LIONE LIONI ARETINO<br />

E D’ALTRI SCULTORI ET ARCHITETTI<br />

[<strong>II</strong>. 840] Perché quello che si è detto sparsamente di sopra del cavalier Lione, scultore aretino, si è<br />

detto incidentemente, non fia se non bene che qui si ragioni con ordine dell’opere sue, degne<br />

veramente di essere celebrate e di passare alla memoria degl’uomini. Costui dunque, avendo a<br />

principio atteso all’orefice e fatto in sua giovanezza molte bell’opere, e particolarmente ritratti di<br />

naturale in conii d’acciaio per medaglie, divenne in pochi anni in modo eccellente, che venne in<br />

cognizione di molti principi e grand’uomini, et in particolare di Carlo Quinto imperatore, dal quale<br />

fu messo, conosciuta la sua virtù, in opere di maggiore importanza che le medaglie non sono. Con<br />

ciò sia che fece, non molto dopo che venne in cognizione di Sua Maestà, la statua di esso<br />

imperatore tutta tonda, di bronzo, maggiore del vivo, e quella poi con due gusci sottilissimi vestì<br />

d’una molto gentile armatura, che se gli lieva e veste facilmente, e con tanta grazia che chi la vede<br />

vestita non s’accorge e non può quasi credere ch’ella sia ignuda, e quando è nuda niuno crederebbe<br />

agevolmente ch’ella potesse così bene armarsi già mai. Questa statua posa la gamba sinistra, e con<br />

la destra calca il Furore, il quale è una statua a giacere, incatenata, con la face e con arme sotto di<br />

varie sorti. Nella base di quest’opera, la quale è oggi in Madril, sono scritte queste parole:<br />

CAESARIS VIRTUTE FUROR DOMITUS. Fece dopo queste statue Lione un conio grande per<br />

stampare medaglie di Sua Maestà, con il rovescio de’ Giganti fulminati da Giove. Per le quali opere<br />

donò l’imperatore a Lione un’entrata di cento cinquanta ducati l’anno in sulla Zecca di Milano, una<br />

comodissima casa nella contrada de’ Moroni, e lo fece cavaliere e di sua famiglia con dargli molti<br />

privilegii di nobiltà per i suoi descendenti. E mentre stette Lione con sua Maestà in Bruselles, ebbe<br />

le stanze nel proprio palazzo dell’imperatore, che talvolta per diporto l’andava a vedere lavorare.<br />

Fece non molto dopo di marmo un’altra statua pur dell’imperatore, e quelle dell’imperatrice, del re<br />

Filippo, et un busto dell’istesso imperatore da porsi in alto in mezzo a due quadri di bronzo. Fece<br />

similmente di bronzo la testa della reina Maria, quella di Ferdinando, allora re de’ Romani, e di<br />

Massimiliano suo figliuolo, oggi imperatore, quella della reina Leonora e molti altri, che furono<br />

poste nella galleria del palazzo di Bindisi da essa reina Maria che le fé fare. Ma non vi stettono<br />

molto, perché Enrico re di Francia vi apiccò fuoco per vendetta, lasciandovi scritto queste parole:<br />

Velà, fole Maria; dico per vendetta, perciò che essa reina pochi anni innanzi aveva fatto a lui il<br />

medesimo. Comunche fusse, l’opera di detta galleria non andò innanzi, e le dette statue sono oggi<br />

parte in palazzo del re Catolico a Madril e parte in Alicante, porto di mare: donde le voleva Sua<br />

Maestà far porre in Granata, dove sono le sepolture di tutti i re di Spagna. [<strong>II</strong>. 841] Nel tornare<br />

Lione di Spagna se ne portò due mila scudi contanti, oltre a molti altri doni e favori che gli furono<br />

fatti in quella corte. Ha fatto Lione al duca d’Alva la testa di lui, quella di Carlo Quinto e quella del<br />

re Filippo. Al reverendissimo d’Aras, oggi gran cardinale, detto Granvela, ha fatto alcuni pezzi di<br />

bronzo in forma ovale di braccia due l’uno, con ricchi partimenti e mezze statue dentrovi; in uno è<br />

Carlo Quinto, in un altro il re Filippo, e nel terzo esso cardinale, ritratti di naturale: e tutte hanno<br />

imbasamenti di figurette graziosissime. Al signor Vespasiano Gonzaga ha fatto sopra un gran busto<br />

di bronzo il ritratto d’Alva, il quale ha posto nelle sue case a Sabbioneto. Al signor Cesare Gonzaga<br />

ha fatto, pur di metallo, una statua di quattro braccia, che ha sotto un’altra figura che è aviticchiata<br />

con un’Idra, per figurare don Ferrante suo padre, il quale con la sua virtù e valore superò il vizio e<br />

l’invidia che avevano cercato porlo in disgrazia di Carlo per le cose del governo di Milano. Questa

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